31.3.03

Ossessione

LANE: Look, I don't have much time. I've already used up my five minutes of phone time so this is totally illicit, but I have to talk to you. There's a new Belle and Sebastian single coming out today.
RORY: I know.
LANE: I have to have it.
RORY: Okay, well -.
LANE: No, I mean I have to have it.
RORY: I don't know if I have time to pick it up.
LANE: What? Rory, do you wanna hear how I used up my five minutes of phone time today? Talking to Amazon.com trying to get them to overnight it to me in a plain package with a return address referencing something Korean and religious.
RORY: They wouldn't do it, huh?
LANE: I think they notified the government.
RORY: Can't you just wait for your grounding to be over?
LANE: Hey, I am a fanatic audiophile. That comes with responsibilities that a grounding doesn't alter. Now, I have to have this single and you have to figure out how to get it to me.

La settimana scorsa The Village Voice ha dedicato un articolo ad Our Little Corner Of The World: Music from Gilmore Girls, la compilation della Rhino che contiene alcune delle canzoni usate durante il telefilm – uhm, chissà se si dice più così – della Warner. Gilmore Girls narra le esistenze di Lorelai e Rory Gilmore, una madre trentaduenne e una figlia sedicenne nella provincia americana del Connecticut. Qui si sono fermati i geni di Canale 5, alla prima riga di sinossi: gli appiccicano su il bel titolo de “Una mamma per amica” e lo schiaffano come traino estivo di Verissimo, alla stregua di una serie di filmperlatv targati Rosamunde Pilcher / Danielle Steele. Di peggio hanno fatto solo con “Un medico tra gli orsi”. Niente di strano che abbia iniziato a guardarlo solo durante le ultime puntate (della seconda stagione) e su pressante suggerimento soprattutto di Fenny, con argomenti come quello di cui sopra.
Già, Gilmore Girls non è un concorrente di Dawson’s Creek pensato per il pubblico della Parodi. Dialoghi acuti e serrati, gusto dell’alto e del basso e, soprattutto, i costanti riferimenti musicali. L’unico telefilm in cui una scena gira intorno al disco tributo di William Shatner, quello in cui canta Lucy In The Sky With Diamonds. L’unico in cui si sottolinea l’importanza di Yoko Ono per prendere in giro il figlio scarso di Lennon. L’unico in cui si nomina Pink Moon per cercare di far colpo su una ragazza. All’interno di questo scenario, effervescente e provinciale nel senso buono, l’elemento catalizzatore dei discorsi musicali è Lane, la migliore amica di Rory. Cattolica di origini coreane e conservatrici (o meglio repressive), Lane è l’audiofila fanatica della cittadina e la futura tastierista della reunion di Siouxsie And The Banshees. Lane è quella che una volta avremmo chiamato “ragazza da maritare”, capace di tirarti fuori da una brutta figura davanti a chi ti prende in giro per la tua passione (“Massimo, hai scoperto nuove band norvegesi?”*, “Io no, ma Lane punta tutto su una giovane cantante inuit”). Capace di consolarti, quando la Storia ti si oppone, cantandoti nell’orecchio l’ultima edizione di The Waiter, quella che non uscirà mai perché le storie finiscono. Capace di capirti quando le dici che non ti va di mischiare la collezione dei dischi, perché è ancora bello che tu venga a scoprire qualcosa di mio. Un’eroina che, in questo secolo amaro, cerca di diventare cheer-leader ballando su One Step Beyond dei Madness.
Ignoro quale sarà il futuro in Italia del telefilm, al massimo spero la tarda notte ma ho come l’impressione che ci si dovrà accontentare di videoregistrare dalla spiaggia. Nell’attesa, vi regalo una lista dei dieci+uno migliori scambi di battute a tema musicale sentiti in Gilmore Girls.

*domanda realmente fattami l’anno scorso durante una festa di laurea

One shot

Avete mai provato a descrivere il vostro artista preferito con una frase unica, possibilmente citando parole sue?

The Ramones: "1, 2, 3, 4"
The La's - "We are happy to report that Mr. Mavers will be making a new album when he finds musical equipment with enough original '60s dust on it and microphones which capture the exact sounds inside his head."
Beck: "The world is a lonely abandoned garage sale."
Brian Wilson - "Hello, I'm...?"
Primus: "Bass solo!"
Philip Glass: "on and on and on (and on and on and on)"
Abba: "what Philip Glass said! (sorry, changed our minds!)"
Kool Keith: "Spanktacular yellow paisley orangutan pelvis girations."
Meatloaf: "Are you gonna finish that?"
Kraftwerk 'humans are rubbish except when they invent stuff'
Boards Of Canada 'remember that place you never went to? remember that feeling you never felt? we do'
Chili Peppers: "Hey young impressionable ladies, here's my genitals!"
Eminem 'i hate my mom but society needs guys like me to cause a stir by pointing out ironies'
Lou Reed - "Nah nah, I read books without pictures in 'em"
John Cale - "Nah nah, I can read music notation. Beat that!"
Jackson Browne - "Fuck you James Taylor. I've had Daryl Hannah AND Nico!"
Low: "Would you mind keeping it down? Thanks."
Miles Davis: *while wearing shades in the dark, turns back on audience, says nothing*
Johnny Cash: *gives middle finger*
Julio Iglesias: "Hello? Hey, pretty laydee... no, no Enrique's not home right now. I'll tell him you called. OK, bye."
Serge Gainsbourg: "Man, je veux å fuck elle tres mal."
Bjork: "It is *all* like *myoosic*!"
John Cage:
Vanilla Ice: "somebody had to do it, damnit"
Godspeed You Black Emperor! - "the world is eeeeeeeeeennnnnnnnnnding....."
Joy Division - Please, don't switch on the light.
My Bloody Valentine - The art of stopping.

L’angolo della moda

Casino!

Oggi

Angolare e acuto.

La canzone del giorno

My Little Corner Of The World - Yo La Tengo

28.3.03

Tradito un’altra volta

Ho sempre amato Life, riedizione europea di Emmerdale dei Cardigans. Ogni cosa sembrava al suo posto in quel disco, dal raschio iniziale di Ninetta alla conclusiva cover dei Black Sabbath. Vestiti a fiori e persino un assolo di fagotto. Tutto quello che da loro è venuto dopo non mi ha mai colpito allo stesso modo. La voglia degli svedesi di confondersi col nostro tempo era comprensibile, ma io non ho mai perdonato a Nina il fatto che fosse nata come me negli anni settanta. Ad ogni loro spostamento verso un pop più attuale, mi sentivo più tradito di un fan di Bob Dylan ai tempi della svolta elettrica.
Long before daylight è stato anticipato da For what it's worth…, un singolo che mi ha fatto sperare. Suoni di nuovo sottili, chitarre acustiche e te ancora una volta, che ti fai raddrizzare la voce ma non mi interessa. Il disco però è un’altra cosa. Solo qui è là si sente quello che vorrei ed è un peccato che Nina abbia sprecato così le sue pene d’amore. Prendiamo Couldn’t care less: non l’avevo mai sentita così, in una canzone da cuore spezzato. La delusione amorosa è il fil rouge del disco, ma nemmeno la depressione riesce a prendere il sopravvento. La voce della Persson soccombe al rock contemporaneo che la circonda come in Lead me into the night, dove priva pure del suo caschetto biondo si tramuta in una inquietante copia di Sheryl Crow che canta la canzone della pubblicità della birra, Run Baby Run.
Ah, e non hai nemmeno ventisette anni come dici all’inizio del disco!

Viva la avrilucion!*

…And let us also remember that moderation in the pursuit of justice is no virtue!

*Avrilution.com is not endorsed, sponsored by, or otherwise affiliated with Avril Lavigne.

Paginone centrale

Stephen Malkmus è stato intervistato da (udite udite) Playboy.
Il sito di Playboy fornisce anche un servizio encomiabile, la directory delle playmate. Io ho sempre avuto un debole per le cotonatissime ragazze degli anni sessanta.

Servizio pubblico

Proprio ora che la musica elettronica non si fa (quasi) più così, la BBC lancia in vista dell’estate un servizio di distribuzione sample. The weak end starts here?

La nuova Europa: Faster Pussycat

Le Dezire sono un aggressivo duo che sembra uscito da un film di Russ Meyer. Pelle, patina e pop. Curiosamente nel loro ultimo video non appaiono mai insieme sullo schermo, tanto che non mi ero accorto che fossero in due. Una domanda però mi ha fatto dimenticare il motivo per cui parlo di loro: perché sul loro sito c’è l’indirizzo di Maja e manca quello di Karolina?

Oggi

The summer is crazy. La la la-la.

