30.4.03

Yeah Yeah Yeahs vs The White Stripes

Potevo esimermi dal dire la mia sui due gruppi più pompati del momento? Forse, ma se ne devo parlare preferisco metterli contro. Non che questa rivalità esista, non è come negli anni Ottanta, quando Cindy Lauper chiedeva dal parrucchiere la tinta al negativo di Madonna, con tanto di ciocca. Non sono come Duran Duran e Spandau Ballet e io non sono vegetariano. Non so nemmeno se gli Yeah Yeah Yeahs riceveranno tutta la pubblicità tributata agli Stripes. E non vale uscirsene dal discorso con ‘tanto sono copie di copie di copie’.
All’angolo destro in calzoncini bianchi e rossi abbiamo i due The White Stripes, Detroit, chitarra e batteria, Elephant. All’angolo sinistro in nero e con Karen O vestita dal suo stilista personale si presentano i 3 Yeah Yeah Yeahs, New York, anche loro senza basso, Fever To Tell. Gli Stripes sono più grezzi e sono indebitati col blues, gli Y3s sono meno essenziali e rubacchiano alla disco. Io tifo Y3s, anche se non ho capito se abbiano o no il The iniziale.
Le canzoni che mi piacciono davvero su Elephant le riesco a contare sulle dita di una mano di Homer Simpson: Seven Nation Army è una progressione che inizia come una marcia militare e ruota intorno a un pugno di note, ma è buona per ballare, per fare casino; I Just Don’t Know What To Do With Myself non risalta solo per Bacharach, ma anche per un Jack White meno piatto che altrove; It’s True That We Love One Another perché è paracula; Hypnotise perché le dita di Homer su una mano sono quattro e perché Jack sembra un Elvis maniaco (telefonico). Un po’ poco, le altre non mi entrano proprio in testa e non batto nemmeno il piedino per terra.
Gli Y3s invece infilano un pezzo ballabile dietro l’altro e mantengono la tensione anche quando abbassano il ritmo. Se si deve cedere all’hype almeno bisogna divertirsi. Meno sporchi che sugli EP, puntano sugli strattoni di Miss O, ruvida ma capace di inaspettate dolcezze, e smanettano un po’ con gli effetti per evitare l’uniformità. L’effetto piedino mi scatta, soprattutto quando si lasciano andare come in Date With A Night, Black Tongue e Y Control. Non male anche il tentativo di ballata di Maps, finora non presente nelle loro canzoni. Certo, non so se abbiano usato soltanto strumenti pre-1963, ma non è che mi importi molto.

Il carretto passava e quell’uomo abbanniava CHIHUAHUA

Forse lo sapete anche voi, è stata recepita una direttiva europea che inasprisce le sanzioni per chi infrange il diritto d’autore. Dalle strade sono scomparsi i banchetti che affollavano i portici e gli angoli di quasi tutte le città italiane, l’hanno detto alla televisione. E poi c’è Palermo. Qui non è cambiato nulla a quanto ho visto oggi in Via Maqueda, lì all’incrocio con Via S. Agostino. A Palermo la pirateria è un bene culturale da preservare. Noi non abbiamo il semplice banchetto dell’extracomunitario con cui è facile scappare se arriva un vigile. Noi abbiamo dei carretti che si muovono per la città come soundsystem, spinti da antenati di dj che hanno visto passare sotto i loro occhi l’evoluzione di strumenti, supporti e gusti. Se mettessero in pratica quello che sta provando a fare ora Steve Jobs guadagnerebbero sicuramente di più dell’americano.
Già, hanno anche un enorme senso del mercato e muovono la testa a ritmo mentre spingono quel carretto con i poster dei cantanti napoletani attaccati sul fianco chiuso. Ecco, credo che ci siano pure a Napoli questi carretti, il regno delle due Sicilie. Dicevo del loro senso del mercato. Sono i primi a individuare i tormentoni, ma sono capaci anche di crearli. Il palazzo dove abito ha di fronte un ipermercato. Per un certo tempo uno di questi carretti aveva deciso di fermarsi lì davanti e di suonare a ripetizione una canzone da un Best Of Zecchino d’Oro piratissimo, Il lungo, il corto e il pacioccone. Non so perché, ma forse si era reso conto che gli ipermercati sono frequentati soprattutto da mamme con bambini piccoli al seguito o semplicemente aveva venduto molte copie dello Zecchino d’Oro ufficiale il mese prima. Il problema era la ripetizione continua della canzone, anzi delle canzoni, visto che invece di riportare indietro la cassetta, azionava l’autoreverse e faceva sentire Il coccodrillo come fa?. In quel periodo sotto esami, raggiunsi la calma flemmatica di Jack Nicholson più o meno a tre quarti di Shining quando un rivolo di bava gli scende dall’angolo della bocca mentre cerca di fare a fettine qualsiasi cosa gli capiti davanti.
Certo a volte vanno sul sicuro. Come quando vendevano le cassette di Sanremo, la mattina dopo la puntata. Non c’erano ancora la registrazione in digitale dal ricevitore satellitare, Kazaa e i cd, ma si sapeva subito che il babà era una cosa seria. Pippo Baudo iniziò a perdere capelli per colpa loro. Altre volte scommettono, come con Chihuahua quest’anno: era sicuro il tipo del soundsystem, si ricordava pure che DJ Bobo aveva avuto successo a metà degli anni Novanta. Ma quest’anno, ammettiamolo, sono voluti andare sul sicuro e hanno usato la formula Mambo N°5: che volessero evitare i vibranti editoriali di Mario Giordano sull’argomento “Come mai ad Agosto non abbiamo ancora un tormentone”?

Aggiunta che mi è venuta in mente solo ora.
Il mio liceo risiedeva in un antico palazzo del centro storico che era stato convento, ospedale e infine carcere minorile. Di solito avevamo la classe che dava sul cortile interno, ma una volta al secondo anno ci fu data quella che dava su una piazza nota anche cinematograficamente per un cult del cinema palermitano, o forse due. Durante una lezione molto sottotono, di quelle all'ultim'ora dopo un'ora di educazione fisica, all'improvviso sentimmo uno di questi carretti che dal silenzio scoppiò in un ta-tta-ra-tta-ra-ta-tta-ra inconfondibile: la sigla di Beautiful.

Spaesamento

Avete presente quando si incontra qualcosa di familiare in un contesto che ne altera la percezione, al punto che sulle prime nemmeno ti rendi conto che quel qualcosa è lo stesso con cui convivi dalla nascita? Mi sono incartato, non so descrivere bene questa sensazione, i tedeschi hanno una parola ben più adatta di spaesamento, ma ora non la ricordo. Lo diceva il mio professore di storia e filosofia che il tedesco è importante, ma tre anni di vocaboli inframezzati subdolamente nelle sue lezioni non sono bastati. Le cose sono andate così. Stavo sentendo il nuovo disco di Tricky, Vulnerable, che uscirà a giugno e conterrà pure due cover, Dear God degli XTC e The Love Cats dei Cure. Un primo ascolto in cuffia non particolarmente esaltante, al punto che dopo un po’ mi sono distratto. L’undicesima canzone, Where I’m From, è un po’ più veloce delle altre ma questo non mi distoglie molto da quello che stavo facendo. All’improvviso però succede qualcosa che sulle prime non riesco a focalizzare. Poi piano piano riesco a realizzare: la cantante che finora ha duettato con Tricky si è messa a cantare in italiano. Ho pensato che Tricky avesse concepito qualcosa di geniale, una canzone in inglese dove all’improvviso si sentissero parole nella lingua dell’ascoltatore, in modo da ripetere questo effetto straniante in un numero di paesi sufficiente a non rendere il disco un fallimento economico fin dall’uscita. Invece la cosa si è ripetuta anche nell’ultima traccia. Dopo una breve ricerca ho scoperto che la nuova musa di Tricky, che ricorda molto Martina, è italiana e si chiama Costanza Francavilla.

