23.7.04

Il magico mondo del bello dell’indiretta: Falling Man

Così come per il Chicobum Festival e per lo Spaziale, anche il Baraonda Summer Fest di Chieri ha ricevuto una mia singola visita, la settimana scorsa per il concerto di Blonde Redhead e Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo. Accompagnato dalla mia consueta guida mi sono inerpicato nella provincia torinese per raggiungere un campo sportivo che sarà riempito da Caparezza e Tiziano Ferro, ma che per l’occasione è stato ricoperto fino al limite dell’area di rigore.
Quando arriviamo Gatto Ciliegia combatte già contro il grande freddo. Meno inclini al frammento e più “constellati” che in passato, appoggiano su trame di percussioni dal retrogusto voodoo intrecci di chitarre mai scomposti. Il chitarrista tiene al collo un pass, suscitando uno strano effetto da gruppo preserale del concertone del primo maggio. Il pezzo che canta con voce volutamente sgraziata non può che rimandare alle imprese di Efrim dei Silvermountquaccheccosa. Tira fuori anche una chitarra assurda, un contorno di plastica che circonda il vuoto intorno alle corde e al loro punto di partenza. Supera così la chitarra trasparente di Stu Murdoch che già faceva concorrenza alle chitarre opalescenti summisura di Pino Daniele. Poi, mentre la musica di Un Anno D’Amore la scorta, Robertina sale sul palco: i suoi sandali francescani stonano sull’aspetto da cantante da pianobar (abito lungo, effetto riuscitissimo). Il pubblico canta e io mi concentro sui suoi piedi e lei subito dopo il momento in cui menziona tutti quanti i tuoi baci solleva contemporaneamente i due alluci. Enzo mi prende per un pervertito, anche se avrebbe avuto più ragione dopo, quando mi sono accorto delle pantofole da settantenne di uno dei gatti. Comunque ha ragione, oggi a mensa ho fatto una magra figura: credo di aver fissato per ventiquattro minuti i piedi dalle unghia smaltate della segretaria dell’amministratore delegato della supermegaazienda che per ora bazzico. Ha capelli rossi corti sparati in aria e secondo me ascolta musica bellissima. Ora che ci penso oggi avevo la maglietta dei Gatto Ciliegia ed è strano perché il “contro il grande freddo” con quaranta gradi all’ombra è molto ironico, attira gli sguardi. Secondo me pensano tutti che sia una trovata di qualche marca affermata di vestiario. Poi Robertina è uscita dal palco mentre la musica scorreva verso la fine. Il bassista si è ammazzato una zanzara sul braccio. Hanno chiuso col tema principale della sonorizzazione di Dans Le Nuit, già gustato dal vivo in precedenza.
I Blonde Redhead avevano fatto un disco che non avevo avuto il coraggio di prendere con parole dirette, tanto mi si era sedimentato addosso. Grande curiosità avevo intorno a come avrebbero potuto renderlo dal vivo, a come lo avrebbero legato coi pezzi del passato in particolare. Anche perché per il festival delle occasioni perse a Milano non avevo nemmeno provato a vedere se trovavo un biglietto per la data al Teatro Studio. Privi di archi partono subito con Doll Is Mine: sovraincisioni? L’impressione è quella, ma ad un ascolto attento giocano un ruolo maggiore gli effetti sulla batteria, circondata da riverberi e a tratti manipolata fino a sembrare una Roland. Enzo si chiede se sia la svolta trip-hop dei Blonde Redhead e l’intro del secondo pezzo mi fa quasi pensare ai Moloko, anche se il fantasma passa presto il muro e scompare.
Una Falling Man da pelle d’oca (“And never look through me cause I’ll keep close to myself”) forse anche più che su disco precede Misery Is A Butterfly, un brivido malinconico di rara perfezione, se non fosse stato che ho cominciato a sdilinquirmi per Kazu , al punto che quando è terminata la canzone, convinto che mi avesse fissato per tutto il tempo, le ho urlato il suo nome. Credo anche di aver detto "è la mia spice girl preferita" attirandomi gli sguardi disgustati di una coppia imborghesitasi accanto a me. Energica con la chitarra (con particolare di microfono retrò adagiato su amp) ed erotica davanti al piano (in Misery con movenze degne della più invasata Tori Amos). Durante la prima canzone la mia macchina fotografica digitale ha dato il segnale di batterie scariche e pur di continuare a fotografarla continuavo a cambiare posizione alle batterie, come fanno i bambini con le macchine radiocomandate o come fanno gli adolescenti con i radioloni per il mare.All’intensità satura delle nuove canzoni si sono comunque ben legate le vecchie, per nulla intaccate nella loro ruvidezza ed elettricità. Bellissima In Particular. Amedeo ha trovato il tempo di scherzare col pubblico in inglese (che snob, abbiamo pensato) e in italiano (eh, comm’è ammaro stu pane) sul fatto che il pubblico sentisse più la voce di Kazu che la sua. Professionisti, ma molto coinvolti. Ah, e Kazu all’inizio si è toccata il tallone prima di indossare lo stivaletto. Pink love, pink love, pink looooove.