La canzone del giorno

Hey! Fever - Arab Strap

27.3.03

Buona la seconda

Non so se il tanto discusso ‘disco di Kruder & Dorfmeister’ uscirà mai. È passato davvero troppo tempo e ora potrei accettare soltanto qualcosa che mi stupisca o che almeno sia perfetto. Nel frattempo però i due non si sono fatti mancare i progetti paralleli. Circa un mese fa è uscito Dehli 9, nuovo doppio cd dei Tosca.
I Tosca sono Richard Dorfmeister e Rupert Huber, già compagni di scuola e di sperimentazione musicale prima di intraprendere le strade diverse del club e del conservatorio. Nei precedenti lavori avevano accentuato gli aspetti più dance dell’alchimia di partenza, senza però tradirla eccessivamente. Suzuki era un disco interessante e godibile. Discorso diverso per Dehli 9, doppio che in realtà sarebbe da intendersi come singolo + bonus.
Il primo cd è una ripetizione un po’ stanca dei vecchi modelli. Accompagnati dall’attrice italiana Anna Clementi e da un gruppetto di voci maschili, i Tosca suonano di più ma sbagliano l’approccio. Da una parte le tracce vengono private di profondità e appiattite, con la sola eccezione di Every Day And Every Night, proprio nel tentativo di sfuggire la formula. Dall’altra l’introduzione di novità ritmiche come, per esempio, la battuta quasi house di Gute Laune è soltanto episodica e slegata dal resto del contesto.
La musica cambia e di molto nell’interessante bonus cd. Dodici “sessioni” per pianoforte di Rupert Huber, composte originariamente al di fuori del progetto Tosca e trattate da Dorfmeister. La scrittura minimale e dilatata del primo è soltanto un seme nelle mani del secondo. Dorfmeister inserisce davvero pochissimo che non sia già nel piano, giusto qualche coro e qualche drone. In compenso stravolge le frequenze, taglia o sovraespone le alte e stratifica i bassi a partire dagli echi del piano, talvolta in anticipo rispetto al suono generatore. L’ottava sessione, la Romance In Es, è una delle vette: un delizioso notturno sospeso tra il suo romanticismo viennese e rarefatti suoni d’ambiente. Nel resto del disco, come per esempio nella sessione conclusiva Piano 1, l’atmosfera è decisamente più enigmatica e nebbiosa. Bello, ma da centellinare soltanto qualora l’ambiente e le persone circostanti ne consentano l’ascolto.

I’m a blogger baby, so why don’t you kill me

Beck Hansen ha inaugurato un diario/blog/journal sul suo sito.
Via Youmadeitbeforebeck.com

La nuova Europa: Colonna sonora

Il nuovo video di Marcin Rozynek, già voce degli Atmosphere, è un tripudio di effetti speciali. Scartando a priori che abbia ereditato, sembra che il pezzo faccia parte della colonna sonora di un filmone polacco. Non so se avete mai visto le televisioni polacche, ma da loro il doppiaggio non esiste: uno speaker, sempre lo stesso, legge con voce monotona la traduzione delle battute di tutti i personaggi sopra il commento audio originale. In Polonia vanno molto forte le fiction italiane, tipo quella con le amiche che decidono di formare un gruppo rock.

Per non sbagliare i Tenacious D si sono fatti sottotitolare il video in polacco.

Oggi

Lettera, brutto.
Telefonata, buono.
Lettera.

La canzone del giorno

Comme Un Garçon - Stereo Total

25.3.03

(Re)Visioni sublimi

Mi è capitato per caso di assistere alla visione di Reich der Träume, vecchio pezzo della splendida Nico rimodellato alla Kruder & Dorfmeister dai Trance Groove. Pur nella sua convenzionalità downbeat, su cui sorvolo visto che il tutto risale a circa tre anni fa, i tedeschi sono stati abbastanza rispettosi verso la voce dell’algida dea. Il punto non è questo. È la bellezza del video che mi ha lasciato senza fiato: un montaggio a tratti commovente di immagini della cantante che era un ‘trattato sulla distanza’ fatto donna.

Rockets Fall On Rocket Falls

Dopo aver archiviato le accuse a 3D, anche se permangono a suo carico quelle relative alla detenzione di sostanze stupefacenti, ci tocca parlare dei Godspeed You! Black Emperor. Cosa fate voi se vedete nove sospetti dall’aspetto equivoco fermarsi in una stazione di servizio coi loro furgoncini? Semplice, chiamate la polizia e segnalate i possibili terroristi. I GY!BE sono stati così trattenuti e interrogati per circa tre ore, a seguito di una spettacolare operazione congiunta di polizia ed FBI. In seguito sono stati rilasciati in quanto componenti di un gruppo rock strumentale.

(In)Credulo

Nel giorno in cui Selvaggia riceve il giusto riconoscimento da Soncini, per favore, un’anima pia mi spieghi come qualcuno sia potuto arrivare qui dal blog di Dave Barry (io propendo per l’errore tecnico).

Precisazione

Nella mia recensione del nuovo dei Blur, segnalata da Polaroid, la locuzione “singolo dell’estate” è da intendersi soltanto in senso cronologico.

La nuova Europa: Cover convenzionali

Circolano poche cover in polacco su Viva Polska. Una di queste è Kto By Cię Chciał Pokochać di Urszula, il rifacimento di Could You Be Loved di Bob Marley. Urszula è un nome storico della scena polacca, lo si capisce dal tipo di biografia presente sul suo sito, puramente artistica. La cantante di Och Carol e Biała Droga porta così avanti la sua anima contraddittoria, un po’ angelica e un po’ trasgressiva.

Oggi

Ciclico.

La canzone del giorno

Dream Person - Faye Wong

24.3.03

L’inaspettato Think Tank

Ho deciso di parlare adesso di Think Tank dei Blur, perché è in forte crescita e vorrei evitare in seguito di essere eccessivo nei miei giudizi. I Blur mi sono sempre piaciuti, anche se tutto sommato non hanno mai detto niente di veramente nuovo. Grande colpa per molti, ma a me bastava sentire The Universal. Mi sono piaciuti fin da Modern Life Is Rubbish, fin da quando c’era il brit pop e la famigerata contrapposizione con gli Oasis. Non capivo cosa avessero in comune col carrozzone e coi fratelli Gallagher, ma abbiamo bisogno di etichette e allora ci siamo adattati, anche alla guerra dei singoli e degli album. Persa, ma poi alla fine vinta e non certo per quell’aura lo-fi degli ultimi dischi, che anzi sapeva quasi di scimmiottamento.
Le premesse a TT sono diverse, ma agli inglesi piace sottolineare soprattutto il dissidio interno, così rockeroll. Noi che siamo abbastanza cresciuti cerchiamo di rimettere le cose al loro posto. Graham Coxon era considerato da molti il propulsore interno della svolta di crescita, ma ascoltando il nuovo disco ci si chiede se non si sia stati un po’ cattivi con Albarn. Quando il chitarrista uscì dal gruppo a settembre, la versione ufficiale era quella di mal di pancia per un Albarn che traghettava i Blur su lidi dance, quasi plagiato dai geni del male Norman Cook (Fatboy Slim) e William Orbit. A posteriori, ascoltando come i contributi dei due siano minimi, integrati e soprattutto non seguano quella direzione , viene da pensare che i motivi siano altri. Albarn ha imposto quello che voleva e forse già questo bastava a far saltare tutto.
Disco dunque di Damon Albarn in primo luogo. C’è tutto il passato dei Blur dentro, ma c’è anche voglia di cambiare. C’è molto del suo presente, dall’etnica meno ovvia di Mali Music al dub bianco suggerito dalle frequentazioni di 3D e Dan ‘The Automator’ Nakamura. Ci sono un sassofonista assunto in pianta stabile e richiami non troppo velati ai Clash e ai Talking Heads. Molta carne al fuoco su cui hanno messo le mani soprattutto Albarn in prima persona e Ben Hillier (Elbow, Tom McRae). Gran parte del lavoro con William Orbit è stato buttato via ed è rimasto il suo discreto contributo solo in Sweet Song. A Norman Cook sono attribuite solo Crazy Beat, il singolo dell’estate, e Good Song, anche se si dice che abbia suggerito qualcosa per alcune delle altre tracce. Albarn sceglie quindi la strada di misurare la sua personalità a costo di fare saltare il gruppo.
Think Tank inizia con Ambulance: non c’è niente di cui spaventarsi, baby. Il basso rotante è ritmato dal sassofono sullo sfondo. Batterie e chitarre fredde e acide in lontananza. Out Of Time è una grande canzone e si capisce perché Coxon non ci sia più: l’assolo dell’Andalusian String Group è una calda e languida amante mediterranea e questo era forse troppo anche per lui. Crazy beat! Appena l’inizio è electro, poi Cook tira fuori tutto il suo amore per il punk. Yeah Yeah Yeah. Good Song è la classica ballata da sfigato che Albarn non si lascia mai scappare. Tutto molto ordinato, tutto al suo posto. On The Way To The Club comincia come una canzone dei Massive Attack dei tempi d’oro: citazione da Prince + basso cosmico + crescendo intimista. Nel finale si sfibra e si sdoppia in maniera vagamente dispersiva. Tra il blues iniziale e il successivo funk, Brothers & Sisters si aggira dalle parti di 13. Caravan è bassa fedeltà desertica che viene trascinata sconfitta verso non si sa bene cosa. Un minuto: oltre l’ironico corporate-punk di Song 2 c’è We’ve Got A File On You, punk volutamente sciocco e paranoico, ma ci piace. Moroccan Peoples Revolutionary Bowls Club e rimbalzo come un pallone da calcio e giro su me stesso come una mirrorball. Poi arriva il signor Orbit, fa poco, ma si fa notare molto: Sweet Song vive di quel pianoforte ovattato, del crescendo di luci sul basso e del feed back finale. Citazione lennoniana nel testo. Jets è la sfida del disco, riassume tutti gli elementi e alla sua fine sovrappone assoli di sassofono e banjo, percussioni tropicali e da-funk, chitarre trattate e l’ossessivo “Jets are like comets at sunset”. La delicatessen upbeat dei cigolii in levare di Gene By Gene sembra citare i Clash in contesto spiaggesco. Il lento triste di Battery In Your Leg dovrebbe essere il finale, definitivo nelle sue esplosioni di supernova per chitarra liquida. C’è invece ancora spazio per una traccia fantasma intitolata My White Noise, ironicamente l’unica veramente dance al punto di sembrare il remix di un loro vecchio pezzo: testo storico, “Being English isn't about hate, it's about disgust, we're all disgusting”, cantato da Phil Daniels quello di Parklife. Albarn avrebbe voluto chiamarlo Darklife.

