Offerta illimitata
I Sigur Rós hanno firmato per la EMI
(finto punk funk)
30.1.04
Sad songs, don’t stay till the end (Anteprima)
…E poi sarebbe arrivata la mattonella. Avrei voluto ballare Come On Die Young con la ragazza dal caschetto biondo e dalle righe orizzontali davanti a me, e Take Me Somewhere Nice con la ragazza bruna coi capelli corti appuntiti spettinati, e avrei voluto chiudere gli occhi per sette minuti su Tracy…
L’educazione sentimentale di maxcar: domande che vorrei sentire all’inizio di Buona Domenica, quando la gente risponde agli interrogativi sul senso della vita
Mi assale un terribile dubbio. È meglio (/*gesto di virgolette) frequentare (gesto di virgolette*/) una monomaniaca con la mia stessa mania, una monomaniaca con mania diversa dalla mia o una ragazza normale?
La canzone del giorno
Rifle Eyes - cLOUDDEAD
26.1.04
Oggi (Neve special edition)
Fotografo la neve che si scioglie non appena tocca terra. Con una fotocamera digitale che non permette di vedere le foto e scaricarle su pc. Chissà se l’esposizione è giusta.
There’s still time
Pare che il primo concerto che perderò andandomene dalla città bianca sarà quello dei Lambchop, il 28 Aprile.
I miei capelli sono bellissimi
Grazie a Cesare scopro e comunico che da oggi gli smanettoni possono leggere il blog anche attraverso i feed atom.
La Nuova Europa: Informer
Arriva un breaker polacco nella casa e vuole fare la sua cosa. Il papa canta Seven Nation Army and starts the dance. “I’m going to Wichita”, Giovanni Paolo Reprazent.
La canzone del giorno
The Last Snowstorm Of The Year - Low
23.1.04
Direzioni
All’interno di quella cosa che sto facendo e che ora non nomino verso l’estate mi manderanno all’estero, per un periodo variabile tra le due settimane e il mese. È come se FFWD avesse trovato un produttore, meglio, un mecenate che chiede in cambio soltanto l’ottantatrepercento della sua vita. Al momento e dipendenti dai progetti che mi vedranno coinvolto sono papabili tre direzioni: una è quella degli Stati Uniti (Detroit? Chicago? Boston? Non New York, ma ci si può spostare per il week end, volendo), l’altra è il Canada (non so bene dove) e infine Noordwijk in Olanda. Aspettatevi rubriche tematiche collegate al luogo frequentato: nel primo caso i gruppi che stanno per salvare il rock dalle copertine dell’NME, nel secondo (in ritardo) un osservatorio del più promettente calderone indie con annesso pellegrinaggio alla sede della Constellation Records e nell’ultimo caso monografie quotidiane sulla nuova dance tamarra olandese. Potrebbero aggiungersi altre possibili mete nei prossimi giorni. Si è anche ventilata l’eventualità di stage in Turchia e lì vi becchereste una retrospettiva intitolata “Da Omar Faruk Tekbilek a Tarkan”.
Ringraziamenti
Tantissimi, a Mago Marcelo, e ora so pure perché lo chiamano Mago. Senza un suo suggerimento non avrei potuto trovare in extremis il biglietto per i Mogwai.
La Nuova Europa: Sillogismi
Leggendo Baricco sugli Air in Musica di Repubblica, mi viene il dubbio. Lui è andato a vedere gli Air e poi ha collaborato insieme a loro. A me cosa succederà? Un reading de La Nuova Europa o delle avventure ormai lontane di Maria Celeste Crucillà?
Tradizioni
I partecipanti del Grande Fratello di quest’anno sono: Ilaria Turi, Domenico Turi, Ascanio Pacelli, Bruno Del Turco, Patrick Ray Pugliese, Renato Celli, Robert Minicozzi, Tommaso Vianello detto Tommy Dee (via Euston Station, Carmen Mejia, Carolina Marconi, Erika Braidich, Katia Pedrotti, Letizia Lezza detta Letza, Serena Garitta detta Molly.
Cambi
David Palmer dei Jethro Tull ha cambiato sesso. Si offende nessuno se dico che non ho mai ascoltato una canzone dei Jethro Tull? (ok, forse Aqualung sì).
La canzone del giorno
Milton Road - Mice Parade
22.1.04
Alone In Piola
Vi racconto della serata appena terminata. Mi sono vestito da dandy e sono andato a prendere un irish coffee sotto un reticolato, non so bene se costruito intrecciando piume o farfalle o fiori di carta. Ho una sciarpa nuova di cui vado molto fiero, lunga, sembra l’unione di tre sciarpe di colori diversi. Attorno al collo, a coprire una camicia bianca dalle costine orizzontali azzurre, mi avvolge il centro antracite simile e abbastanza diverso dal cappotto. Il nodo inglese sul collo lascia scendere due striscie di tessuto, una grigia e una nera, la cui media geometrica è il colore del cappotto. L’irish coffee finge di ustionare i polpastrelli, solo per centellinare le carezze al palato, fresche e tiepide. I capillari delle dita intanto corrono, corrono, corrono. Prometto un cd di musica simile a quella in sottofondo. Sembra di stare in una serra di notte, riscaldandosi di rendita.