Station Wagon: Time Takes Its Crazy Toll

Il sito di Playboy ha deciso di trasformarsi in una fanzine, è chiaro. Non inserisco il link, ma hanno intervistato Thurstone Moore dei Sonic Youth. Gli hanno chiesto se il fatto di essere padre lo influenza dal punto di vista artistico. Ha risposto che, quando la famigliola si trova in macchina, la musica viene scelta da sua figlia. E sua figlia è molto ossessiva negli ascolti. E sua figlia per ora vuole sempre ascoltare il CD di Vanessa Carlton e le colonne sonore di Chicago, Sabrina the Teenage Witch e The Powerpuff Girls. Dico: immaginate solo per un attimo Thurstone Moore e Kim Gordon in questa sorta di contrappasso. E poi uno scambio geniale:
PB: How difficult is it balancing being a dad and being in a rock band?
TM: Well, one of your priorities as a parent is to bring home the bacon. And for me, being in a band brings home the bacon. I have to do it. At the same time, it limits when we can tour because of school, or it limits the amount of time I can get work done at the house, because of the needs of a child. It's somewhat difficult, but it's not something you can complain about.
Nell’articolo si parla poi delle riedizioni di Dirty e Goo. Vabbé, torno a leggere l’Espresso che dice che i cinquantenni sono giovani.

Oggi

Tempo e spazio.

La canzone del giorno

Message In A Bottle (Live) - Cristina Donà

29.4.03

Altre voci

Bertoncelli stronca Daniel Johnston.

Nel sole

Lo dicevo io, con una maglietta con le maniche corte Summer Sun degli Yo La Tengo si gusta meglio. Non è ancora la pesante afa di Agosto, non è una fila in autostrada. Niente traffico davanti a me e niente fretta. Il finestrino è aperto e faccio a meno dell’aria condizionata finché è possibile. Non sono propriamente canzoni sul sole, ma ne hanno tutte le sfumature: albe, pomeriggi sonnecchianti, tramonti a ballare prima di cena. Il basso pulsa raggi caldi ma non bollenti e la batteria ne asseconda le variazioni, introducendo però ogni volta sapori diversi tra il tropicale e il jazz. Le chitarre non sono l’elemento principale ma sono la brezza del disco: mai distorte, scelgono spesso la via rossa e vespertina dello slide e degli effetti liquidi. E poi tratteggi minimi di elettronica ambientale, pianoforti sempre in bilico tra il notturno e il diurno, spruzzate di hammond in Winter a go-go e il lungo duetto tromba/flauto di Let’s be still. Chiude una delicata e nostalgica cover di Take Care di Alex Chilton, che si lascia dietro surf, jazz e forse anche il sole. Fino a domani.

Too hot

Già qualche tempo fa il sito di Playboy aveva mostrato segni di apertura verso il pubblico rock attraverso un’intervista a Stephen Malkmus. Non so quali studi di marketing portino a ciò, ma adesso hanno lanciato un sondaggio on-line per decretare la ragazza più sexy dell’indie rock. Pensate quanto tempo è passato da quando nei video rock si affiancavano ragazze poco vestite alle chitarre per vendere qualche copia in più. Oggi succede il contrario, miracoli della crisi.

P.S.: mosso dalla mia passione per ragazze dai capelli corti ero indeciso se votare Ida No o Caithlin De Marrais; così ho scelto Neko Case, che attualmente è anche la più votata.

Passano le stagioni

Sparate al più anziano. E correggete nell’articolo il venticinque, perché avete premuto il due al posto del tre.

Primi freddi

Il nuovo disco di Frank Black arriverà a Settembre e sarà triiiiiiiiiiiiiiiishte.

Oggi

Maniche corte.

La canzone del giorno

Na Na’s Waltz - Aqua Bassino

28.4.03

A summer wasting

Tempo fa corrispondevo con una ragazza di Detroit. Beh, non era proprio Detroit, ma un sobborgo. Insomma, non fa poi molta differenza, anche perché presuppongo che Molly non mi legga. Detroit è una città che ha molta musica nel sangue, ma che non piace molto ai suoi abitanti. Per la questione irrisolta del fascino degli opposti, amano il sole della California e dell’Europa, ma prima o poi finiranno a New York, che è più vicina e offre più possibilità. Detroit è la Motown, il garage rock di Stooges ed MC5, la acid-house. Detroit è anche l’industria automobilistica che è in crisi perché si priva del supporto delle migliori giovani menti in circolazione.
Fred Thomas è nato a Detroit e anche lui deve essersi sentito prima o poi fuoriposto. I laghi non hanno onde, non sono profondi e il terriccio è soltanto una viscida copia della vera sabbia. Credo che si senta fuoriposto pure musicalmente e che ami molto giocare con contraddizioni e cliché. Io ci vado matto per queste cose, deve essere un innato desiderio nascosto di essere abbindolato. Fate una volta anche voi un esperimento: provate ad andare in un negozio di elettronica e a fingervi svagati clienti alle prime armi. Una delle cose più divertenti del mondo, i venditori. Io li valuto sulla base del numero di secondi che impiegano per pronunciare “ultimo tipo” o “ultimo modello”. Non avete idea di cosa vi proporranno come ultimo modello, un mirabolante oggetto in grado di fare persino il caffè e che stranamente non ha una tastiera, ma due comode tazzine infrangibili in moplen in omaggio. Un vero peccato essere lì solo per finta.
Torniamo a Fred Thomas che crede di vivere negli anni Sessanta, ma anche un po’ nei Settanta, negli Ottanta e nei Novanta. Si è circondato di un gruppo di persone numeroso, dodici o giù di lì, chiamato Saturday Looks Good To Me e ha scritto All Our Summer Songs. Canzoni dalla durata rigidamente radiofonica, che suonano come uscite anta anni fa da una stazione AM. Mura di suono stipate negli spazi angusti di un quattro tracce, con gli orchestrali che si riuniscono nel garage sotto casa. Un rimando continuo agli stereotipi dei favolofi anni feffanta, tutto molto costruito e senza vergogna. E qualche giochino con le manopoline. Okkei passiamo ad altro.
Il problema, se non l’avete capito, sono io che ancora non ho deciso se considerarla una schifezza o reputarmi definitivamente demente. Ne ho sempre più la certezza da quando non riesco a cambiare durante la pubblicità su Onyx di quel cofanetto sugli anni Sessanta coi Monkees e quella canzone che fa “No milk today, my love’s gone away”. Per esempio sono tormentato dall’inciso di fiati che si sente all’inizio del disco in Untitled e ricorre alla fine di No Good With Secrets e nella cavalcata power-pop di Alcohol. Vorrei un ballo di fine anno per The Sun Doesn’t Want To Shine. Meet Me By The Water sembra una canzone dei Turtles in mano a un dj giamaicano. C’è pure il lascia che ti aspetti per ore di Ultimate Stars, “If I don’t see you soon, I have to find another game to lose”. E due comode tazzine infrangibili in moplen in omaggio.

I hate people when they’re too polite

David Byrne aiuterà Homer Simpson a scrivere una canzone d’odio per Flanders.