Alla fine (non) ho perso gli Oscar®

Per la prima volta negli ultimi anni ho perso il rito della visione in diretta della cerimonia. […discorsi snob sul valore degli Oscar ad libitum…] Stamattina mio fratello doveva partire alla volta dell’Ungheria - causale: viaggio d’istruzione - ed io ho dovuto accompagnarlo all’aeroporto. A letto presto e niente caffè dopo cena. E dire che ieri avevo rintracciato sul goldbox un ponte internazionale della abc in chiaro dove gustarmi il tutto in rigoroso originale, visto che quest’anno La7 aveva scelto dei traduttori simultanei imparentati coi Teletubbies. Era destino.
Sveglia ore 05.15. Sono andati per le lunghe, pare. Che bello: i miei occhi cisposi hanno a destra Nicole Kidman che ritira l’Oscar per Moulin Rouge! e a sinistra una tazza fumante di caffellatte circondata da fettebiscottate con nutella. Altro che mulinobianco, voglio stare anch’io nella famiglia Kidman! Voltiamo le nostre ossute scapole verso il pubblico! Dichiariamo guerra ai Douglas-Zeta-Jones! Facciamoci invitare dalla Carrà per incontrare i nostri parenti in Australia! Il resto è questo, ma io torno a fare il fratello maggiore. La mia mattinata è finita bene.

La nuova Europa: Fuori tempo

Il nuovo video degli Akurat è inaspettatamente molto simile a Padre-Madre di Cesare Cremonini: vecchi frammenti di super-otto familiari si intrecciano con l’esibizione della band. Il bassista ha le treccine rasta, come per giustificare la chitarra in levare. Il pubblico improvvisa uno stage-diving più commovente dell’amplificatore rotto a Sanremo dai Placebo. “Brutti hippie figli di sultana” esclamerebbe il vate Cartman.
Ma ora che i video sono a nome del solo Cremonini, si assume che il Ballo sia stato cooptato come turnista e non abbia più la dignità del ‘featuring’?

Oggi

Sole. Vorrei dormire di più.

La canzone del giorno

To The End (La Comédie) - Françoise Hardy & Blur

23.3.03

Hail To The Thief

Domani dovrebbero smettere di cambiare nome.

Il target, ops, il pubblico di MTV

Pare che il documento sia autentico e sia stato ripreso anche dalla BBC. MTV proteggerà il suo pubblico in questi delicati frangenti. Meno male che ci sono loro.

Due righe in cronaca…

Cadute le accuse a 3D dei Massive Attack.

La nuova Europa: Superclassifica Show

Come mi manca Seymandi! La domenica è giorno di classifica anche in Polonia. Inevitabile il primo posto di Püdelsi.

Oggi

Cielo coperto.

La canzone del giorno

La Guitaristic House Organisation - Rinôçérôse

21.3.03

She Cries Your Name

Beth Orton aveva incontrato in una discoteca William Orbit. Faccio un salto. In studio lei cantò senza nessun accompagnamento Catch A Falling Star, cercando di ricordare più la versione di Françoise Hardy che quella di Perry Como. Faccio un altro salto. William si divertì molto a giocare con la sua voce e con le sue diavolerie elettroniche e le propose di fondare un gruppo. Nacquero così gli Spill, con Beth che imparava a suonare mentre scriveva le prime canzoni.
SuperPinkyMandy doveva essere il disco degli Spill. Per ragioni ancora oggi poco chiare il disco non uscì se non in Giappone, con un numero limitato di copie (5000) e a nome di Beth Orton. Oggi è praticamente introvabile. In quel disco Orbit sperimentò le soluzioni poi acclamate dal mondo intero in “Ray Of Light” di Madonna e nelle sue successive produzioni: adattando alcune delle idee degli Strange Cargo alla voce di Beth e alla forma canzone, Orbit propose fin da allora in maniera organica la sua visione del pop che sarebbe arrivata alle masse soltanto cinque anni dopo.

Chiesto su Google: “casa discografica cd portishead - alien”

Nuova rubrica. Spulciando tra i referrer, risponderò a quesiti inevasi dai miei precedenti post. Oggi tranquillizzo il lettore che cercava conferme su questo cd discusso. I Portishead smentiscono la paternità di Alien e di Pearl, che tra l’altro dovrebbe essere stato prodotto in Russia.
Non pervenuta la chiave di ricerca “picciotta sigur ros”.

Moving: Target

Ho letto su Braquage, via Melody Nelson (che frequento esclusivamente per il suo nome), nuove indiscrezioni sul titolo del nuovo dei Radiohead. C’è anche la playlist e la data di uscita. Secondo me decideranno il nome definitivo dopo che lo ascolterò.

La donna che visse due volte

Oscar su La7 presentati da Victoria Cabello, che una volta si faceva chiamare Vicki Cobello.

Oggi

Primavera. Dove si va, quando il vento smette di soffiare.

La canzone del giorno

Where Do You Go? - Beth Orton

20.3.03

Io comunque continuerò a parlare di musica

'ccu tuttu ca fora c'è 'a guerra
mi sentu stranizza d'amuri... l'amuri
e quannu t'ancontru 'nda strata
mi veni 'na scossa 'ndo cori
'ccu tuttu ca fora si mori
na' mori stranizza d'amuri... l'amuri.

La nuova Europa: Ci cale, ci cale, ci cale

Viva Polska ha sostituito il suo logo col simbolo della pace. Le sigle della FOX hanno dei caccia animati che piroettano sulle scritte. Viva Polska trasmette un video di Püdelsi in cui il cantante è il presentatore di un tiggì. La tv è in preda a riflessi schizofrenici e io non mi lamento certo, visto che è come avere ventiquattrore di Blob a gratis. È più geniale mantenere Uomini e Donne in palinsesto o spalmare la guerra sui programmi di Sabani, Giletti e Cucuzza, che ti chiedi dove sarà andata a finire la Mosetti, se preferisce la CNN o BBC World? Ieri una replica di Non è la Rai ha interrotto l’edizione straordinaria di Studio Aperto che dava le notizie delle prime bombe su Baghdad. C’erano ospiti i Backstreet Boys che suonavano al pianoforte. Poi sono andato a letto.

No Text

? [Nota: la home page di Dusted è stata sostituita da un interrogativo durante il primo giorno di guerra]

Le piccole differenze

Air One serve il succo d'ananas, Meridiana no. All'andata l'aereo era pieno, al ritorno semivuoto.

