9.7.04

Chico’s groove*

L’immagine iniziale della serata di martedì scorso è così anni sessanta: vitelloni in auto in Piazza Rivoli molestano due turiste nordiche che rispondono di conoscere bene noi italiani. E ridi. Quanto viene dal passato questa sera non è rimpianto o nostalgia, mi fa divertire, ballare, sorridere. Compreso lo stand di magliette heavy-metal del Chicobum, che in spagnolo significa qualcosa come “festival dal programma senza capo né coda”, mi hanno detto. Ed è curioso che i due eventi più modaioli del mio periodo milanese (concerto dei Rapture, a cui non presenziai, e concerto di Belle & Sebastian) siano qui riuniti a smussarsi vicendevolmente, coi Rapture giovani bookworms di quelli che ascoltano la musica de la discoteca senza poi andarci™ e i Sebastiani lontani dalle loro nebbie e dalle loro solitudini. Niente pienone e l’inizio a orario poco torinese mi garantisce anche una comoda posizione in prima fila centrale. Aeroplani sorvolano il luogo dando spunti per gli intermezzi tra canzoni, insospettabilmente rari per i B&S.
Iniziano i Rapture, col bassista che entra in scena con una sedia di plastica da terrazza legata alla schiena con il nastro per lavori in corso. Dirà poi di aver litigato coi Belle And Sebastian e di averne subito le conseguenze. Rapture nerd, B&S bulli. Ah, mi tolgo subito di mezzo la citazione del campanaccio. Dal vero nemmeno sembra che tante copertine e homepage siano state a loro dedicate, ragazzini con voglia di scherzare e pochi atteggiamenti. Preferisco quando aggiungono batterie elettroniche e synth, planet(punk)funk, anche se i torinesi non ballano tranne il tizio che si dimena su There’s too much love dei B&S come se stesse mettendo i dischi Coccoluto. Quando vanno via, viene ironicamente passata in sottofondo You Can Ring My Bell.
Dopo, i Belle And Sebastian sono una conferma. Passata l’emozione della prima volta, apprezzo la sicurezza delle proprie capacità. La scaletta è meno ordinata che a Milano, pochi i pezzi introversi, ma c’è spazio anche per quello che lì mancava, compresa una I’m A Cuckoo ornata di wah wah. Ridotti al minimo gli intermezzi verbosi, Torino industriale, school’s out?, chetempofa. Sarei meno sinistro se avessi il mio ministro. Stu è vestito da legal man. Sarah avrà anche ogni tanto lo sguardo bovino ed è stata tormentata dalle zanzare, ma all’improvviso ha tirato fuori un campanaccio, diventando la quinta (o la settima) dei Rapture ad honorem. Per i bis si accettano richieste (ovviamente non la mia di Electronic Renaissance) prima del solito momento siamo tutti un po’ U2, in cui Stu chiama sul palco una ragazza - qui Chiara al posto della milanese Paola. Canto Sister Saviour sull’intro di una delle ultime (There’s Too Much Love?) e assaporo la fine dormendo l’orologio intorno.

*dove si resiste a fare giochi di parole su Bell e Belle e alla tentazione di intrecciare le parole del secondo e del terzo paragrafo.