Sulla verde lei sta davanti alla porta che non si apre. La indico coi polpastrelli ancora provati a Tremor, per il suo cappello. Ha un cappello alla Dorothy Parker. Ad essere sinceri non so come sarebbe un cappello alla Dorothy Parker, ma se dovessi immaginarlo sarebbe quello lì, rotondo da coprirle ogni tanto gli occhi e con un nastro dello stesso colore legato alla base. Il suo colore era una via di mezzo tra l’amaranto e il granata, quasi un’amarena. Dopo Loreto ha cambiato porta. I suoi guanti neri tenevano una borsetta, o meglio un cerchio argentato dal diametro di una ventina di centimetri da cui drappeggiava un sacchetto rosso, di un rosso acceso e scoordinato rispetto al cappello. I miei guanti sono di un grigio diverso dal cappotto e da quelli delle sciarpe, ma si coordinano con le calze. Volevo quasi dirle che aveva un bel cappello, prima di scendere.
Talkie Walkie degli Air è un po’ come questa serata, o meglio, vorrebbe esserlo e ci riesce ora solo in parte, ora solo a tratti. Mi riservo altri ascolti, altre parole e meno immagini. La ragazza col cappello amarena l’ho incrociata sotto casa mia, ma non ci sono testimoni a provarlo. Proveniva dalla direzione opposta, fermata Udine. Nessuno dei due si è voltato per guardare l’altro.
Quel ramo del Ladder Diagram
Al prossimo che mi nomina Como, lo tramortisco con i linguaggi per PLC.
Pepsi calda (ovvero sexploitation)
Io però continuo a preferire la Coca Cola.
La canzone del giorno
Cherry Blossom Girl - Air
20.1.04
Posto unico
Prologo
Spingere.
Il terminale non riesce a collegarsi alla rete.
Spingere.
[…]
Fase Due
Spingere.
Desidero n. 1 biglietto per i Mogwai e.
I Mogwai sono finiti, io e le mie lungaggini.
E n. 1 biglietto per gli Air e.
Come si scrive Air? Vorrei rispondere Hair.
L’anonimo biglietto Ticketone è allietato da una scritta meno burocratica del solito.
ID 0040.
È necessario inserire nuovi biglietti nella stampante.
(La bigliettaia parla con la cassiera alla sua destra e con la giovane collega alla sua sinistra. Una sua amica le troverà un ragazzo motociclista. Le colleghe suggeriscono di scrivere sul badge o sulla maglietta “single in cerca”. Io le chiedo anche n. 1 biglietto per i Belle And Sebastian)
Ma lo sai, rivolta alla sua sinistra, che quando l’ho letto sul terminale ho detto a (nome di altra collega) “Che forza, un musical su Belle e Sebastién”
(Non riesce a inserire la risma e allora chiede aiuto alla cassiera anziana, passandole la linea e dicendo che voglio uno di Belle e Sebastién, “come li chiamiamo noi”)
Non mi ero mai accorto della mia pronuncia di Sebastian.
Sono in possesso dell’ID 0206 e per un attimo mi passa in testa l’idea che vedere una rissa allo Shocking il venerdì sera mi è costato di meno, ma mi va bene così e dubito che se fosse andata in avanscoperta una mia amica avrei ottenuto una riduzione dalla cassiera biondolaccata.
Chiedo alla giovane collega alla sinistra se per caso si troveranno altri biglietti in vendita per i Mogwai, magari la sera del concerto. Lei risponde che sicuramente davanti al locale ci saranno dei bagarini. Mi fa sentire come se fossi una fan di Robbie Williams e, aspetta un attimo che controllo, no non lo sono. Solo dopo mi rendo conto dell’assurdità della sua risposta. Grazie comunque e saluto.
Spingere.
Tappa finale alla Rinascente – Duomo. Al primo piano gli altoparlanti mandano Biagio Antonacci, al secondo una ragazza dai capelli neri e dallo sguardo assente suona Debussy al pianoforte. All’ultimo piano c’è Aldo Coppola, ma non ho il coraggio di salire.