Oggi

Strano come il rombo degli aerei da caccia un tempo stonasse con il ritmo delle piante al sole sui balconi.
E poi silenzio, e poi lontano il tuono dei cannoni a freddo e dalle radio dei segnali in codice.

La canzone del giorno

Dánarfregnir Og Jarðarfarir - Sigur Rós

17.3.03

Mi ha condotto a sentire la sua banda

Avevo parlato già un’altra volta delle dannate canzoni calamita a cui non riesco a sfuggire. Questa qui è ancora peggio per la coreografia che si porta appresso. Scatta il temutissimo effetto rockstar, quello per cui non ti basta canticchiare ma ti alzi, prendi un microfono e improvvisi passi di danza in tema col testo.
L’inizio di Good On TV di Echoboy è strumentale, al massimo seguo la chitarra ritmica campionata con le mani e con la testa. Quando partono le parole canto con lo sguardo rivolto verso terra, fino al momento in cui arriva quel pezzo che dice “Don’t try tu put the blame on me”: chissà perché lì devo indicare il mio pubblico da sinistra a destra. Devo averlo visto fare già da qualche altra parte. Sulla batteria elettronica comincio a scuotermi, fino all’esplosione del ritornello. “No, it’s never gonna happen to me, ‘cause I don’t look good on tv.” Sono una air-guitar vivente. Certa gente dovrebbero arrestarla prima che sia troppo tardi, signora mia. Sul gorgoglio improvviso movimenti astratti. Durante “Be sure to keep your dreams alive” indico la ragazza rossa in prima fila e fisso i suoi occhi. Mi volto di spalle, mi chino, seguo il testo con la mano sinistra alzata e ritorno verso il pubblico solo per il ritornello. Poi cerco un tavolo, una mensola, il bracciolo di una poltrona per suonare il piano. Mi stacco solo per lanciarmi verso il finale.
E pensare che oggi farò tutto questo nell’albergo in cui si suicidò Cesare Pavese.

In caso d’incendio

Alle 13.15 l’hostess del volo Air One per Torino declinerà le istruzioni per i passeggeri con lo stesso tono che avrà il giorno dopo, tra il robotico e il minaccioso. L’altra volta sul volo Meridiana al ritorno ero vicino al motore, io e la mia dannata voglia del finestrino. Ero nel lato sinistro, quello con due poltrone/passeggeri. All’andata ero a destra dove ci sono tre poltrone/passeggeri, ma tra me e la mia molto-carina-ma-muta-eddai-parla-per-primo-tu compagna di viaggio non c’era nessuno e niente, come al solito. Dicevo del ritorno. Il super80 è grande e una seconda hostess, quella che mi piaceva di meno, ripeteva i gesti della collega a qualche centimetro da me. Non era convinta. Non terminava la seconda tornata, quella col commento in inglese, perché tutti i passeggeri le sembravano distratti. Tutti tranne me. Io invece fisso sempre le hostess e cerco di farle ridere. Non ci sono mai riuscito.
Il posto vicino al motore ha un altro problema: il tavolino è all’interno del bracciolo e le hostess non te lo spiegano finché non ti cade addosso la cocacola sul corrieredellasera. Avessi avuto un libretto d’istruzioni.
Gli Electric 6 ce l’hanno.

Quale dei due è Topolino?

Trovato sul blog di Marylin Manson.

La nuova Europa: Die Sehnsucht Der Veronika Voss

Venerdì notte mi sono imbattuto in uno di quei programmi in cui mandano video dance a rotazione e come per miracolo ce n’erano anche di polacchi. Uno su tutti mi ha colpito. C’era un tizio tricosvantaggiato su una poltrona che veniva picchiato da un altro tizio, che rimaneva sempre fuori scena: si vedevano i pugni e gli schiaffi ma non si vedeva chi era a darli. Mi sono quasi distratto, la musica sembrava quella di un Saint Germain soltanto un po’ più sincopato. Alla fine, dopo una serie notevole di pestoni, alla vittima usciva del sangue dal naso. A quel punto il campo si è allargato. Il colpito si è asciugato con un fazzoletto, ma non aveva la paura negli occhi, anzi sembrava che gli fosse piaciuto. Aspetto il colpo di scena, ecco l’aggressore, ma…che noia, la vecchia storia del conflitto interiore. Picchiatore e picchiato erano la stessa persona, avevano tutti e due il pizzetto. Non solo, i due sono rimasti nella stessa stanza e non è successo altro. Non so se sia per la delusione, ma ho dimenticato il nome dello sdoppiato. Ricordo solo che iniziava per P. Ho cercato su internet e il nome che si è avvicinato di più è quello di Preisner. Zbigniew Preisner è l’autore delle colonne sonore dei film di Kieslowski. È calvo e ha il pizzetto, ma nel suo curriculum manca qualcosa di simile a quel pezzo. Tuttavia nel suo curriculum manca anche la collaborazione col dj Paul Oakenfold. Le coincidenze dovrebbero accadere.

Oggi

Ancora a Torino per qualche giorno.

La canzone del giorno

Song One (da The Golden Vessyl Of Sound) - Yume Bitsu

14.3.03

La montagna sacra

L’ultimo di The Microphones, ovvero Phil Elvrum, si intitola Mt. Eerie. Mount (E)Erie è la montagna vicino a Washington che ha fatto da cornice all’infanzia di Phil. Partendo dalle memorie distorte del passato, Elvrum scolpisce un concept album fatto di palpitanti rocce, sconnesse e brulle, e di ruscelli cristallini di rumore bianco. Scenario di giochi e presenza familiarmente oscura, la montagna non è mai se stessa: foresta tropicale, rifugio dei pianti, rampa di lancio verso il sole, sede di stellari rituali pagani, punto di fuga e insieme incubo da cui fuggire. Nascita, vita, morte e rivelazione.
Mount Eerie concede poco all’ascoltatore nelle sue cinque tracce, separate ma strettamente legate, e procede per immagini frammentate e poco coerenti, con un gusto dell’assurdo simile alla seconda stagione di Twin Peaks. Nonostante questo, perle di pop sommesso segnano il disco in tutta la sua lunghezza. Non so se questo sia un espediente per mantenere l’interesse di chi lo sente, ma è un elemento importante nell’economia di sfida che questi suoni lanciano. Suoni che sembrano descrivere e invece spiazzano proprio attraverso il loro presunto impressionismo ingannatore, come nel caso della simbolica mimesi iniziale. Elvrum richiama musica contemporanea e psichedelia (non) stellare alla Tim Buckley, il lo-fi americano e l’elettronica d’ambiente puramente analogica, dilemmi esistenziali e lavoro sulla forma. Necessita di molti ascolti. Dopo quegli ascolti sarà ancora difficile.

Listed: Joey Burns

Il venerdì Dusted chiede una lista ai suoi musicisti preferiti. Questa è la volta di Joey Burns (Giant Sand, Calexico) che riesce a mettere insieme Microstoria e Manu Chao. Nemmeno io (forse) sarei capace di tanto.

Crediti

L’antico rovello.

Puro e semplice dilettantismo

E se ne sono accorti soltanto ora al Washington Post di “ ( ) ”? No, ma qui pubblicizzano il live della prossima settimana.

La nuova Europa: Push Up

Push Up è il programma che va in onda appena prima dei Simpson. Lo conduce Marta Berens, alla quale piacciono Gilberto Gil e Roberto Benigni. Dopo aver dato il suo finto indirizzo e-mail, ha presentato un duo, Borysewicz & Kukiz: la canzone è un innocua ballatona finto rock, ma dal video non ho capito se riguarda quello che succede a Borysewicz o quello che capita a Kukiz. Kukiz assomiglia al Denei dei Cavalli Marci. Subito dopo c’è il video di un gruppo di cui non sono riuscito a trovare informazioni in rete, i Support Lesbien. Cantano in inglese, ma l’accento mi sembra polacco. Il cantante è una via di mezzo tra Ravanelli e il leader dei Travis. Poi ritorna Marta.

Oggi

Lode al tubino.

