You (Didn’t) Make It Easy
Ci si fanno strane idee. Per esempio mi viene il dubbio: sarò mica io l’unico che va al concerto con la circolare sinistra, la beneamata 91? Dice la mamma, nel dubbio mettiti il vestito buono. Invece stanno tutti seduti per terra davanti al palco coi loro bluginz. Ci si fanno strane idee. Per esempio che al concerto degli Air ci vadano gli architetti con le modelle. E la ragazza + ragazzo seduti davanti a me sfogliano per l’appunto una rivista di architettura, ma lo fanno con l’occhio di quelli che vogliono solo scopiazzare un’idea, giusto per rendere meno spoglio il loro bucolocale. Una volta che non scorgo vip davanti a me, non mi volto indietro. Smanetto con la macchina fotografica ottenendo che tutte le foto scattate da lì a poco col flash sembrano tratte da un documentario sulla nebbia. Distribuiscono copie promozionali (invendute?) di Rockstar con Gim Morrison in copertina.
Apre la serata un duo. Lei è una bionda sassy (se ricordo bene il significato), lascia scoperta la panzè e sembra la mia cugina che ascoltava i Ragazzi Italiani. E ha la faccia, simpatica almeno, di una che si chiama Tabitha. Lui è bruno allampanato, una sorta di figlio di Lurch degli Addams, ma meno urendo. Non avrei mai scomesso un centesimo sul fatto che fosse italoamericano e si chiamasse Vinny Cafiso. Lei canta e ogni tanto pigia tasti sulla tastiera. Lui canta e ogni tanto schitarra e si effetta. Usano basi preregistrate che fanno tanto programma televisivo e hanno una passione per le paperelle. Ne hanno ovunque, tante davanti alla tastiera e una attaccata alla chitarra che presto scompare. So’ giovani e si vede, fanno una specie di pop sintetico alternando lo stile da bigbabol panna e fragola quando canta lei a quello bigbabol alla cocacola quando strimpella lui. Due o tre pezzi sfiorano in maniera innocua lo shoegazing, forse è la canzone in cui ha collaborato Kevin Shields dei My Bloody Valentine. Non si sa il loro nome e quando Tabitha introduce un pezzo che fa para pappara dicendo ‘Christina Aguilera’ non si sa se si chiama così il gruppo, la canzone o se fanno una cover. Poi però lo dicono che sono i Joy Zipper. Il pubblico, divertito, li applaude.
Poi il verde. Salgono sul palco gli Air. Prima sale però il batterista che fa anche da secondo chitarrista, quando la traccia registrata di batteria elettronica concede: rastato ed energico. Nelle retrovie scorgiamo un tastierista di sostegno e un tipo che sta davanti a un laptop rosso con l’adesivo della Ferrari, anche se sembra della Dell. Gli Air si sparano le pose, guardano nel vuoto, non arrivano mai in maniera retta allo strumento, ma sempre attraverso uno svolazzo. Lui però ogni tanto ride. L’altro è più restio. Lui è addetto alle chitarre, al basso, al fischio e al vocoder. L’altro è addetto alle tastiere/sintetizzatori, con tanto di tastiera blanca alla Sandy Marton From Ibiza, al pianoforte e alla voce femminea.
Il concerto predilige, come ci si aspettava, l’ultimo disco che viene eseguito quasi per intero. È curioso come le canzoni che preferivo in Talkie Walkie siano quelle eseguite peggio. Cherry Blossom Girl è meno fascinosa, quasi sciatta nel privarsi di sottigliezze (o sottilette, il flauto, il tic tac) in favore del ritmo, e la chitarra sembra meno vaporosa. Per non parlare della voce che sul disco pare quasi di donna sensuale e qui invece soprassediamo. Run viene affogata in un basso slabbrato e circondata da effetti dub fuori contesto. Paragonate poi agli altri pezzi, quelli di WT a volte sembrano o troppo complicati o troppo semplici, come per esempio Venus dove l’altro preme tre o quattro tasti al pianoforte, per poi passare a una tastiera anonima rispetto alle ricercatezze analogiche che seguiranno di lì a poco in altre canzoni. Curioso invece il trattamento riservato al fischia fischia di Alpha Beta Gaga, svolto in un tempo dispari che rende un po’ più obliquo un pezzo che su disco rasenta la sigla televisiva anni settanta. Accelerata per ballare Surfin’ On A Rocket, introdotta da un cappello sull’uso del sesso nei testi aerei, e piuttosto simile la Biological del primo bis.
Il resto è il passato. People In The City viene virata in chiave latina sul finale, due in uno sono ripresi dalla colonna sonora de Il Giardino Delle Vergini Suicide, senza però il testo di Highschool Lover, e qualcosa anche da Premiere Symptomes se non sbaglio, ma mi sbaglio. Splendide splendenti le canzoni di Moon Safari. Remember e Talisman, anche se privata della dinamica di una vera orchestra sul palco. Mancano per ovvi motivi quelle cantate e inspiegabilmente Ce Matin La - ma non lo sapevano che andavo al concerto? Kelly Watch The Stars scatena le danze e chiude prima dei bis. Nel primo bis La Femme D’Argent concede spazio sul finale al tipico assolo indiavolato del batterista, che non suda ma riporta alla mente Labranca e la sua lamentela relativa a certe esagerazioni tipiche del rock che ora affligono anche l’elettropop. Chiude il tutto, nel secondo bis, una fumigante Sexy Boy di cui potrete vedere un minuto fino alla fine della settimana, cliccando sulla canzone del giorno. Due precisazioni: non ho l’Alzhaimer, ma stavo ballando mentre riprendevo; non è una versione gabber, ma l’audio è leggermente distorto per evitare problemi di diritti d’autore.
In uscita fotografo il pubblico che è davvero tanto e ha riempito l’Alcatraz e meno male che sono arrivato presto altrimenti me la scordavo la terza fila. Un breve giro davanti al merchandising mi convince che gli Air difficilmente tireranno fuori magliette che mi piacciono. Forse perché non ne comprerei una con le loro facce sopra o forse perché l’Air su una maglietta può fare troppo Nike. Però fuori ho trovato una t-shirt a maniche lunghe di quelle con tutte le date dei concerti da Milano in poi. Come quelle che avevano i miei amici che ascoltavano heavy metal. Poi rincorro la circolare destra con un ragazzo e una ragazza. Lui non conosceva molto gli Air, è di Agrigento e studia qui Lettere. Lei è una tipica bruna milanese, ma almeno non ha il tono di voce da tipica bruna milanese. Racconto un po’ che ci faccio qui ed esagero q.b. coi particolari. Poi a piazza Piola due ragazze ventenni mi hanno chiesto dove si prendeva la circolare destra. Mi hanno dato del lei. Tutta colpa del vestito buono.