Sei settimane in Italia. A San Remo. Molto bello
L’incubo della scorsa notte insonne è una gara tra bastard-poppers. Ognuno sceglie ora, senza averla sentita in anticipo, una canzone del prossimo San Remo e le abbina un pezzo di sua scelta. Dopo la prima serata scaricherà da internet l’mp3 della canzone e la mixerà con l’altra entro la fine del festival. Non è consentito usare la versione dell’ospite straniero. I risultati saranno valutati dal sottoscritto e il premio sarà consegnato da una delle concorrenti di Survivor o di SMS – Amiche Per Caso. Io non potrò partecipare per mancanza di tempo. Non prendetemi sul serio, vi prego.
Prima ti suono, poi ti sparo
Vi ricorderete tutti di Guido & Maurizio De Angelis. Le canzoni dei film di Bud Spencer e Terence Hill, la colonna sonora di Giovannona Coscialunga, la saudade bossanova di Lino Banfi per Aristoteles. Ma non è di questo che voglio parlare. Gli Oliver Onions non sono scomparsi e ve ne sarete accorti se avete come me la fissa dei titoli di testa e di coda. Guido e Maurizio però non appaiono solo alla voce musiche o colonna sonora. Spesso infatti producono e coproducono fiction e sceneggiati televisivi, tanto con la Rai quanto con Mediaset. Me ne sono accorto mentre studiavo all’università e guardavo durante le serate di studio universitario Maria Venturi’s Incantesimo, quello col tema musicale che cita l’adagio di Barber. Negli ultimi tempi si sono spostati sul romanzo in costume e mi dispiace aver visto Elisa di Rivombrosa solo durante le vacanze natalizie, perché ero già diventato un fan della servetta sovrappeso e cagacazzo. Le loro edizioni musicali, ovvero la TPI s.r.l., sono insomma un’affermata realtà della produzione televisiva italiana, al punto che, nonostante la Rai e Mediaset non si decidessero ad acquistarlo, hanno portato avanti da soli le riprese di Renzo e Lucia, piaciucchiato anche a blogger fidati e competenti. Come se non bastasse, non finisce qui. Spostandoci alla voce casting della TPI, troviamo nientepopòdimenoche Jenny Tamburi. Ora non so se sapete chi sia Jenny Tamburi, ma è stata soprattutto la tentatrice cattiva del mio film preferito di Nino D’Angelo, ‘O Studente. Quello in cui lei lo svergogna davanti agli amici della discoteca Privé e lui risponde cantando la canzone che intitola il film. “L'orgoglio i' 'sti vint'anni ha da muri' cu' 'mme!”.
La canzone del giorno
1982 - Miss Kittin & The Hacker
19.1.04
Dice il libro: “noi possiamo chiudere col passato, ma è meglio chiudere con la torta di mele”
Gli Air suoneranno in mia presenza a Milano ai primi di Marzo. E fin qui niente di strano. Nella descrizione del concerto Sofia Coppola viene definita la figlia del più noto Aldo Coppola. E fin qui niente di strano. Gli Xiu Xiu suoneranno in mia presenza il 19 Aprile a Bari. Comincio ad avere qualche dubbio. Gli Xiu Xiu saranno in concerto anche a Palermo. E un po’ di rane dal cielo no?
Vota Dean
Lo dicono anche i punk.
Me and my dj
No, non si riparla di Lonia. My DJ encourages the doctor to throw his hands up, but the doctor declines.
La nuova Europa: ‘O Sole Mio reprise
Per la prima volta FFWD viene linkato da un blog straniero in maniera stabile. Si tratta di Enthusiastic But Mediocre, il blog (australiano?) citato a proposito della sfida tra le classifiche europee. Lo ringrazio, come ho già fatto poco fa per mail, e ringrazio soprattutto quel grande paese che ha reso possibile tutto ciò: grazie Polonia!
La canzone del giorno
Nothing Adventurous, Please - Lambchop
16.1.04
Il mondo visto dallo spazio
Ciao, io sono Lonia e sono. Una. D.J. Coi punti dopo le lettere. Il mio vero nome è Apollonia e non so perché i miei genitori abbiano chiamato così una ragazza nata nel settantasei. Non può essere per l’Apollonia di Prince. Una volta mi hanno detto che l’avevano sentito in un film con una ragazza che sapeva guidare le auto negli anni cinquanta ma poi esplodeva. Io invece penso che l’abbiano scelto per Santa Apollonia, la patrona dei dentisti. Ho tagliato il mio nome perché così è brutto uguale ma almeno non sembra preso da un graffito sul tempio di Segesta. Metto dischi caldi per buffet di paste fredde. Chi mangia e ascolta non si cura troppo di me e perciò non mi comporto da D.J.