La canzone del giorno

White Punks On Dope - The Tubes

13.3.03

Sedotto e abbandonato

Alison Goldfrapp aveva iniziato come vocalist per gente come gli Orbital (sua era la voce in Sad But True e Are We Here?, da Snivilisation) e Tricky (cantava in Pumpkin, da Maxinquaye). Ad un certo punto però aveva deciso di lasciare tutto e lavorare come segretaria. Non so quanto ci sia di vero in questa storia, ma l’incontro con Will Gregory le fece cambiare idea. Sono nati così i Goldfrapp, con l’idea che tutto dovesse ruotare attorno alla protagonista. “Felt Mountain” era una strana creatura vittima di alcune sue furberie: l’idea di promuovere un disco in quel modo aveva stimolato una certa sufficienza nei suoi confronti, tanto che in molti lo avevano prontamente cassato alla voce cloni di Portishead + Cocteau Twins. Il disco invece, pur nella sua esplicita derivatività, mi aveva attratto non poco. La corposa voce di Alison, capace di morbosi sospiri e vorticosi pendii, si muoveva in lande decadenti e salotti berlinesi di fine secolo. Tra circo e cabaret, tra velluto e seta, la Goldfrapp veniva assecondata nella sua malía dall’elettronica, tappezzeria retrò che contaminava e confondeva la sua voce, e dall’orchestra, cinematografica ed impudica. Un disco da attrice, verrebbe da dire.
“Black Cherry”, il nuovo disco dei Goldfrapp, uscirà alla fine di Aprile. “Black Cherry” mi ha deluso e non poco. Intendiamoci, io non volevo una fotocopia del primo disco ed ero già pronto ad un cambio di rotta. Mi ha però lasciato interdetto la scelta di sacrificare l’espressività di Alison in favore di un elettropop che spesso risuona dozzinale, tra zanzarismi e intrecci di 808 e synth-bass degni di inutili cover band dei Soft Cell. Appiattita e priva di sfumature, la Goldfrapp non recita più, non finge. Soltanto qui e là riemergono le brume del passato, come nella title track dove curiosamente appaiono anche quei campioni vocali accelerati che piacciono tanto ai Sigur Rós. Completano il tutto un paio di pezzi buoni per le compilation, ma che mi lasciano un atroce dubbio: Barbra Streisand ha ucciso Alison e ne ha preso il posto?

Tu n'es qu'un fumeur de gitanes

La filologia conduce al crimine e non mi andava di correggere, ma ha ragione la lettera di Giordano Tedoldi sulla querelle Gainsbourg/Gitanes/Gauloises. Non a caso una delle ultime biografie su Gainsbarre si intitola A Fistful Of Gitanes.

Come essere banali #52

Descrivere l’ascolto dei vinili come un rituale.
Quando inserisco un cd nuovo nel mio portatile è sempre un rituale. Amo quando la confezione è integra e il cellophanne non è stato tolto in negozio. Le mie unghia mordicchiate non riescono a liberarlo subito dalla confezione. Il bollino della SIAE è poi sempre posto in un punto strategico, di modo che l’attesa si prolunghi. Oh come è sexy la colla che rimane attaccata alle dita e che sporca la superficie del cd non appena lo prendo. L’apertura del lettore è a scatto. Non appena chiudo, parte la ventola, quasi che il computer si ecciti per un contatto così stretto con l’arte. O cioccolatino, è soltanto Hit Mania Dance.
Dovreste vedere di cosa sono capace con gli mp3.

La nuova Europa: Le Qualità Della Danza

Una cosa che manca in Viva Polska è la musica dance polacca (e bulgara). Questo è uno dei pochi casi in cui il canale dimostra la sua filiazione diretta dalla televisione tedesca. È così facile imbattersi nel nuovo singolo dei Modern Talking, TV Makes The Superstar, a metà tra gli N’Sync e il Popper. Capita anche di inciampare sul nuovo video dei Kid Q, ambientato in una festa delle medie per ultraventenni. Non manca il gioco della bottiglia e la tapparella. Non ho visto invece il video delle parrucchiere Robots In Disguise.

Oggi

Giornata ventosa.

La canzone del giorno

Poupée De Cire, Poupée De Son - France Gall

12.3.03

(Not) In Our Name

Onomastico. I Ben si riuniscono per un supergruppo. Io ho deciso di cercare qualcuno che faccia musica col mio nome e basta. Non ho ancora il cd di Massimo, ma lo invidio molto visto che è siciliano come me e però incide per la Mego. E voi potete dirvi altrettanto fortunati?

Il ballo è un sogno o i sogni aiutano a ballare?

Gli UNKLE sono James Lavelle, patron della Mo’ Wax, e DJ Shadow, l’uomo che inventò il trip-hop. A dire il vero DJ Shadow ha abbandonato il progetto, ma nel 1998 stavano ancora insieme (mi sembra di essere Cristina Parodi a Verissimo). Poco dopo l’uscita di “Psyence Fiction”, gli UNKLE stamparono cinquecento copie di un triplo mix promozionale, riservate ad un pubblico di eletti. Do Androids Dream Of Electric Beats? schierava una parata di stelle, dai Rolling Stones ai Radiohead, dai Prodigy con alla voce 3D dei Massive Attack ai Mercury Rev, da Moroder ai Queens Of The Stone Age. I tre mix si chiamano Shin, Gi e Tai e sono stati riprodotti fedelmente e messi sul mercato inglese senza autorizzazione da una minuscola casa discografica indipendente. Nonostante sia un bootleg Lavelle non si è mosso per bloccarne la circolazione, forse per preparare il terreno in vista di un nuovo disco in uscita.

Urusei Yatsura

Tutto parte da mio fratello, che mi ha commissionato un doppio cd con sigle di cartoni animati. Ho perso tutte le vecchie cassette e mi sono rimasti pochi 45, ma ho un archivio digitale di circa dodici ore a disposizione. Alla fine ha scelto lui le canzoni. Io mi sono limitato al lavoro sporco, la masterizzazione. Eviterò il discorso nostalgico, via. Il mondo delle sigle dei cartoni animati pre D’Avena-Manera era un universo musicale molto interessante di artisti in competizione tra loro, sempre in bilico tra la voglia di esprimersi e le esigenze di velocità imposte dal mercato. Se non sapete che i Vianella cantavano Cybernella e che la sigla di Go Go Go Mach 5 era cantata dalla cognata di Riccardo Zara, lo scoprirete attraverso le voci dei protagonisti: Riccardo Zara, Douglas Meakin, i fratelli Balestra, Massimo Dorati e Mitzi Amoroso. Io però apprezzo anche alcune delle prime cose della Manera, soprattutto in prospettiva rispetto alla produzione attuale con Giorgio Vanni.

La nuova Europa: Dog Man Star

Finalmente un gruppo rock. Non è il primo, ne avevo visto anche uno con video bellissimo ispirato dall’astrattismo sovietico e un altro in cui cantava una ragazzina più piccola di Alina. Il problema è ricordare i nomi. Sono un pigro e invece di alzarmi dalla poltrona per andare a scrivere un appunto, cerco di memorizzare con un’associazione d’idee. Come ricordare i Wilki? Facile, pensa a Wilkins. I Wilki suoneranno presto in America, ma mi sembrano molto inglesi. In alcuni momenti mi ricordano (alla lontana) gli Suede, anche se non li ricordano abbastanza per fare scattare il colpo al cuore degli annessi e connessi. Ora che ci penso è quel filo di contemporaneità che li frega.

Oggi

California Dreaming, ma c’è il sole anche qui.

La canzone del giorno

Arrivano Gli Snorky - Cristina D’Avena

11.3.03

The Act Of Seeing With One’s Own Eyes

Stan Brakhage è morto.

Oggi

Contraddittorio e stropicciato.

La canzone del giorno

Sad Pony Guerrilla Girl - Xiu Xiu

10.3.03

I would like not to

Intervista convenzionale di Stephen Malkmus (ex Pavement) al Times. I primi paragrafi però meritano.

I’m sorry, so sorry

La Matador si scusa sulla sua homepage.
Tra le mie favorite:
We’re sorry we haven’t listened to your CD yet. We’re sorry we threw your CD out the window.
We’re sorry we inflicted Seven Mary Three on the world (con nota che la colpa non era loro).
We’re sorry we can’t send you any free records.
We’re sorry we dropped Belle And Sebastian.

Casa Blanca

In Marocco è sconsigliabile l’ascolto di musica heavy metal.

14-09

Su Tom ho letto di questo sito, dove è possibile scoprire le celebrità che sono nate nel vostro stesso giorno. Niente musicisti per noi, ma almeno la veejay Fleur Van Der Kieft.

Avanti, entra tu

Mentre David Letterman è in convalescenza, la conduzione del suo show è stata affidata dalla CBS ad una serie di sostituti. Il giorno del mio onomastico ci sarà il musicista Elvis Costello, che dirigerà anche la band di Paul Shaffer. Sabato Costello era dietro le quinte del Festival di Sanremo per un veloce stage tenuto da Pippo Baudo. Baudo ha penato tanto per avere Mc Cartney e però non ha saputo cogliere la palla al balzo per la sostituzione in corsa. Ma Baudo sapeva chi era il fidanzato di Diana Krall?