Voi non lo sapete, ma in privato è abbronzato

Oggi, il mio settimanale di riferimento, quello che è un peccato che non ti allega i dvd, che ti regalerebbe sicuramente quel capolavoro che è Akiko (Una giapponese a Roma con trentatrè anni di anticipo), non come quelli lì intellettualoidi che regalano i Cadaveri eccellenti che suona pure macabro quando lo chiedi all’edicolante o come quello che ha mangiato pane e volpe che devi comprare i dvd per raccogliere i bollini per comprare il lettore agevolato, come se io che compro un dvd non ho già un lettore, agevolato o no che sia. Io e le mie digressioni, tze.
Dicevo. Oggi, il mio settimanale di riferimento, quello con la mia critica e autrice televisiva pure lei di riferimento, che questa volta ha sottolineato una debolezza, e non pare vero, della De Filippi, non come quella donna tutta d’un pezzo (che è l’Alda), che non cita Freccero quando cita quell’altro lì che diceva che nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso e se c’era Brontolo gli rispondeva: “pure tu morso dalla dentiera di mia suocera?”. Io e le mie digressioni, uff.
Arrivo al punto. Oggi, il mio settimanale di riferimento, quello con le critiche ai libri della Casella, quella che presentava la Domenica Sportiva dove una volta aveva invitato Alexi Lalas e ci aveva pure cantato insieme ma prima presentava A Tutto Volume e non è un gioco di parole, e che però questa volta si occupa di libri pure nelle ultime pagine nella rubrica C’è posta per noi, di un libro di un professore di Ispica che sostiene che Shakespeare era siciliano e d’altra parte come contraddirlo, visto che sapeva che non ogni nube porta tempesta, ché qui di tempeste non ne vediamo quasi mai e ché Oggi ce lo danno col Giornale di Sicilia. Io e le mie digressioni, minchia.
Concludo. Oggi, il mio settimanale di riferimento, parla di musica. Prepara il palato a pagina trentadue con una foto di Martina Colombari vestita da punk, che ricorda più Laura Freddi che una delle Slits. Il piatto forte arriva però a pagina cinquantacinque (non starete mica sbirciando la cinquantaquattro?!): un lungo articolo di Maria Celeste Crucillà su Marilyn Manson. La tesi portata avanti è a metà tra lo sdoganamento presso il pubblico pantofolaio, ma la Crucillà non sa che Warner guarda la Potemkin soltanto per la scena dei vermi sulla carne, e la pubblicità occulta al formaggio da spalmare incastonata tra le pagine. Cosa mi ha colpito tanto allora? La giornalista di MTV (Italia?) che fu fidanzata di Manson? La chiusura epicaeticaetnicapathos (“Così come cresceranno i nostri figli e verranno, pure loro, assorbiti dal mondo e dalle sue regole”)? No. Che ci faceva su Oggi il gemello cattivo-ma-solo-per-scherzo di Luca De Gennaro?

Rassegna link

Qualche segnalazione sparsa.
Storia della Rhino (Massimo Bernardi)
Kinsella dei Joan of Arc ha fatto il pazzo a Roma (Night Passage)
La Crus live: Inkiostro, che abbina anche Cristina Donà, e Storie.
E poi altri blog musicali: G2, Comunicare con la musica e, visto che parla spesso di musica, Gecco.

Aggiunta in corsa per farmi perdonare dell'errore del link: storia di West Country Girl: Nick Cave e PJ Harvey, ancora da Inkiostro.

I was puzzled by a dream, (that) stayed with me all day in 1995

Uno speciale della BBC si è occupato della Electric Honey, l’etichetta gestita dagli studenti del corso di music management dello Stow College di Glasgow che consente ogni anno la pubblicazione di un EP a giovani musicisti sconosciuti. Stuart Murdoch ha raccontato la storia di Tigermilk, che non fu un EP ma un LP, e delle sue mille copie. Uhm, quello della foto non mi sembra Stuart.

Distratti!

Ma come avete fatto a perdere questo?

Oggi

Trenta gradi o giù di lì.

La canzone del giorno

Mama Don’t Smoke - Bran Van 3000

25.4.03

Love for Love’s Sake

Ora che è arrivato sui grandi giornali e che qualcuno pensa che stroncarlo sia ancora più pheego che sentirlo, cambierà qualcosa per Daniel Johnston? Poco è importato allo stroncatore che fosse proprio lui a volere un disco che suonasse come i suoi idoli, come i Beatles e tutti gli altri, perché no anche i Pistols e i Ramones. Ma non è anche questa una prova della sua consacrazione? Il suo disco è arrivato in mano persino ad uno sfigato che pensa che Daniel Johnston sia una protuberanza del suo boom-box Sanyo da cinquantanove dollari e che forse confonde urgenza e lo-fi, ignorando che quando senti il bisogno di fermare qualcosa, basta tutto, persino un fazzoletto di carta usato o il palmo della mano.
La storia di Daniel Johnston è lunga e piena di colpi di scena e probabilmente ve l’hanno raccontata già altri: tutti coloro che ne parlano dosano gli aneddoti, quelli più minimi, dalle cassette registrate per le ragazze che lo consideravano un soggettone alle sue peripezie fisiche, secondo lo spazio a disposizione e la voglia più o meno forte di farne un personaggio. Quello che per altri sarebbe invasione della privacy, in lui è elemento che non riesci a separare dalla sua poetica, se non altro perché ritorna nelle sue canzoni, nelle sue parole e anche nel timbro rotto della voce, solcato da quel sollievo quasi felice che si prova alla fine di un pianto.
E poi ci sono le canzoni di questo disco. Più che di amore parlano di amore per l’amore, della sua duplice natura di malattia e medicina, della liberazione dall’ossessione dell’assenza. Mark Linkous degli Sparklehorse ha ricevuto pezzetti di cristallo brillanti e taglienti e si assume una grande responsabilità fin dall’inizio, fin da Now: sente il bisogno di sogni realizzati, di una tranquillità finalmente raggiunta nella fuga dell’arte. Daniel suona meno terreno, sembra guardarci dall’alto, mentre si allontana. Non sempre è così e allora riaffiorano momenti splendidamente ossessionanti, come una Love Enchanted dove la mente di Daniel vaga mentre ascolta Hotel California. Altrove, dove la musica si fa più rock, diventa un vecchio amico saggio che ci racconta storie ormai passate da cantare in coro a squarciagola davanti ad una birra, anche se lui non può berla. Ogni canzone poi ha i suoi piccoli particolari da amare, come lo scombinato disordine finale di Living It For The Moment. Fear Yourself è già tra i dischi dell’anno.
E grazie a Quarky e Polaroid.

Settembre, seconda decade

Da oggi questo blog ha un indice e un'iconcina.
(Basterà per finire su E sticazzi!?)

Rezpect 2 Da Supa-Dupa Max

Finalmente sto per realizzare un sogno: verrò inserito nei crediti di un disco rock. Certo non è come finire sulla copertina di un disco degli Stereolab, ma almeno adesso potrò paragonarmi a Mons. Ersilio Tonini.

Mai più senza

Se siete dei fanatici del vinile e dell’analogico questo è quello che fa per voi. (Scovato su Neural.it)

Frankly, Mr. Shankly

Quando non si resiste ad un gioco di parole.

La storia siamo noi

I grandi momenti.

Oggi

Put your hands up in the air.

La canzone del giorno

World Love - The Magnetic Fields

23.4.03

Per amore di Google

Qui sotto si parla di Lesser Matters di The Radio Dept.

A Little (C)loud

Chiunque inizi una canzone con “1995 is missing buses” merita la nostra stima incondizionata, al punto che già al secondo ascolto medito di inserirlo tra i dischi dell’anno, almeno del mio anno. Mi è sempre piaciuto perdere gli autobus, anche perché negli autobus alla fine non succede niente. Sì, la vanità degli sguardi da autobus non era poi diversa da quella che si percepiva alle fermate, mentre si aspettava. Ma mentre nel primo caso si sentiva quell’oppressione da fermata-in-arrivo-signoranziana-deve-scendere?, nel secondo avevamo il potere di rimandare se il 39, che ora si chiama 339, si fosse presentato troppo presto o di arrivare a casa prima se tornavi con tuo padre. Io non andavo contro corrente e scendevo sempre alla mia fermata, anche perché altrimenti avrei rischiato di dover aspettare un altro autobus. Nel 1995 il conto tra autobus persi e presi si spostò in maniera consistente verso i primi: il quinto anno consentiva questo e la firma sul libretto delle giustificazioni. Sono passati otto anni dal 1995 e molti di voi non sanno quello che intendo.

E poi…
… perché è lo Storytelling che non è riuscito ai Belle And Sebastian in Storytelling.
…perché sono svedesi e incidono per la Labrador.
…perché Strange Things Will Happen è il modo più bello per iniziare una giornata.
…perché non hanno laptop e non sanno ancora cos’è un glitch.
…perché mi ricordano i Broder Daniel e…sapete i Broder Daniel? Whirlwind quando si è incazzati e Underground non è il finale.
…perché si sono formati nel 1995 e la bassista è la ragazza del cantante.
…perché dall’ottantesimo secondo di Slottet #2.
…perché la carta vetrata non è solo la carnazza garage dei uai strais. Keen on these boys!
…perché qualche giorno fa John Peel ha passato un loro demo su quattro piste alla bibbisi’.
…perché gli strati di distorsioni alla Slowdive, ma non alla maniera lenta-e-4-a-d dei sigurrosi.
…perché si vede che non sono molto obiettivo nel parlare.
…perché falling again is what you want.