Per esempio oggi sto seduta sulla poltrona. Cambio il disco su due parti senza batteria e poi mi tolgo la cuffia. Se voglio mi alzo e gironzolo nel mio quadrato. Parlo con quello che mi sta accanto, non ricordo se sia un amico o solo il mio ragazzo. Scruto gli altri annoiata. Riprendo la cuffia e cambio ancora, metto qualcosa coi canarini in sottofondo e la sensazione è strana perché quei grandi divani sembrano troppo piccoli per tutto quello spazio e per quelle luci che stendono veli rossi e appena pietosi.
Un ragazzo dall’accento bergamasco dice ad un altro ragazzo dall’aria malinconica o forse solo felice che dovrebbe avvicinarmi e attaccare bottone con la scusa delle canzoni messe. Lui risponde che andrà non appena metterò una canzone che ama o anche una di cui si ricorda il titolo. Poi prende il bicchiere, vede che è rimasta solo menta e ghiaccio e lo riposa sul tavolo. Ogni tanto si volta con lo sguardo di uno che ha capito che ho Little Fluffy Clouds con me o forse sono io che mi illudo e lui pensava soltanto ad Higher Than The Sun. Non suonerò nessuna delle due. Si sposta col gruppo che sta insieme a lui lontano dal duo di reduci della business-class sdraiati sui cuscini a limonare, dimentichi del ROE e delle caramelle Alpenliebe dispensate dai distributori aziendali. Poi dopo un po’ si alza e se ne va. Lo saluto tagliando frequenze e riportandole lentamente in superficie. Tanto non se ne accorge nessuno.
La Nuova Europa: ‘O Sole Mio
C’è un blogger, Edward, che ha organizzato un campionato tra le classifiche dei singoli di vari paesi europei. Legge la classifica, ascolta le canzoni, le vota. L’Italia è stata valutata già due volte. Nella prima tornata ha stroncato Elisa (“some kind of European Dido-Michelle Branch hybrid”, “Sounds like it's going to take off and be great just before the chorus, but it's firmly grounded. 4”), è stato lapidario su Nek (“Almeno Stavolta. The second word of this song rhymes with Travolta.”) e ha dato 1 agli Eiffel 65. Nella seconda, che ha definito noiosa, ha rincarato la dose sugli Aventura – ma fa così pena il disco di Britta Phillips amd Dean Wareham? –, ha abbassato il voto ad Elisa e ha espresso il desiderio di vedere Caparezza tra i primi dieci. Ora, io non voglio ragionare sul perché la Finlandia ci preceda in classifica. Mi lamento invece per l’osceno boicottaggio alla Polonia.
La canzone del giorno
The Sun - The Microphones
15.1.04
Come me, però muscoloso
Gli Xiu Xiu amano l’idea di corpo estraneo, come i muscoli in plastica. Come quella scossa che senti all’inizio e sembra che hai scaricato male l’mp3. Usano casse dritte che sembrano prese dalla gabber o come nei dischi di Digital Boy. Gridano, mentre tutti oggi urlano. Sì, come negli altri dischi, come in Knife Play che avevo amato e come in A Promise, che mi è sembrato inutile. Ma ora quelli non sono più corpi estranei e allora iniziano I Luv The Valley Oh come se fosse una canzone degli Smashing Pumpkins su cui piazzano una chitarra presa da Milk & Kisses e un basso un po’ Cure e un po’ Anni Novanta – Dieci Anni Dopo. O la successione di accordi di Clowne Towne, quante volte l’ho sentita e pure Jamie sembra assecondarla, quasi che volesse facilità, una sua Downtown, una Petula Clark No-Anything. O Fabulous Muscles (Mama Black Widow): come un unplugged per mtv in cui un cantante canta come ritornello “cremate me, after you cum (come) on my lips”?
Io poi gli Sciù Sciù non li uso per macerarmi, anzi, sono una specie di Gatorade da quel punto di vista (ma visto che il Gatorade non mi piace, avrei dovuto dire succo d’ananas). Preferisco il loro lato energetico, quando martellano e giocano a pallone con le palle a specchio, alla discoteca. Anche se poi la canzone della loro discografia che preferisco è un lento. Perché Mariolina Simone si combina in quel modo a Domenica In?
Sovrapposizioni
So di essere un provinciale, ma oggi mi addormenterò difficilmente. Ieri pomeriggio ho visto Cristina D’Avena che entrava alla Disney tra San Babila e il Duomo.
Dalla saccoccia del post non mandato
L’altro giorno, mentre interpretavo la bilancia dei pagamenti della Finlandia, ho visto che da un pc di Repubblica hanno cercato qui “frank black school of rock italia”. Ditemi che non devo andare a Coachella.