Sanremo Files #10000

Il Festival è finito, ma abbiamo perso la finale. No, non sono né Minghi né la Zanicchi. E nemmeno Alexia. Quando mi hanno detto che Alexia aveva vinto, ho pensato alla strada che questa ragazza ha dovuto fare per sdoganarsi. Penso a quella scena di Trainspotting in cui il protagonista si trasferisce a Londra: le immagini da cartolina sono contrappuntate da un successo di Ice MC. Alessia Aquilani era la vocalist di Think About The Way, che fu scelta proprio per dare un’idea di contrasto rispetto ai Lou Reed / Iggy Pop / New Order etc. La canzone non fu nemmeno inserita nel cd ufficiale. E poi? E poi si cresce, e poi sarà come morire.

La nuova Europa: No Fly Girl Zone

Uffa non riesco a trovare il sito di Azja, una rapper in un mondo di uomini, quello dell’hip-hop polacco. Il suo video è stato trasmesso dopo il nuovo di Missy Elliot. Le immagini di macchine lussuose e piumini alla moda sfigurano davanti alla fotografia da brutto sogno di Hype Williams. Almeno pare la sua. Azja, massimo rispetto per te.

Oggi

Double-decker.

La canzone del giorno

True Mathematics - Ladytron

7.3.03

Amici di penna

Ben Gibbard dei Death Cab For Cutie ha conosciuto per caso Jimmy Tamborello. Ben si trovava a Los Angeles ed era andato a trovare un suo amico, Pedro Benito della Jealous Sound. Jimmy era il compagno di stanza di Pedro e stava lavorando al suo progetto Dntel. “(This Is) The Dream of Evan And Chan”, uno dei momenti migliori dell’apprezzabile Life Is Full Of Possibilities, è nato in un’ora dall’incontro di due sconosciuti. Ben e Jimmy si sono rivisti dopo una settimana per registrare. Si dicono che da quel pezzo potrebbe nascere qualcosa di più, magari un EP. La Subpop che ascolta la canzone chiede invece un disco.
Da quel momento Ben e Jimmy non si riincontrano più. Ben vive a Seattle e comunica con Jimmy solo per posta. Tamborello gli manda tramite CD-R le sue idee elettroniche di partenza. Gibbard le manipola al computer, aggiunge parti strumentali dal vivo e quindi scrive melodie e testi. Li registra e li invia dall’altra parte. Con scambi di questo tipo, dopo dieci mesi e due incontri a Los Angeles per registrare il disco, nasce “The Postal Service” e il disco Give Up.
Mettendo da parte il lato più sperimentale di Dntel, il duo cerca di dare più peso al fattore pop. Anche se non sempre si mantengono i livelli del filotto iniziale, Give Up propone un’interessante via al glitch-pop portato alla ribalta l’anno scorso dai Notwist. Più leggeri e scanzonati dei tedeschi, i due mantengono la forma canzone e rendono più integrata la componente IDM del suono. Citano volentieri Human League e Pet Shop Boys ma evitano le pesantezze retrò delle recenti band electroclash, grazie soprattutto ad una maggiore capacità di scrittura. “The District Sleeps Alone Tonight”, “Such Great Heights”, “Sleeping In”, “We Will Become Silhouettes” sono deliziosi upbeat dalle melodie semplici e coinvolgenti. “Recycled Air” è una ballata alogena, eppure molto rock. “Brand New Colony” e “Natural Anthem” sono trascinate da breakbeat incessanti. Certo i testi qui e là non sono un granché, ma non siamo mica negli anni 70. Una salvezza nella settimana di Sanremo.

Facce

Il Washington Post recensisce l’accoglienza contraddittoria ricevuta dall’esibizione americana dei Godspeed You! Black Emperor. Come successe a Clutcher per Frank Black, rimango sorpreso dall’aspetto di Efrim. Va bene essere messianici, ma non credevo fino a quel punto.

La nuova Europa: God Bless America / Madonna Bless Saddam

Madonna sta per uscire con un nuovo disco. Madonna piace tanto a Saddam. Madonna è in heavy rotation nelle radio di Baghdad. Madonna non passa più su Viva Polska. Certe scelte si pagano.
Oggi anteprima del nuovo video di Alicia Janosz: in uno studio tutto bianco gli oggetti d’arredamento vengono decontestualizzati dai nanana della giovane promessa pop. Segue il video di Urszula che ha una base che ricorda certe cose dei Soul II Soul. Nellee Hooper ha scritto la colonna sonora della pubblicità dei Levi’s coi sorci verdi che apre la reklama.
Mi sono chiesto una cosa: ma perché mancano i solisti maschili in Polonia? dove sono tutti i misantropi rock che hanno fatto la storia della musica? Non ci sono nemmeno i fuoriusciti dalle boyband che ha scoperto Pippo a Sanremo. Questo è grave.

Sanremo Files #6111 (Kubrick a Retequattro)

Noi bambini dell’universo ieri abbiamo perso S.Remo. Non ho visto Sanremo anche nel 1987. Avevamo la televisione rotta e io lo sentivo alla radio in cameretta con la luce spenta. Furono le voci a descrivermi il plagio della Pravo, la spallina di Patsy Kensit, Cutugno secondo e la morte di Claudio Villa. Ieri c’era il Grande Fratello ed era giornata di eliminazione/nomination. Ci siamo spostati solo in due casi, per la Bruni e la Stone.
Carla Bruni non parlava rivolta alla telecamera. Mi sono fatto delle ipotesi. Tentava di mettere a disagio Baudo fissandolo? Era spaventata dal pubblico? Era spaventata dai dirigenti della Juve in prima fila? Era un tentativo di creare distanza ad arte, per poi colpire durante la canzone? Una cosa è certa: Carla Bruni di profilo è meno bella che in frontale.
Sharon Stone. No, cara Rita Celi. Non era “If” di Kipling. L’interminabile sbobba niu eig dell’americana non è stata accolta molto bene dal pubblico in platea, ma ha mandato su di giri Pippo. Mi sono concentrato su di lui, durante la lettura. Pippo Baudo ha dei gesti inconsci con cui ci manovra e in tutti questi anni ho cercato di studiarli per difendermi. Durante il ping pong tra ShSt e traduttrice, era in penombra e alla fine di ogni frase la sua testa oscillava. Da destra a sinistra, da sinistra a destra. Come per dire “Sublime”. Nel frattempo, distribuivo a chi mi stava accanto il latte corretto prodotto dalle mie ginocchia. Ma lo sapete che la bionda dei Moloko si è notevolmente imbuzziconita?

Post Scriptum: Carla Bruni sta con un professore di filosofia…mia madre dice che tutti i professori di filosofia sono pazzi.

Post Post Scriptum: Situation!

Oggi

Giuro che quando finirà il festival, scriverò di meno. Calza contenitiva rulez. Coppa contenitiva idemz.

La canzone del giorno

Let There Be Drums - Michael Viner’s Incredible Bongo Band

6.3.03

So much staying alive and lovelessness

Non ci può essere titolo migliore per descrivere l’utopia autodistruttiva di Giovanna D’Arco? Boh, il titolo mi aveva fatto pensare al seguito de “La febbre del sabato sera”, mica altro.
Il nuovo disco del gruppo di Kinsella esce con una promessa: a breve dovrebbe seguirlo un fratello sperimentale per la Perishable. Un modo come un altro per tranquillizzare gli ascoltatori della prima ora, che potranno sentirsi traditi da un atteggiamento meno audace e più ordinato in fase di scrittura. Messi da parte situazionismi e giochini elettronici, che ci sono ma non si vedono, i Joan Of Arc muovono la loro dissoluzione del pop e del rock all’interno di strutture quasi classiche. Kinsella stona come al solito e gli strumenti vengono esplorati, ma tutto avviene all’interno di mura quasi familiari. Alcuni sostengono che questo potrebbe rendere più facile l’ascolto, ma difficilmente la scelta garantirà moltitudini di nuovi adepti. Nel disco sono presenti diversi ospiti, dal fratello Owen a membri di Califone, Ugly Casanova ed altri esponenti della scena di Chicago. . . _…__….
Non §s tante cnticchi,,,”heello god nightgoodmoUrnng good buy’ ho {[(ri)p]reso} in mano TH3 g^p; ch non: phu 1.9+1.9=1.9 target=”_new” accatittipi\\vvvvvv.bithcphorkmedia,con %

……

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♪►►♫

Morte tua, Boa mea

Non so se si chiamano così per il giocatore di calcio, ma i Boa Morte hanno proprio un bel nome.

Specchi incendiari

Sono legali. Sono gli mp3 delle cover dal vivo dei Flaming Lips. Per spegnerli procuratevi “Raindrops Keep Fallin’ On My Head” risuonata dai Mercury Rev.