Ho sentito il nuovo dei Mogwai e…

…mi sembra molto leccato, pieno di vociuzze sintetiche e sostanzialmente sulla scia di Rock Action. Rivoglio il delirio di Mogwai Fear Satan!

Oggi


La canzone del giorno

This Is Just A Modern Rock Song - Belle And Sebastian

22.4.03

Il miglior video dell’anno

Salve, sono il signor Electric Six e ho un grosso problema. Dopo aver fatto ballare il mondo intero con Danger! High Voltage! ed essermi preso una pausa sufficiente a scongiurare il “pericolo della sovraesposizione” (cit.), devo mettere a segno un colpo che sia almeno paragonabile al mio esordio. La signora Electric Six, che nel frattempo mi ha avuto in giro per casa e già non ne può più di me, è scettica e ha compilato preventivamente il modulo d’adesione alla COW (Confederation of One-hit Wonders). Ora, non è che mi spaventi la prova d’ingresso preparata da quei mattacchioni dei Twenty For Seven, visto che con tutta probabilità si tratterà di rubare le mutande di Tasmin Archer, metterle in testa, correre sotto casa della cantante delle 4 Non Blondes e cantare a squarciagola Pump The Jam dei Technotronic, vestito da Papa Winnie. Come diceva Queen Latifah, se c’è riuscita Carla Rocchi ce la posso fare anch’io. Il problema non è questo: io voglio essere una star, voglio essere dentro alla televisione di Donne allo specchio, come è già capitato a Sposini e a Giacomo Crosa. Io voglio dare almeno due colpi. E la canzone è pronta, si chiama Gay Bar e piace tantissimo pure a quella noiosona della signora Electric Six. Ma al giorno d’oggi non basta più la canzone, devo preparare anche un video che non mi dia possibilità di fallire, che sia passato come Video O’Clock su Countdown.
Se fossi il signor Electric Six, avrei in tasca il segreto del mio successo: scritturerei le Gattine Vichinghe.

(Il filmato è un flash che può essere visto agevolmente anche da chi ha una striminzita bandina analogica come me. Perciò, consiglio a tutti di guardarlo perché è esilarante.)

Turn over

Da sempre i Massive Attack hanno avuto il problema della voce femminile dal vivo, tanto che nei tour successivi a Protection e Mezzanine le canzoni in cui apparivano Tracey Thorne e Bettina Fraser non venivano quasi mai riproposte. Nei concerti successivi all’uscita di 100th Window invece hanno cambiato idea: i classici black sono stati affidati a Debbie Miller, mentre le canzoni della O’ Connor e della Fraser sono passate a Dot Allison, che la maggior parte di voi ricorderà per i la-la-la in compagnia del fidanzatino dei Death in Vegas all’interno di uno spot di una nota marca di jeans. Il risultato è stato così così, ma 3D può dirsi fortunato: per lo stesso motivo Nick Cave è stato costretto a baciare una sera sì e una no Blixa Bargeld al posto di PJ Harvey, ogni volta che cantavano insieme Henry Lee.

Casa e putia (phew, sono riuscito a evitare come titolo Fedeli alla linea e Affinità e divergenze)

Spericolato tentativo di Luca Sofri di coniugare musica e bottegone. Se non cercassi disperatamente di rimuovere la questione, mi collegherei a The Dining Rooms per parlare del nuovo singolo dei La Crus, visto che li accomuna la presenza di Cesare Malfatti. Dicevo dei La Crus: palesemente cotti, cercano di aprire al movimento proprio ora che il correntone della dance è passato di moda; nei testi non dicono più niente di personale, in pieno spirito riformista. Mauro Ermanno Giovanardi (Yuri) deve decidersi: o si fa crescere i baffetti da sparviero o ritorna al rosso acceso degli esordi. Dopo ciò, se avevate ancora dubbi sul nuovo disco del gruppo milanese, ora avete una ragione in più per evitare di comprarlo.

Paul McCartney And The Swing (sognavo da anni un titolo con l’anagramma)

Rendiamo grazie a Robbie Williams.

Oggi

Ritorni.

La canzone del giorno

My Man’s Gone Now - Nina Simone

17.4.03

Ho sempre te

Cristina Donà comincia il nuovo disco con un benvenuto. No, lo comincia con i preparativi del benvenuto: padrona di casa attenta dispone i particolari, dipinge col suo oro i sogni di cui non mi ha ancora parlato. Il suo giardino è in mia attesa. Voi potete pure lasciarci soli. Ritroverò quel che avevo perso, le sue sorprese, dopo quattro anni passati a guardare fotografie di quelle passate. Il suadente preliminare che apre Dove sei tu ritornerà alla fine del disco, se si eccettua la traccia bonus del remix di Triathlon, nella circolarità di un abbraccio infinito, di un giardino che non si chiuderà mai.
Torna così la voce più bella delle ragazze italiane, luminosa come stella buona anche quando è inquieta, capace di sinuose danze e acute capriole bambine. Assistita da Davey Ray Moor, che le cuce addosso suoni più morbidi e pop, Cristina Donà dà l’idea di essere in pace con se stessa più che in passato. Non abbandona invece le delizie degli scorci minimi a due, che anzi sono il tema conduttore del disco, e accanto a questi si affacciano sprazzi di ironia giocosa.
All’entrata del giardino si fa subito Invisibile e la dolcezza fragile delle domande trova un contrappunto nascosto nella tensione che semina la batteria. In fondo al mare ha nel ritornello degli incantevoli tuffi di note dai tintinnanti imperativi al più profondo blu, mentre la chitarra descrive bolle che risalgono in superficie. La fuga atletica ed electro di Triathlon, replicata pure nel Casa Sonica Remix di Samuel dei Subsonica, è utile nell’introdurre una svolta ritmica, ma la metafora su cui ruota la canzone mi pare un po’ forzata. Segue The Truman Show (Lui riprende dall’alto), ruvido rock in cui la voce di Cristina sfodera il suo lato più tagliente in un’ossessione da osservazione che allude a tutto tranne che ai programmi televisivi. La title-track, Dove Sei Tu, rallenta l’andatura in un dondolio notturno impreziosito dal duetto jazzato tra pianoforte e tromba. Il Mondo non è purtroppo la cover di Jimmy Fontana, ma è ugualmente curiosa nel suo mischiare fisarmonica (o ghironda?) e ritmi reggaeggianti. L’Uomo Che Non Parla vede Cristina gigioneggiare tra gospel, urletti e gorgheggi divertiti fino alla chiusa davvero irresistibile di “Eh, sì, più di uno anche”. La sua imitazione di una tromba introduce l’unico pezzo in inglese, Give It Back (To Me), blues alla maniera di PJ Harvey giusto meno nervoso. Salti Nell’Aria (Milly’s Song), canzone scritta per la figlia nata a Davey durante la produzione del disco, è una melodia strappasorrisi che sembra uscita da un musical, infantile e classica nel suo vestito lussuoso. Prima della chiusura rimane appena Un Giorno Perfetto, in cui ricorre il tema della fine, della fine di agosto, della fine di qualcosa che ci sembra irripetibile ma che forse, prima o poi, ritornerà.

She Rocks

Una raccolta di foto di ragazze con basso o chitarra. Incompleta, ma utile ad avvalorare la tesi che le ragazze nelle band tendono ad essere bassiste.

La nuova Europa: La 25ma, ora

Non ci crederete ma su Viva Polska hanno mandato di seguito per venticinque volte il video di Twenty Five To Midnight di Sting.

Oggi

Una volta si diceva buone vacanze. A tutte e a tutti.