La canzone del giorno
The Late Great Libido - Menomena
14.1.04
Bari : 1 Aprile = Alcatraz : 17 Marzo
FFWD, che è una specie di TRL e come tale itinera, è partito da Palermo e si è raccontato in Sardegna, ha toccato Roma ed è stato nelle camere d’albergo di Torino, ha visitato il nord-est e Rimini su un pullman e al momento trasmette dalla città senza metro. Per celebrare l’arrivo della nuova stagione (di non si sa bene cosa) prossimamente sposterà i suoi studi in quel di Modugno, nel profondo sud-est. Ospiti della prima settimana ancora da definire.
Eccola che arriva, eccola che se ne va
Stavo pensando a quante volte hanno cantato l’arrivo di una donna senza nome. E la sua uscita di scena. Here she comes. C’era un freddo da non credere prima. Vestita di nero nella luce bianca nel calore bianco. Iniziava rubando la luce. Potevamo appena respirare. (T)Here She Goes. Encore.
Un sentito grazie a Slowdive (e B. Fleischmann & Ms John Soda che riprendendola hanno causato il post), Velvet Underground, Beach Boys, U2 (ci sarebbe anche quella con Pavarotti, ma evitiamo le miss), Dusty Springfield, Bonnie Tyler con Giorgio Moroder e i La’s (ché qui siamo più ingenui dei Sixpence None The Richer)
La canzone del giorno
Je ne t’ai pas aimé - Chiara Mastroianni et Benjamin Biolay
12.1.04
Delio does Milan
Cosa ci fa un tizio in piazza Venticinque Aprile con una busta di LP e un cappello in testa? Cerca di farsi riconoscere tramite i suoi capelli castani lisci corti. Ci si adocchia mentre loro passano e io mi giro diverse volte verso di loro. Poi finalmente delio mi chiama, è con Vallì e scattano le presentazioni, anche se già ci conosciamo. Purtroppo Enzo e La Laura non verranno e non so se poi oggi siano riusciti a incontrare la nostra punta di diamante teutonica. Intanto delio mi racconta dell’incontro precedente con Simona. Si aggregano in successione Anna, che per ora non ha blog, marquant e Pietro, che ha chiuso il suo. delio dal vivo esagera coi complimenti anche più che su questi lidi e scuce un’anteprima sui migliori cinque film dell’anno di marquant, oltre a celebrare il mio lato più gonzo. Si va al Rocket, si entra sul remix di He Took Her To A Movie, delio ci chiede della canzone del giorno di oggi, ma nessuno di noi ricorda o forse qualcuno ha rimosso. Anna e Vallì incitano a balli sensuali e delio ondeggia la sua ormai fantomatica sciarpa nelle configurazioni più disparate, da noi usata anche per ballare il limbo. Buona Domenica ce fa ‘na pippa. Una infilata micidiale di Pulp, Suede e Blur ci fa nell’ordine: ballare attorno a borsette, gridare la-la-la-la-la e riunirsi in un cerchiodell’ammore che saltella e gira a sinistra e a destra. Always should be someone you really love. Balliamo e cantiamo Spice Up Your Life e io alterno le parole del ritornello a quelle del controcanto e dico a tempo timbuctù. Poi, sopravvolando sul resto, si esce sulle note di Seven Nation Army, ballata anche la sera precedente in un posto completamente diverso. Nel tragitto momento di gloria per Francesca Alotta. A casa di Vallì io e delio rischiamo di farci odiare per l’andamento frattale e perennemente divagatorio dei nostri discorsi musicali, ma parliamo anche d’altro, di cinema e nani e di pubblicità interrotte per esempio. Io redimo il mio amore per il pop esangue vantando l’apprezzamento per Roots dei Sepultura. Intermezzo: il gruppo giapponese erano i Zenigeva e, per delio, l’articolo è qui. A questo punto prendo il controllo della situazione con le gemme che ho portato ai presenti e per cui ho sfidato la mia allergia alla polvere: a delio è andato Siamo Forti di Arianna, già musa di maglioncino sul bacino dotata di queste righe. Marquant ha scelto un Kylie Minogue del 90. Pietro ha preso colui che ha portato il reggae in Italia: ma quale Sean Paul, l’unico e inimitabile Papa Winnie di One Blood, One Love. Vallì possiede il disco che segnò la svolta allucinogena di Mino Reitano, Canne Al Vento, mentre Anna detiene una copia del glorioso e incompreso secondo disco di Charlie, quello che cantava Faccia da pirla, disco che segnò la sua fine commerciale e lo spinse al lavoro dietro le quinte: Charlie Goes To Holiday. Non so invece se il disco più conteso della serata sia andato ad Anna o a Vallì: Teneramente Licia e i Bee Hive. Dal canto suo delio ha compilato apposta un nastrone che presto verrà duplicato per i fortunati presenti. Poi in un crescendo di logorrea ci si è dati l’appuntamento per un nuovo incontro, forse per vedere insieme i Pixies quest’estate? Prima di salutare i mie accompagnatori Anna e Marquant, ho mostrato loro la scuola dove Amadeus porta suo figlio o sua figlia, come già raccontato da Personalità Confusa, qui e qui. È stato bello, ragazzi.