La nuova Europa: Flambé Homer

Oggi soltanto un flash da Viva Polska. Ewelina Flinta è un incrocio tra una giovane Julianne Moore e Anouk. Proviene da Idol, l’equivalente di Operazione Trionfo andato in onda su TVP. Ultimamente di notte su TVP mandano i provini per la nuova serie di Idol, appena prima della replica del programma di cucina scopiazzato da La Prova Del Cuoco.
Segue un’anteprima, il nuovo video degli Scooter. Molto mistico.

Sanremo Files #5323 (Burn Baby Burn)

Sanremo si trascina stanco e perde pubblico. Come dice Funari, mio guru dell’ora di cena, i siparietti appesantiscono e sono sempre negativi: o sminuiscono la vaccata successiva, o sono inutili perdite di tempo. E poi le canzoni. Mancano le scintille. Non mi è piaciuto nemmeno un pezzo e negli ultimi anni non era mai successo. Pure la Ruggiero mi ha tradito, ormai persa in una finta ricerca musicale worldsoupsoapmistica che la distoglie dalla sua attitudine principale, quella di illuminare il pop con il suo strumento. La regia di Gino Landi è immonda: durante il pezzo di Tatangelo-Sbragà si produce in effetti video degni dei filmini matrimoniali dello studio fotografico Magnozzi. Il tempo di finire la canzone e succede di peggio. Minghi suona “La Vita Mia” per due coppie di sposi, mentre sul maxischermo passano i filmini dei loro matrimoni.
Meno male che la musica cambia al dopofestival, dove Simona Izzo legge i testi con voce monotona, risvegliando memorie liceali ormai sopite e notti prima degli esami del sangue. In tono. È poi triste vedere Monica Setta inquadrata in quel modo: la donna dalle gambe perennemente accavallate, anche quando cammina, ridotta a mezzobusto neutro. Maiuscolo Minghi che litiga col generale Putzerstofern, Claudio Cuccurullo e la mamma della Maugeri. Poco dopo Aragozzini racconta di quando cacciò dal Festival Rod Stewart. Roberta Capua trova affascinante Rod Stewart, ma questa è un’altra storia.
Stasera dovrebbe arrivare il fuoco. Carla Bruni e Sharon Stone, non insieme. Non so se sperare il playback per Carla Bruni, che dal vivo rende meno che su disco. Poco male, sarò ipnotizzato. Per quanto riguarda l’americana ho un’indiscrezione: Sharon Stone canterà il remix di Mercedes Benz.

Oggi

Fuoco muto in bianco e nero. Pupille sbarrate come in un primo piano di Dreyer.

La canzone del giorno

Giovanna D’Arco - Fabrizio De André

5.3.03

Chobin ambient

Mentre scrivo si è incantato a Frassica il jingle di Telescasazza. La Gialappa’s intervista Maria Pia senza Superzoo ed io eccezionalmente non ascolto il disco di cui parlo. Vado per opposti. Confusione per un disco di silenzi.
Hlemmur è un documentario sugli homeless islandesi. I Sigur Rós ne hanno scritto la colonna sonora, portando avanti il vecchio discorso delle loro tentazioni ambient. Il disco non è uscito ufficialmente per il mercato, ma alcune copie sono state stampate e vendute durante i loro concerti. Se ne prevede la pubblicazione in futuro, anche se Hlemmur ha il sapore del progetto collaterale e gli islandesi cominceranno a lavorare al materiale per il nuovo cd da dicembre.
Von, il loro primo disco, era una sorta di raccolta di tentativi ancora poco collegati tra loro: elettronica d’ambiente e rumorista, rock sonico e folk spaziale con tanto di plagi da John Cage. In Ágætis Byrjun l’elettronica era al servizio di strutture più rock, per quanto diluite. In “ ( ) ” era la sorpresa più interessante, ben più dell’hopelandish e delle accelerazioni alla GY!BE della seconda parte del disco: i rumori e i campioni vocali rallentati e accellerati della prima parte del disco agivano come microorganismi in sospensione ed erano la chiave della manipolazione dell’ascoltatore, inquietanti nel loro agire nascosto.
Hlemmur lascia la scena a questi suoni. Niente batteria, niente voce, niente chitarre. I campioni vocali vengono spersonalizzati e si incrociano con i sintetizzatori. I pezzi sono tutti molto brevi, rarefatti e quasi privi di ritmiche se si eccettuano alcuni glitch e un paio di episodi con batteria elettronica. C’è pure un pezzo in cui il sintetizzatore è quasi lounge. Più un commento ad un film di fantascienza che ad un documentario. Cresce negli ascolti, ma è molto limitato dalla forma frammentaria delle tracce che va bene per una colonna sonora e che però può essere noiosa su disco. Ha dei momenti poetici, ma in certi casi ricalca alcune delle ultime cose dei Múm. Affascinante negli episodi più onirici, risulta incompiuto e non certo rivoluzionario dal punto sonoro. Il lavoro sviluppato in questo disco potrebbe però risultare utile in futuro, immerso in un contesto meno omogeneo.

Tuffo al cuore

Non so se finirà in lacrime, ma qui trovate una raccolta di copertine, cartoline e poster del catologo 4AD. Ad occhio dovrebbe essere quasi completa.

Cattive recensioni

Dopo una stroncatura di solito arriva la reazione dei fan. La reazione di un fan però non eguaglierà mai la reazione dello stroncato. Non conta se scrivete per Tv Sorrisi & Canzoni o per il giornale della scuola. Rischierete di fare la fine della povera Annie, che nella prossima vita sarà la moglie di O.J. Simpson.

Sanremo Files #4931

Arrivo troppo in ritardo. Tutti gli altri hanno già parlato.
Hanno discettato dell’esibizione di Peter Gabriel. Credo di non aver mai capito/conosciuto bene Peter Gabriel e perciò tendo a non giudicarlo mai. Uno dei pochi casi in cui sento il gap generazionale con i thirtyormaifortysomething.
Hanno parlato dei commentatori del dopofestival, senza cognizione di causa. Ma dico, avete visto il curriculum di Michelle Bonev?
Hanno anticipato quello che succederà stasera.
Viva Amedeo Minghi.

La nuova Europa: Fathers and sons

Un quarto d’ora di Viva Polska prima dei Simpson. Oggi c’era la puntata Father & Son. I polacchi sono un po’ nostri figli, lo capisco dai video e dai pantaloni a vita bassa della conduttrice. Vorrei tanto una Viva 2 Polska: avrebbe presentatrici ancora più interessanti, ma so accontentarmi. A proposito di presentatrici interessanti, ricordo che una volta una delle veejay all’improvviso cominciò a parlare italiano. Un brivido simile l’avevo provato soltanto durante alcune pubblicità di Vox e poche altre volte nei canali musicali nostrani.
Si parte con Kasia Kowalska: è una specie di Dolcenera, anche dal punto di vista musicale. Chissà se anche lei sceglierebbe Severgnini al posto di Diaco. Nel video però sembra una Dolcenera fritta: abbrustolita e unta. Kasia ha tre anni in più di me, quindi tecnicamente non è più una pischella. Vanta collaborazioni con Stinga e Roberta Planta, ma per saperlo dovete andare a leggere la sua biografia.
Sul video di Sarah Connor cambio canale. Torno per il successivo. Un gruppo rap, i Paktofonika: la voce del cantante ricorda Space One prima che facesse il militare. La produzione della canzone è casalinga e ricorda certi esperimenti italiani dei primi anni novanta. Siamo lontani da Timbaland e dalla sua megalomania.
Video di R. Kelly. Salto. Arriva una topona circondata da ballerini a petto nudo con un pezzo finto dance. È Edyta Gorniak, ma non è il mio genere. Ed i Simpson sono già iniziati.

Oggi

Odio Blogger.

La canzone del giorno

Fight Test - The Flaming Lips

4.3.03

Looking FWD: Sanremo Shock

Il blob di Giusti sui vecchi Sanremo va in onda ogni giorno alle 18.35 su Raidue. Per non dimenticare.

Addio

Su Inkiostro ho letto che Blixa Bargeld lascerà i Bad Seeds. Secondo me se l’è presa a male per le parole dei gesuiti.

Fuori Tempo

Ho in mano il nuovo disco dei Blur con due mesi d’anticipo e l’ho ascoltato solo una volta. Mah…e se non mi piace posso avvertirli in tempo?

No Title

Il nuovo dei Radiohead non si chiamerà “2+2=5”, né “Are you listening?”. Non si chiamerà nemmeno “Schnick Schnack Maeltmade Pt.2”, “Convergenze parallele con la compagna Victoria Cabello”, “Myrkur *E*” o “I’m not (Corradino Mineo)”.