La canzone del giorno

Femme Fatale - The Velvet Underground And Nico

15.4.03

Fratellini

Quando si parla di musica italiana si corre spesso un doppio rischio. Il pregiudizio della provenienza potrebbe spingere verso critiche ingenerose, condite da un filo di spocchia, che eviteremmo se invece avessimo in mano l’ultima sensazione scozzese, la sconosciuta novità giapponese o l’affermato artista all’ennesima conferma. Ultimamente però, forse anche per combattere una crisi non solo di vendite ma anche creativa, si è diffusa una politica di sostegno che coccola i nostri musicisti: quando il disco è buono non si nega un voto in più; quando invece non convince ci si limita alla cronaca, se non al pettegolezzo. Il noto complesso ha già colpito le riviste inglesi con conseguenze che conosciamo, sia sulla stampa che sulla qualità dell’offerta musicale d’oltremanica. Insomma, nel parlare per la prima volta di un gruppo italiano, anche se canta in inglese, cercherò di essere una via di mezzo tra l’anZiano che ha visto tutto e le esplosioni di generosità fraterna (minore, eh).
Gli Yuppie Flu sono di Ancona e sono usciti da circa un mese in Italia, ieri in Europa, col loro nuovo disco intitolato Days Before The Day. Se tempo fa potevano essere considerati degli epigoni dei tardi Pavement con richiami anche ai dEUS, nell’ultimo EP e nell’ultimo cd hanno introdotto ulteriori influenze quali quelle provenienti dai gruppi pop-psyke (Mercury Rev, Flaming Lips, Delgados) con una spolverata di microfratture elettroniche, tanto di moda ultimamente in ambito indie. Persino la voce di Matteo Agostinelli allude nella sua nasalità, da molti poco amata, alle giravolte di Donahue in Deserter’s Songs. Dosando orpelli e velocità, gli Yuppie Flu evitano uno scenario uniforme spaziando tra ballate trasognate (Dreamed Frontier, Spring To Downcomers, la rotonda Drained By Diamonds) e accelerazioni elettriche (Food For The Ants, Eyes Of Dazzling Bright e Silverdeer). Il disco suona ben fatto e aspira a fare parte di una scena europea, tuttavia mostra proprio il limite di una eccessiva aderenza al modello di partenza. Discreto, ma al terzo lavoro della nuova promessa del rock indipendente italiano dovrebbe essere lecito aspettarsi maggiore personalità.

L’acidità e tutto il resto

Se non l’avete già fatto, andate a leggervi l’inizio della vera storia di Melvin, il leader dei Petunias.

Bless this mess

Assunto di partenza: chi possiede più di cento dischi è un maniaco.

Siccome le manie non vengono mai da sole, c’è il problema dell’ordine. Persino il più pigro dei musicofili ha messo a punto e sperimentato il suo personale sistema di disposizione dei cd. Io per esempio li suddivido in pile per generi, quindi raggruppo i cd di un singolo artista e li inserisco nella pila secondo la mia attuale voglia di sentirli. Quando sento un disco non lo ripongo nel luogo di partenza, ma in cima alla pila. Dopo qualche tempo alla base della torretta si depositano i cd che ho comprato/masterizzato per moda, i cd più vecchi e/o difficili, i cd ritrosi e timidi. A questo punto mi dedico proprio alla base e dopo, di solito, riordino le pile secondo il dettame del primo passo o simile. I metodi di ordinamento sono certo moltissimi, ma possono essere ricondotti ad una serie di famiglie. Qualcuno si è infatti preso la briga di sistematizzare gli approcci, coi loro pro e contro, in undici comode categorie.

La nuova Europa: Witowy Marta!

Mettevo in ordine tematico i ritagli degli articoli di Maria Venturi su Oggi per valutare se e come avesse cambiato opinione, quando mi sono imbattuto in un commento ad un post di quasi venti giorni fa. Forse dovrei controllarli più spesso. In risposta ad una breve riflessione su Marcin Rozynek la cara Marta, che ci scriveva dalla Polonia, si rammaricava in questo commento di non capire l’italiano. Pertanto non sapendo se abbia letto la mia risposta, ormai finita negli archivi, vorrei dirle due parole di benvenuto.

Welcome Marta, I hope you found my blog useful to you and I hope you’ll keep on reading it too, even if you don’t speak italian. I don’t know whether you’re Marta Berens or not, but in that case I want to tell you that, last week, your red eyeshadow was so gorgeous. Bye and stay tuned.

Oggi

Ordini e influenze.

La canzone del giorno

Under The Influence - The Chemical Brothers

14.4.03

Grande. Ma quanto grande?

Prossimamente The Matthew Herbert Big Band.

Sei miliardi e uno, sei miliardi e due, sei miliardi e tre.

Si vocifera di una possibile asta per l’acquisto della Universal Music tra l’indecisa Apple, che per prima aveva mostrato il suo interesse, e la Microsoft. Adesso qualcuno spiegherà a Bill Gates che per vincere l’asta non dovrà copiare l’offerta del concorrente?

They only want you when you’re seventeen

Ma il poster era suo o di un sosia? Meno male che abbiamo il DNA per scoprirlo.

Chi sceglierà Lucia? E chi Karim?

Devo una risposta ai ragazzi di Tre di Tre (già Paralysis By Analysis), che si chiedono come mai sia presente nel mio blog un riferimento agli amici di Maria De Filippi: parlando di Carla Bruni, Les Inrocks aveva contrapposto le calde imperfezioni della Bruni alla musica da accademia televisiva. Come per magilla molti uomini e donne sono arrivati qui cercando il video del balletto di Anbeta con Carla Fracci, ma giuro che almeno in quel caso non è stato un mezzuccio, come può essere invece la rubrica La nuova Europa nata apposta per catturare l’attenzione del pubblico polacco.

P.S.: Riguardo a Cat Power, io ne avevo parlato già qualche mese fa e sono d’accordo con quello che ha scritto Roberto.

Oggi

Numerique.

La canzone del giorno

Combination Of The Two - Big Brother & The Holding Company

11.4.03

Blooms eventually

Oggi è stato un pomeriggio un po’ così. Di quelli che tracheggi a vista, che passi tra un angolo e l’altro della casa, di quelli che ti sdrai sul letto e non ti va di assumere la tua consueta dose di ossigeno giornaliero atta a non farti sembrare più pallido di quanto sei. Forse sto attraversando la mia fase vongola. Sono al risparmio pure sui tasti premuti, copio&incollo parole dal blocco note, convinto che sia meno faticoso di cercare una R. Non ho nemmeno la scusa della metereopatia, ché ancora l’afa non è arrivata. Devo regolare i miei cicli di sonno e veglia. Voglio parlare del cd che sto ascoltando, ma l’ha già fatto e bene ebi di Polaroid, che ringrazio anche per avermelo fatto scoprire. Il vicolo cieco balearico di Within a orderly life mi sveglia del tutto alla fine. Vado a comprare il pane, se proprio nessuno di voi ci vuole andare.

Play it again

Gli Yo La Tengo si sono esibiti nell’annuale maratona benefica di cover a richiesta sulla WFMU. Qui trovate gli mp3 della serata.

Siciliani nel mondo (tanto il derby è la settimana prossima)

Intervista a Massimo sui suoi esordi e sulla svolta massimale (un termine che usa lui, eh – NdFFWD) di Hello Dirty.

News!!!

Trovate registrazioni inedite dei Black Sabbath. Incerta la datazione, ma a breve gli studiosi scioglieranno la riserva sui versi di pterodattilo udibili in lontananza.

Mad Bonanza

Pagina imperdibile con quintali di mp3 strambi: le vostre canzoni preferite interpretate da Leonard Nimoy, Telly Savalas, Hulk Hogan, Jerry Springer, Peter Sellers, Kevin Spacey, Alvin e i Chipmunks, Kevin Spacey e i Chipmunks e tanti altri. David Bowie e Marianne Faithfull fanno finta di essere Sonny e Cher in I Got You, Babe, Ozzy Osbourne canta Staying Alive. E poi le cover degli ABBA in hindi, cover in tedesco, in ucraino, in giapponese e YMCA in cantonese. E se non vi basta, la sezione Before and After svela le manipolazioni al computer che fanno sembrare più belle le attrici di Hollywood (per esempio il vero volto di Jennifer Lopez).