Microscopici gradi di separazione
A Milano è diverso anche il cinema + pizza. Il film non gestisce per niente bene gli spostamenti temporali ed è vittima di continui zoom-out. Il regista tenta il colpo basso con una versione strumentale di Cry Me A River su un balletto privato. La cugina di Tremor è con noi. Lavora in un gruppo che produce televisione, video musicali, film ed eventi. Racconta di quando voleva mandare a cagare Grignani e tanti altri aneddoti con cui potrei riempire facilmente un post, salvo diminuire drasticamente il numero di persone che senta la necessità di avere un discorso privato con me. Mi ha fatto la solita domanda che inizia con “Perché”. Ci ha spiegato cos’è una figa di legno. Nel verde ristorante eravamo circo-ndati.
Disco Bravo 2003
Ho aggiunto i miei primi dieci alla raccolta di classifiche di Gecco. Mi scuso con lui anche per il ritardo nell’inserimento.
La canzone del giorno
Ca Plane Pour Moi - Sonic Youth
9.1.04
Grazie mille (senza link, che tanto vi riconoscete)
A quelli che mi leggono dal primo pomeriggio (siete tre, massimo quattro), a quelli che mi leggono dalla prima sera e sono ancora qui, a quelli della prima settimana che ho conosciuto e a quelli che conoscerò, a quelli della prima settimana che non sono più tornati, a quelli che mi leggevano e poi hanno aperto un blog, a quelli che avevano un blog, mi hanno letto e poi hanno deciso di chiuderlo, a me che non parlo di blog, a quelli che mi leggono ma non mi linkano, a quelli che mi leggono dalle aziende dell’ICT, a quelli che hanno cominciato a leggermi dopo [ ], alle ragazze coi capelli corti, a quelli che mi leggono dai giornali (direttore catifo, fanqù), a quelli che non mi stroncano nonostante provi di tutto, a quelli che sono arrivati qui cercando ‘ffwd blog’, a quelli che sono venuti qui cercando ‘it arti musica rock" -"it -arti -musica -rock.progressive"’, a quelli che sono venuti qui ad agosto cercando foto di Lina Sastri e Orietta Berti nude, a quello che è arrivato qui ad agosto cercando informazioni sulla morte di Haddaway, a quelli che sono arrivati qui cercandosi, a tutti quelli che ballano, agli ultimi arrivati, a quelli che hanno sentito un disco grazie a me, agli altri amici, all’inarrivabile riconosciuta dalla maglietta sconcia, a chi non dorme e vorrebbe dormire di più, agli amici del master e della galassia orbitante intorno, alle due ragazze senza blog a cui è dedicata la canzone del giorno.
Wait! They don’t love you like I love you
10. The Earth Is Not A Cold Place - Explosions In The Sky
Un altro disco di tracce rock strumentali da dieci minuti che gioca sul chiasso-silenzio, sul lento-veloce, sul piano-forte? Certo, ma che mette da parte l’apocalisse, le multinazionali, Israele e l’incomunicabilità di un coro di pastori uzbeki in favore di tenerezze, respiri e mani nelle mani. Prendono la storia dei marinai russi del Kursk e la usano come simbolo in Six Days At The Bottom Of The Ocean. First Breath After Coma cita Non C’è di Laura Pausini prima che le due chitarre e la batteria si trasformino in martelli pneumatici trigemini. La via pop e in pace con se stessa a quelli che ormai sono diventati i luoghi comuni della Constellation Records.
Ad uso riviste specializzate: Due chitarre, basso e batteria e il loro esordio è legato in maniera profetica e sinistra all’11 Settembre.
Momento dell’anno associato: Ore 3.41 del 25 Dicembre davanti all’albero di Natale e alle sue luci intermittenti, più veloci del solito
9. You Forgot It In People - Broken Social Scene
Più che un disco, il manuale delle giovani marmotte dell’indie rock, anno 2003 (ok 2002, ma solo in Canada). Nello splendore del montaggio analogico una conventicola numerosa inietta germi impazziti in ballate da mattonella, martelli radiofonici, canzoni da spiaggia, sigle di telefilm e inni adolescenziali. Un po’ come il microonde che fa anche il caffè della pubblicità Unieuro, ma ottimista solo il giusto.
Ad uso riviste specializzate: Sono canadesi.