La nuova Europa

Mentre Labranca fornisce un prezioso osservatorio della televisione irachena, io mi sposto solo di qualche canale verso Viva Polska. Guardo con fiducia al contributo che ci potrà offrire nei prossimi tempi una nazione come la Polonia: giovane e piena di buoni propositi. Non mi va di fare zapping tra le tv musicali francesi, ora che non vengono più trasmessi i video di Calogero e Natasha St. Pier. Sono stufo di registrare “Festival” sulla tv tedesca per vedere bolsi cantanti confidenziali che pensano soltanto a quello che succede a casa loro. Viva Polska ha pure delle belle presentatrici e grazie a loro ho scoperto le t.A.T.u. quando ancora l’informazione musicale di regime non spendeva una parola su di loro. Credo che imparerò il polacco.
Viva Polska è sul canale 303. Ho la sintonizzazione personalizzata. Ho perso un pomeriggio per ordinare i canali per continenti, nazioni e temi. Ho un goldbox. Non sono scemo. Su Viva Polska passa un video di Ala Janosz: è vestita come Avril e sta facendo l’esame di guida, ma non va molto bene. All’improvviso come per magilla la diciottenne finto no global si tramuta in una specie di Kylie Minogue e il regista del video cita pesantemente “Can’t Get You Out Of My Head”. Dopo c’è un video vecchio che avevo già visto, un gruppo techno-rock con un cantante che sembra quello dei Prodigy ma andato a male. Linguacce, piercing inusuali e trecce rosa. Sognando Londra e Manchester. Poi mandano Asereje, il coraggio della parola. Spengo sul solito gruppo rap polacco dal nome pieno di zeta e dai cantanti che ricordano i Sottotono, anche se uno è più grasso e l’altro più magro.

Sanremo Files #3892

Si comincia e qui ci sono le indiscrezioni sui siparietti dei cantanti: Garsia L’Orca per Silvia Salemi e un’inquietante versione dance di “Nel Blu Dipinto Di Blu” cantata da Baudo con gli Eiffel 65. Peter Gabriel si getterà con una liana contro Pippo Caruso? Peter, attento al femore.

Oggi

Cazzeggiante. Gli è che ho quattro dischi nuovi, ma me ne piace solo uno.

La canzone del giorno

Sabotage - Beastie Boys

3.3.03

Psycho Candy

Partiamo dalla pupaccena. Se non siete di Palermo forse non sapete nemmeno cos’è. Nelle memorie di ogni bambino palermitano i pupi ri zuccaru superano per potere evocativo tutti gli altri dolci tipici. La mattina della festa dei morti era segnata dalla ricerca delle statue dei nostri sogni. Puro zucchero che si faceva forma. Accese da colori sempre eccessivi e ornate da nastri di carta lucida, troneggiavano in alto sulle vetrine dei mobili come trofei, sempre troppo barocche per essere semplice arredamento. Eppure i primi giorni erano un dramma proprio per questo motivo. L’esposizione ritardava i nostri piani di conquista: ho sempre pensato fosse una scusa, ma all’inizio il consumo dei pupi era regolato da un rituale che ne preservava l’apparenza. Alla fine dei pasti nostra madre staccava dal retro piccoli pezzi in modo da mantenere l’aspetto frontale e salvaguardare i nostri denti, per quanto possibile. Il retro in genere non era colorato e questo bastava a farci pensare che avesse un sapore diverso rispetto al resto.
La vera festa cominciava quando il feticcio veniva distrutto in mille pezzi. Prima o poi capitava e anche questo avveniva come un rito, sotto i colpi dei nostri pugni chiusi. Nascosto in sacchetti di plastica da qualche parte in uno dei mobili, prima o poi veniva scoperto e diventava vittima delle nostre spedizioni a tutte le ore del giorno. Al sole dell’estate di San Martino o al buio, dopo essersi lavati i denti ed avere indossato il pigiama per andare a dormire. Ricordo tutti i particolari: i pezzetti di carta che non riuscivo a staccare, il verde che aveva un sapore diverso dal rosso e le dita tinte dal colore che si scioglieva appiccicoso mentre masticavo per fare più in fretta. L’ultimo pezzo, come il primo, si doveva mangiare a tavola davanti a tutti. Ancora una volta per mantenere le apparenze. Ubriachi di dolcezza, ignoravamo i significati simbolici che celavano le pupaccene.

Recupero soltanto ora “Hate” dei Delgados. È uscito l’anno scorso, ma per un motivo o per l’altro ho rimandato l’incontro con l’ultimo disco degli ex proprietari della Chemikal Underground, presso la quale hanno mosso i primi passi Mogwai e Arab Strap. Ho sempre ammirato nei Delgados il retrogusto delle loro ariose costruzioni melodiche. E poi Emma Pollock. A questo aggiungo che la produzione è stata ancora una volta affidata a Dave Friedmann, bassista dei Mercury Rev e teorizzatore in suoni di una via pop alla psichedelia: non più suoni dilatati dall’LSD, né forsennate progressioni estatiche. Zucchero. Come quello del caramello lunare di “All Is Dream” dei Mercury Rev o come lo zucchero filato rosa di Yoshimi dei Flaming Lips. “Hate” invece è pupaccena, architettura solida e dolce dai sottintesi opposti.
Il punto di forza del disco non è tanto la produzione. Certo Friedmann ricopre di porcellana Emma Pollock e la sua voce. La priva di spigoli e di erre in cerca di una bellezza tonda e scintillante. La circonda di carillon e pianoforti in miniatura. Ce la mostra come una bambola seduta sul divano di un salotto. I suoi battiti di ciglia sono rifratti nel pizzicato dei violini, mentre gli archi si arricciano verso l’alto come boccoli biondi. Splende anche quando è in secondo piano rispetto ad Alun Woodward, che da solo oscilla tra il pestifero e lo svagato. A parte questo il lavoro di Friedmann rischiava di ipotecare tutto con scelte orchestrali che potevano risultare soffocanti per la loro magniloquenza.
I Delgados invece non soccombono. Sono un lupo che si veste da agnello, come altri hanno notato. Assecondando con le loro nursery rhymes l’aria infantile di certi passi, occultano soltanto nelle parole stille di cinismo e oscurità. Le semplici melodie circolari ascendono come inni già prima che l’orchestra le prenda per mano. Il continuo enjambement della voce di Emma rispetto alla musica è danza, soprattutto in “Woke From Dreaming”. “All You Need Is Hate” nella sua gioia cinica e perculante diventa inno liberatorio. “Child Killers” è una sognante ninna nanna di paure che termina su una ritmica inizialmente irregolare come una dentatura da latte. Anche nel finale del disco, quando la massa sonora si fa epica e quasi barocca, i Delgados cantano a squarciagola il ritornello, sovrastando l’orchestra come un gruppo di avvinazzati urlanti che agita verso l’alto il proprio boccale. Anche se conteneva soltanto acqua e zucchero.

Oggi

Orgoglio dei dentisti.

La canzone del giorno

Sugar Water - Cibo Matto

2.3.03

Disco Stu

Pare che il nuovo disco dei Belle And Sebastian, in uscita in estate, sarà prodotto da Trevor Horn, quello dei Buggles di “Video Killed The Radio Stars”. Quello che ha girato le manopole per Pet Shop Boys e Frankie Goes To Hollywood. Quello che ultimamente è stato lo stilista delle t.A.T.u.

Genere, ragazzi, genere

Mi sono sempre chiesto se leggendo un’intervista mi diano più fastidio le domande o le risposte preconfezionate. Per capire come intervistare, bisogna anche rilasciare un’intervista.

Raidiresanremo

Confermato il consueto commento al Festival della Gialappa’s su Radio Due. Non si toccheranno le vette raggiunte l’anno scorso col Celentanino, ma comunque da non perdere. Garantisce Franco Nero.

Into the groove

Avremo ancora i dolcevita di Socci col prossimo cda? Nel dubbio il conduttore di Excalibur porta avanti un’attività alternativa, senza problemi di share.

We’re in it only for the google

Kiss & Tell. Fred Durst è un gentiluomo. Ha parlato di Britney Spears da Howard Stern e in un’intervista sul Sun, ma ora dice basta. Tanto di cappello.

Oggi

Gene Gnocchi ha ospitato i Matchbox 20, suoi idoli. Come al solito ha chiesto loro se conoscessero i Cheap Trick. Non ha chiesto invece degli Squeeze e di Brendan O’Brien.

La canzone del giorno

Theme From Turnpike - dEUS