La nuova Europa: Like a Virgin

Anche se si sono fatti conoscere risuonando Material Girl e hanno una vocalist che sembra la sorella di Britney Spears, i Virgin sono un gruppo rock che non lesina ruvidezze come in To Ty. Nel video però Doroty gioca a fare la modella capovolgendo gli intenti di Britney in I Love Rock’n’Roll.
A seguire Viva Polska ci delizia con un’anteprima che credo, purtroppo, segnerà l’estate degli italiani. Pronto per lo spot delle promozioni estive delle compagnie telefoniche, l’ultimo singolo di Celine Dion è una rilettura tascissima (= tamarra, maranza) di I drove all night. Il video però è esilarante, soprattutto per le facce che fa la Dion per sembrare gggiovane.

Oggi

Cumuli e cielo sereno.

La canzone del giorno

Move Your MP3 - Le Hammond Inferno

10.4.03

Panda Panda Panda Panda Pan Pan-da

I Deerhoof avevano pubblicato il loro ultimo disco soltanto l’anno scorso. Forse in quest’intervista di Hiroki Shirasawa, rilasciata nel settembre del 2002 in occasione dell’uscita giapponese di Reveille, nemmeno loro si aspettavano di incontrare il Party Panda, qui raffigurato da Ken Kagami. Dopo pochi mesi invece è uscito il nuovo lavoro della band di San Francisco, che si intitola Apple O’ ed è un momento conciso di normalizzazione, per quanto possa dirsi normale, nella loro già lunga discografia.
Vicini per certi aspetti agli italiani Blonde Redhead, i Deerhoof sono molto amati dai musicisti della scena californiana. L’originario miscuglio di semplici melodie pop e dissonanti chitarre soniche, condito da sbalzi ritmici, tentazioni avanguardistiche e testi solo in apparenza naif, non è cambiato. Viene però dato più spazio al lato melodico, con conseguenti ripercussioni sull’accessibilità. Nello stesso tempo le scelte di studio si sono dirette verso suoni più scarni e meno prodotti. La cantante e bassista Satomi Matsusaki si è mossa tra filastrocche e japan-pop, tra flaua-flaua-fla-u-a e panda-panda-panda-pan, tra le onomatopee di Apple Bomb e gli abiti da geisha in Dinner For Two. I due chitarristi hanno regolato la dose di straniamento, sostenendo senza distorsioni la voce da bambina di Satomi e spiazzandola con duetti obliqui che non la travolgono mai del tutto. Inferiore rispetto ai precedenti, ma utile per iniziare a conoscerli.

Nuova entrata

In Inghilterra stanno approntando la prima classifica ufficiale della musica scaricata dalla rete in maniera legale e sperano di fare in tempo per il prossimo Natale. Ma come mai ci vorrà così tanto tempo, la devono fare mica in peltro o in simil-pelle? Se siete impazienti di sapere se il popolo della rete ha gusti diversi dalle persone normali, date un’occhiata alla seconda classifica non ufficiale della musica scaricata attraverso programmi P2P in maniera illegale. Tenete conto però che gli utenti del campione non sono stati capaci di disinstallare uno spyware.

You hit me with a flower, flower, flau-a* curse

Quella volta che liberai il mio amico dalla maledizione di Lou Reed.

Domani

Io non parteciperò a Blog Age per motivazioni logistiche. Giuro che m’ero messo d’impegno per procurarmi i soldi del biglietto aereo, ma ieri al lotto non è uscito il terno della mia data di nascita.

Oggi

Oh, Panda bear.

La canzone del giorno

Sexual Harassment Panda - Petey, The Sexual Harassment Panda

9.4.03

La canzone del giorno

Casper The Friendly Ghost - Daniel Johnston

Oggi

Uuuuuuuuuuuuuuuuu.



La storia (non) completa delle tracce fantasma.

8.4.03

Riv3 Cache

Dorine_Muraille non è, purtroppo, la nostra ragazza dei sogni n° 26. Innanzitutto perché Dorine_Muraille non è. Non è quello di cui parlano in molti, ovvero una chanteuse con la discografia completa di Fennesz e Markus Popp vicino al laptop. Dorine_Muraille è il nome di un progetto del musicista francese Julien Locquet (noto anche per il suo alter ego dance Gel), coadiuvato in alcune tracce alla voce e ai testi dalla poetessa sperimentale Chloé Delaume. In “Mani”, uscito da poco su Fat Cat, Locquet cerca di decostruire la chanson francese (e non solo) secondo i dettami della nuova elettronica mitteleuropea. Le iniziali composizioni per chitarra, pianoforte, violoncello e clarinetto sono state dissezionate, processate e rifratte in una massa intricata e contorta di molecole sonore.
A differenza dei suoi padri ispiratori però Julien fallisce nella sua missione. Markus Popp ha reso in maniera naturalista le imperfezioni del vuoto. Fennesz ha esplorato in maniera dolce e messianica le insanabili contraddizioni dello scontro tra analogico e digitale. In Dorine_Muraille invece non si percepisce il senso di decadenza che sarebbe stato il vero sale di un lavoro riuscito: Locquet non riesce a togliermi dalla mente il pensiero che, invece di rappresentare in maniera digitale l’idea che muoveva la forma primigenia, stia soltando indorando una pillola con una vocina carina. Locquet cerca, per meglio dire, qualcosa che giustifichi un lavoro altrimenti epigonale e che insieme renda più appetibile il tutto ad un pubblico meno selezionato. Peraltro per evitare un gioco troppo scoperto limita il numero delle apparizioni della Delaume, arrivando persino ad inserire oltre a diversi riempitivi “strumentali” una traccia intitolata bbraallen che riprende, come un cavolo a merenda, un antico folk tradizionale dello Yorkshire. Pretenzioso e dispensabile.

A record that

Britt Daniel degli Spoon, da ricordare per “Girls Can Tell”, ad un certo punto si è stufato del gioco dei dischi che esaltava tanto il suo intervistatore.

B-A-S-T-A

L’abbiamo capito.

La nuova Europa: Era de maggio

“The Mass” degli Era, su cui Emme Bi ha sollevato dubbi che condivido, è molto famoso anche in Polonia. Qui, per esempio, ho letto che Eric Levi ha collaborato nel disco con Sumi Jo, la soprano coreana che ha cantato durante la cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio del 2002. Come dimenticano presto gli italiani!

Oggi

Niente neve qui.

La canzone del giorno

Kelly Watch The Stars (Moog Cookbook Remix) - Air

7.4.03

That’s all, folks!