Momento dell’anno associato: In auto a Palermo con Zazie / In auto da-verso Catania per le selezioni del master
8. Dear Catastrophe Waitress - Belle And Sebastian
Stuart Murdoch riprende le redini nella scrittura dei pezzi e traghetta negli Stati Uniti e negli anni Settanta i miei scozzesi preferiti. Alle armi di precisione Trevor Horn schiera archi svolazzanti e fiati ubriachi. Il disco più derivativo dell’anno si fa amare per come vuole bene alla sua collezione di dischi e persino a quella copia dei Thin Lizzy comprata alle medie. Resta il rammarico per il coraggio tirato fuori soltanto per i Devo sulla tavola da surf di Stay Loose.
Ad uso riviste specializzate: Stuart Murdoch ora sorride.
Momento dell’anno associato: Il suo ascolto all’inizio della scorsa primavera.
(- Ma sei sicuro? Non era ancora uscito.
- Certe cose sono attorno a noi da sempre. Come la primavera a Milano all’inizio di Settembre)
7. Master & Everyone - Bonnie “Prince” Billy / La Moda del Lento - Baustelle
Siate soli, smile! Sembra una bestemmia ma i due dischi che dividono la settima piazza hanno molto in comune. Sono due dischi sulla solitudine e scusate se torno a citare la Pausini. Nei due titoli la moltitudine è vittima di un potere superiore che non lascia scampo. Il buon Will Oldham fugge dal mondo con la chitarra sepolta tra i suoi silenzi ascetici, i Baustelle si rintanano nei luoghi dell’aggregazione coatta ma solo perché sono in un periodo strano. Sentiteli di seguito, anche se ci vorranno sei mesi per uno e sei mesi per l’altro. And like a bird freed from its cage all night and all day I'll play and sing.
Ad uso riviste specializzate: Due dischi al prezzo di uno!!!
Momento dell’anno associato: A Torino nella camera d’albergo spoglia da mezza stella della pensione X (BPB) / Sabato sera per una festa privata al Le Banque di Milano. Usciamo all’una e mezzo perché non abbiamo la macchina e dobbiamo prendere la metro sostitutiva, ma perdiamo l’ultima corsa e facciamo due ore di strada a piedi sotto la pioggia e senza ombrelli (Baù)
6. Give Up - The Postal Service
Give Up sembra un bambino nato senza sforzo dai due generi che più mi piacciono. Facile per finta, scava nei miei ascolti più inconsci e viene ripreso pure da quei primi della classe degli Shins. Gibbard e Tamborello sono una coppia complementare e io non ho avuto il coraggio di chiedere a Barbara Morgenstern di ricantare il loro primo incontro.
Ad uso riviste specializzate: Battute sulle poste in Italia.
Momento dell’anno associato: la settimana di San Remo e la cuffia in open space, senza tute sterili
5. Welcome Interstate Managers - Fountains Of Wayne
Per me questo è stato l’anno delle canzoni pop. Quelle con l’eleganza della scelta melodica meno scontata e quelle sbatticulo. Quelle che vivono nel passato e quelle con tic di oggi che esplodono. E quelle paraculo. I Fountains of Wayne sono i più paraculi di tutti e le loro canzoni vivono appiccicate a stadi, macchine, isole, vacanze e soprattutto radio.
Ad uso riviste specializzate: fenomenologia della MILF
Momento dell’anno associato: come ebbe a dire Achille, l’estate del 2003
4. One Word Extinguisher + Extinguished Outtakes - Prefuse ‘73
Nell’anno in cui l’hanno chiamato la nuova ‘commerciale’ (nel senso di dance facilona), nell’anno in cui, per citare Flava Flav, troppo spesso si è passati dal ‘brotherz & sistaz’ al ‘niggaz & bitches’, chi salverà l’hip-hop? Chi affiancherà gli Amari nella missione? Scott Herren, ovvero il signor prima del jazz fuso del 1973, firma un futuristico ritorno alle radici sparando flussi di frammenti + beats + voci + acidità + strumenti. Astratto e caldo.
Ad uso riviste specializzate: fatelo litigare con Eminem.
Momento dell’anno associato: in metropolitana a Milano, fermata Duomo la domenica pomeriggio. Sono più figo io di tutti quanti voi messi insieme.
3. Lesser Matters - The Radio Dept.
Il 1995.
Ad uso riviste specializzate: Il 1995
Momento dell’anno associato: Il 1995
2. Her Majesty The Decemberists - The Decemberists
I will box your ears and leave you here, stripped bare
Ad uso riviste specializzate: Disco del mese di dicembre, troppo tardi.
Momento dell’anno associato: Il suo primo ascolto nel letto dove dormivo fino a tre mesi prima
1. Rounds - Four Tet
Ad uso riviste specializzate: Un titolo: E non abbiam bisogno di parole
Momento dell’anno associato: Tutti quelli che non vi ho raccontato.