Negli ultimi tempi due dischi sembrano aver messo d’accordo tutto l’orbe terracqueo e criticone, quello dei due White Stripes e l’esordio solista di Evan Dando. Sul primo ho notevoli pregiudizi che ancora non mi hanno permesso di ascoltarlo. Sul secondo mi lambicco da un po’ di tempo, chiedendomi cosa non me lo fa amare alla follia come pare sia successo invece a molti. Ed è strano che gli riconosca tutti i suoi punti di forza, anche se non mi prende alle viscere, suo non nascosto proposito.
Non ho mai avuto un disco dei Lemonheads e per me Evan Dando è sempre stato quello della cover di Mrs Robinson. Dopo tanto silenzio poi, mi ero pure dimenticato che esistesse. Avevo rimosso anche le peripezie con Courtney Love. Poi qualche tempo fa ne ho risentito parlare quando Claire Danes ha suonato per lui la batteria nei concerti di New York. E poi un’altra notizia, nel nuovo disco in uscita, o nel singolo ora non ricordo, ci sarà pure Liv Tyler. In attesa di nuovi gossip ho iniziato ad ascoltare “Baby I’m bored” con tre propositi: 1) Non fare giochi di parole sul suo cognome nel titolo del post. 2) Non fare giochi di parole sul nome del disco nel titolo del post. 3) Elencare i due propositi precedenti per evidenziare la mia forza interiore, raggiunta dopo anni di meditazione a base di cannoli di Piana degli Albanesi e gelato al caffè.
Da sempre considerato uno che non ce l’aveva fatta per colpa sua, per colpa degli stravizi, Evan Dando invece ha esordito come uomo maturo. “Baby I’m Bored” ha tutto al posto suo. Tot pezzi alt-country come Waking Up e Rancho Santa Fe, via di mezzo tra Wilco e Calexico (che pure collaborano insieme ad Howe Gelb) con finale alla Sonic Youth. Tot pezzi piacioni pop rock con il fedele Tom Morgan come le Perniciosa-ai-limiti-del-plagio Repeat o le radiofoniche Stop My Head, It Looks Like You e The Same Thing. Tot pezzi intimo-folk come le belle Hard Drive e All My Life scritte in prima persona per la dolente maturità di Dando dal sottovalutato Ben Lee, che realizza così i sogni della sua adolescenza, quando cantava di come sarebbe stato essere il suo idolo. E poi i testi da perdente che alla fine vince e una durata non eccessiva grazie al limitato numero di riempitivi.
Cos’è allora che non me lo fa apprezzare in maniera piena? “Baby I’m Bored”, come detto, suona molto adulto. È un disco in cui si tirano le somme e si toccano temi da cui mi sento ancora distante. Sembra pensato per i thirty-(quasi forty)-something, non soltanto dal punto di vista del testo, quanto anche da quello delle scelte stilistiche. E con ciò non voglio dire che sia costruito per colpire quella fascia di pubblico, così remunerativa e così influente nel giudicarlo. Trovo però che per andare al di là del piacere per alcune delle singole tracce, sia necessario un processo di identificazione che il disco richiede in più punti e che in me non è riuscito a scattare. Almeno fino a questo pomeriggio.

Alla cieca

Blind listening session per il padre di Angelica Cacciapaglia, la Giulia del video di Dedicato A Te de Le Vibrazioni (che tra parentesi sembrano i Lunapop che suonano cover dei Radiohead).

Certo che il paragone con le amebe…

Sull’Observer Kitty Empire parla della longevità di Yo La Tengo e Smog, addebitandola al basso profilo che si sono imposti. L’undicesimo disco è per loro un traguardo, a prescindere dalla qualità del risultato. Che comunque non è ai migliori livelli del passato.

Causa persa

Ma è solo un servizio fotografico su un mensile femminile? (Via The Modern Age, nostri non precisi fornitori di gossip musicale/modaiolo)

La nuova Europa: Sette Secondi

I Varius Manx sono stati il gruppo rock del 2002 per il mensile Maxim Polska. È da poco uscita Kilka Sekund, una loro interessante cover del famoso successo di Youssou’n Dour e Neneh Cherry. Monika Kuszyńska, che è la voce femminile del gruppo, è una delle star del gossip polacco.

Oggi

Commare.

La canzone del giorno

Gossip Folks - Missy Elliott featuring Ludacris

5.4.03

Intervallo

Suona così anni Sessanta la chitarra di quel lento che ballavamo a Bahia. “Tu. Tu devi sapere della piscina, della margarina, della Carolina, della benzina. Tu, devi sapere di me”. Io sapevo che era così, ma ho scelto il momento sbagliato, quello del gelato. E sono scoppiato a ridere, mentre mi stringevi e respiravi nel mio orecchio la canzone di Roberto. Quanto tempo.
“Tu. Tu devi imparare l’inglese, imparare quello che so e quello che non so più”. Mi piace il tuo azzurro, anche se io sono più da blu. Viviamo nella migliore città del sud. Ma tu non lo sai. Leggi la mia maglietta. Baby, baby. I love you.

Oggi

Grazie Caetano

La canzone del giorno

Baby - Os Mutantes

4.4.03

Dermatologicamente testata

Finalmente dovrebbe essere possibile scaricare la prima edizione di Those were the days - Ieri è passato (Superpinkymandy FFWD Lesbo Mix) [Gigliola Cinquetti vs Beth Orton]. Il file va rinominato in mp3 prima dell’uso. Si evitino le critiche negative e si tenga alto il volume.

Elogio del fake

Liam Lynch era un generale dell’IRA. No, scherzo. Liam Lynch era uno scrittore irlandese. No, scherzo. Liam Lynch era il fratello di David Lynch. No, scherzo. Ambè…il cd è così però. Liam Lynch si è fatto conoscere al grande pubblico con Sifl & Olly, show comico di MTV in cui i protagonisti erano due calze da lui animate. Il disco di cui parlo, Fake Songs, è stato prodotto circa tre anni fa ma Liam l’aveva venduto solo ai parenti. Il primo aprile di quest’anno invece è uscito anche fuori dal suo quartiere.
Troppo spesso capita che la musica di oggi sia copia di qualcos’altro, peggio, che certi artisti inizino a copiare se stessi non appena gli va bene il primo singolo. Certo il limite tra copia e personalità è labile e Liam Lynch in questo senso non è un semplice imitatore alla Fiorello. Nel suo disco ha scelto degli artisti come Björk, Pixies, Jane’s Addiction, Bowie e Depeche Mode e li ha cannibalizzati. Non ha solo imitato la voce, ma ne ha ripreso tic, errori di pronuncia, vocabolari, scelte di produzione. Nel caso di Fake Björk Song: City e di Fake Pixies Song: Colleen la somiglianza è impressionante nei minimi particolari, per dirne due l’inglese imperfetto della signorina Gudmunsdottir e i cori su un solo canale della band di Frank Black. I testi scelgono la via del comico, come in Fake Bowie Song: Eclipse Me: “I’ve been stuck in space for such a long time. Sorry mom, I’m five years late for tea time.” Buona anche la Fake Jane’s Addiction Song: Don’t Be Tame. Deludente la Fake Depeche Mode Song: Miserable Life. Nel disco poi ci sono altri esercizi di stile, dagli anni 50 di Elvis al metal, dalle “nenie folk finto-esistenziali”(cit.) all’improbabile modello di canzone felice stile Magica Trippy in cui il cantante vuole interrompere dicendo che non ce la fa, che lui non è felice. Completa il tutto il manifesto di Liam, sigla finale del suo show e inno all’ambè come forma di sopravvivenza: United States of Whatever. Scaricatelo e fatevi quattro risate.

Era destino

Non ci crederete. Attraverso questo indirizzo, che manda in maniera random verso un blog, sono finito su FFWD.

Live’n’stat

Stamattina sono venuti qui da MTV cercando “silvestrin brand new”. Mi dispiace, ma ho proprio ragione: l'altra sera ha annunciato addirittura il nuovo disco di Martin Al Gore.
Ieri invece abbiamo avuto ospiti da Radio Radicale. Sperando che non sia stato Capezzone.

Paure

Non ditemi che il tormentone della prossima estate è Chihuahua.

Oggi

Ciuaua.

La canzone del giorno

Tahitian Moon - Porno For Pyros

3.4.03

E al clarinetto Woody Allen

Grazie al suggerimento di Gokachu, prossimamente sarà disponibile Those were the days - Ieri è passato (Superpinkymandy FFWD Lesbo Mix) [Gigliola Cinquetti vs Beth Orton].

Avvertenze: la versione in upload è la prima e più scrausa (seee ci metto quella buona che poi la fregate e vi fate i miliardi). Dopo l’ho migliorata soprattutto nelle parti centrali, dove non mi ero impegnato come nella prima parte a tenere tutto in battuta. Attenzione in particolare al testo. Non mi fate appunti tecnici, tipo sulla tonalità, perché non ho avuto nemmeno il tempo di pensare a quello.
Avviso per gli avvocati di Nelly Furtado: i campionamenti inferiori al secondo non ve li pago.

Fish in a barrel

Musicadirepubblica. stop. Cinquestelle. stop. Flavio Brighenti. stop. Meteora.

Anche io ho il mio inno bastardo

Perché gli italiani non hanno i loro bastard popper? Ecchenneso io! Vi do però un’anteprima. Il nuovo William Orbit (cioè io) ha il piacere di presentarvi la risposta anglo-italiana alle t.A.T.u. Avendo ieri pomeriggio una mezzoretta a disposizione, ho deciso di produrre un duo musicale come in Italia non si vedeva dai tempi di Rossana Casale e Grazia Di Michele. Ad essere sinceri anche io non ci ho perso molto tempo e quindi il risultato non è un granché, ma che ce frega ma che ce’mporta. La canzone si intitola Those were the days - Ieri è passato (Superpinkymandy FFWD Lesbo Mix) di Gigliola Cinquetti vs Beth Orton. È la triste storia di una donna non più giovane (Gigliola Cinquetti) che è stata lasciata dalla sua compagna (Beth Orton ai tempi di William Orbit) ed addebita la situazione al suo invecchiare, in particolare alla menopausa. La prima parte è un pianto solitario, quindi Gigliola immagina un dialogo con l'amante andata e poi crede addirittura di vederla. Le parole sono da "Quelli eran giorni" e la musica da "Yesterday's gone". Visto che però non ho uno spazio web, credo che difficilmente la sentirete.
Fateci largo Eiffel!

Piazza Italia

I Sigur Rós toccheranno col loro tour tre piazze/ville italiane:
Piazza Castello – Ferrara – 23 Giugno
Villa De Medici – Firenze – 24 Giugno
Villa Arconati – Milano – 25 Giugno

Al ladro, al ladro

Johnny Greenwood ha confermato che la copia di Hail To The Thief in circolazione è una versione preliminare risalente a Febbraio. Vedremo se sposteranno la data di uscita.

La nuova Europa: 25, Oregon Road 32920

Non dite ad un discografico italiano che non volete mostrare l’artista durante il video. Così una volta mi disse un regista (in realtà sono schizofrenico e riprendo con la mia videocamera tutti i matrimoni/battesimi/comunioni di famiglia - NdFFWD). Dicevo dei video senza l’artista. Su Viva P. ci si deve andare in orari diversi da quelli pomeridiani. Per esempio questa mattina sul presto c’erano gli Ścianka. Ścianka in siciliano vuol dire qualcosa come zoppia, ma vista la esse accentata iniziale dubito che si tratti di quello. Gli Ścianka hanno un video molto astratto fatto di colori, disegni e scritte in polacco. Musicalmente ricordano i Giardini di Mirò e qualcosa dei Tortoise, rock strascinato e quasi strumentale. In una recensione però ho letto che tempo fa li paragonavano agli Stooges e ai Velvet Underground. Visto il cambio di genere, che siano allora gli equivalenti dei Tiromancino?

Oggi

Versioni non definitive.

La canzone del giorno

The Shining (Avalanches’ Good Word For The Weekend Mix) - Badly Drawn Boy

2.4.03

Looking FWD: Baby, I’m on fire

Rete Allmusic, che vale la pena di essere guardata solo quando trasmette Music Zoo, proporrà in anteprima italiana domani alle 24 la versione integrale (15 minuti) del nuovo video di Nick Cave.

I giornalisti sono affidabili o no?

Non è quello che pensate. Si discute delle copie promozionali cedute in anticipo ai giornalisti e regolarmente in rete dopo pochi secondi dall’apertura della busta. Selezionare quelli affidabili? Far firmare loro contratti che li obblighino a comportarsi bene? Inserire nei dischi un software che fa la spia in caso di estrazione delle tracce? O sfruttare il tutto per fare pubblicità?

Pope down the volume

In giorni di scherzi come questi, prendetela col beneficio dell’inventario. Paul Mc Cartney, come Bob Dylan, suonerà a Roma davanti al Papa. Solo che il Papa vuole dormire e allora il volume non sarà altissimo.

Osvaldo remix

T-La, che è tornato sul suo sito, ha postato un’interessante versione bastarda di Madonna vs. Orietta Berti - Tipitipitipiti of light. Mi piace soprattutto l’acuto finale, mentre trovo così così la parte dell’uomo con l’organino. Dove avrà trovato la versione acappella? Spedita direttamente da casa “O”? Io intanto spulcio i sei cd commemorativi di “Una Rotonda Sul Mare” della Five Records, in cerca di qualcosa da adattare a Yesterday’s gone. Nell’attesa, beccatevi questa lunga intervista ai 2 Many Djs che parlano di royalties, rifiuti eccellenti e mezzi tecnici (loro usano ProTools e non AcidPro che è per sfigati come me).

Oggi

Tiratori scelti sul monte Pellegrino.

La canzone del giorno

Antonin Artaud - Bauhaus

1.4.03

Ma nell'ultima traccia fa il fantasma?

Ero lì che mi allenavo per il salto in alto di Buona Domenica, quando mi è capitata tra le mani una copia di “City Reading: Tre Storie Western” di Air + Baricco. Masterizzata la copia in questione, masterizzata. In molti già si sono espressi su questo disco e perciò eviterò di fare ironia. Tuttavia mi ha stupito una cosa in questa intervista agli Air sul sito ufficiale: non ostante Baricco abbia fornito indicazioni molto precise riguardo a quello che voleva in fase di scrittura, durante la fase di missaggio gli Air e Nigel Godrich non sapevano come accentare la voce rispetto alla musica per via della lingua italiana. Ma dico io, era così impensabile assumere un’interprete a cottimo, comprare un dizionario, usare babelfish?
Per la recensione del disco invece lascio la parola a mio fratello. Mentre stavo sentendo il Prologo per la puttana di Closingtown si è avvicinato e mi ha detto: “Pheeeeego, è uscito il cd di Guzzanti!!! Dai, però ora togli la canzone dove imita Tremonti e metti su Fascisti su Marte o Tutto Roma.”

Breaking News

Hail To The Thief dei Radiohead è già in giro. Pare che però non sia un promo, ma una versione pre-master.

In girum capimus nocte

Affettuoso e irresistibile pesce d’aprile per Wittgenstein. Non ridevo così da eoni. Complimenti agli autori: Gonio, , Spiritum e Selvaggia.

Brand: Few

Ieri ho dato un’occhiata(ccia) su MTV Italia alla nuova gestione di Brand: New. Il programma, dopo un breve periodo di transizione, ha subito una ristrutturazione sia nella grafica che nella “linea editoriale”. La conduzione è stata affidata al veejay Enrico Silvestrin, uno dei protagonisti dell’indimenticato Via Zanardi 33. Dal verde si è passato al marrone e lo studio è stato cancellato al croma-key con effetto molto primi anni Ottanta.
L’inizio non è stato dei migliori e non tanto per il divano rivestito con la bandiera della pace, metafora dello strisciante e insopportabile “La pace ci sta sul culo”, quanto per il bollito passolone preferito di Muccino: Silvestrin si incarta, legge troppo e dà l’impressione che non conosca ciò di cui parla. Ad un certo punto ha minacciato addirittura l’interattività del programma, che non arriverà attraverso sms in sottopancia ma tramite “le nostre, anzi le vostre, top 5”. All’inizio ha anticipato i video della puntata (bene, torno alla fine per Out Of Time - NdFFWD), alla fine ha anticipato quelli della successiva (bene, domani non ti, anzi vi, vedo - NdFFWD).
Brand: New ora ha anche il video della settimana che attualmente è Boom! dei System Of A Down. Scopro solo ora che il regista di questo video è il famigerato Michael Moore: è proprio vero che sono un ignorante e non mi bastano i servizi di Anna Praderio.

La nuova Europa: Video girl

Insoddisfatto da Brand: New sono passato su Viva P., dove trasmettevano video a tema pacifista, o almeno così mi era parso. La prima è una visione strappacuore: Give Peace A Chance cantata dal Peace Choir, quello con MC Hammer, i Bros, Adam Ant, Cindy Lauper, Wendy & Lisa. Quindi, dopo l’immancabile Out Of Time, arriva il turno di First We Take Manhattan di Leonard Cohen. Sono andato a dormire chiedendomi chi fosse la ragazza del video.

Oggi

Spectacular spectacular.

La canzone del giorno

Fish Heads - Barnes & Barnes