La canzone del giorno
Maps - maxcar
8.1.04
La definizione del ritorno nella città ethernit
Come i My Bloody Valentine, con gli echi ed i riverberi spenti e le voci mixate con un volume più alto [copiata biecamente da Clap Clap, il blog che sa cosa fare con le mani]
Perché San Remo non è San Cipirello
Tutti nominano un cantante per cui guarderanno Sanremo. Tutti si sono dimenticati di Veruska, la risposta catanese ai Matrioska.
The Wild Ones (mattine in replay bonus beats remix – il grande fresco night-paraninfo-radio edit)
L’altro giorno aspettavo un aereo e non avevo dormito la notte prima. La sensazione di tensione allo stomaco era immotivata. I tg di Sky hanno un che di ipnotico e te ne accorgi solo quando in un’ora e un quarto hai visto cinque volte un servizio sul matrimonio tra Britney Spears e Jason Allen Alexander e ogni volta ti sembra che differisca soltanto per tre fotogrammi non consecutivi. Su Italia 1 davano Growing Pains – The Movie e tutti sembravano più cattivi e non c’erano le risate in sottofondo. Poi l’illuminazione: Brett Anderson e Bernard Butler si sono reincontrati. Dieci anni fa sarebbe stata una notizia. Vogliatevi bene.
La canzone del giorno
PoP- ‘N Sync
6.1.04
Put the needle on your ghettoblaster!
Non so se vi è mai capitata quand’eravate piccini quella triste sensazione per cui la vostra esistenza perde improvvisamente di significato quando scoprite che esiste il giocattolo che sognavate e qualcuno l’ha pure avuto nella cameretta e voi no. Se siete stati ragazzini verso la fine degli anni '80 e tenevate sulla spalla anche voi uno di quegli aggeggi, potrete comprendere la mia attuale sofferenza per non aver posseduto allora questo. [Preso da qui]
I want to be like Superman
Ray Davies è il nostro 50 Cent.
La canzone del giorno
Last Hour - Saturday Looks Good To Me
5.1.04
That’s when I reach for my revolver
Tenete d’occhio questa pagina perché stanno per annunciare il ritorno dei Mission Of Burma.
Classe e sintesi
Torna dopo tanto tempo Massimo Bernardi riavvolgendo il 2003 del pop e non solo. Qui e qui.
Verve tremendex
Scopro grazie a (o per colpa di) RTL Hit Channel l’esistenza di un remix house di Sinnerman, tradizionale cantato da Nina Simone. Nel fascione che indica titolo e artista non si menziona l’autore della porcata, che dovrebbe essere Felix The Housecat. Solite cose. Inquietante invece il veejay che al ritorno in studio l’ha presentata con un ‘ecco a voi l’ultima di Nina Simone, Il Ballo di Simone’.
Domani cosa mi metto?
Nella telefonata di Zazie durante la notte di capodanno (ragazzi, mi spiace che non siamo riusciti a sentirci dopo mezzanotte) e prima che il nuovo Fargetta trascinasse la folla, mi è stato chiesto cosa sarà di moda nel 2004, sulla scorta dei miei poteri divinatori che hanno anticipato fenomeni del 2003 come quello del battimani, tra l’altro in seguito estesosi anche ad altre produzioni. Fabio di ES nel frattempo ha tentato quattro profezie, due delle quali velatamente indicate anche qui in passato. L’Observer punta su tutto ciò che è bi – torneranno i Bis? Il NY Times sconvolge prospettando la possibilità di trasferire gli LP nei CD. Io, che sento pesantemente la responsabilità dei miei vaticini peggio che Paolo Fox, vorrei ancora non sbilanciarmi.
Segnalo invece uno dei fenomeni dell’oggi: la frangetta alle masse. Direte, tsk, due anni fa modelle, l’anno scorso cantanti rock, quest’anno le frequentatrici di discoteche. È un fenomeno vecchio. No, perché ora è sbarcato pure a Studio Aperto grazie alla nostra dea personale, Laura Piva. (ha la mia età, cacchio! Prima le veline, poi i calciatori, ora le presentatrici di tg. Cosa domani, i venture capitalists?)
Giovine e internazionale Young and international
Nello spirito che muoverà la prossima edizione del Festival di San Remo, è stato chiamato a far parte della commissione selezionatrice DJ Molella. Vogliamo ricordarci di lui nel remix di Revolution, quello col campionamento dell’R.E.S.P.E.C.T di Aretha Franklin.
La triste storia del Ragazzo di strada
Aggiungo al mucchio: Bonolis che la canta a Domenica In.
La nuova Europa: Discriminati
Perché? L’unica parola che mi viene in mente. In questi giorni Alex, la concorrente polacca nella finale mondiale di Operazione Trionfo (World Idol), viene messa fuori dall’organizzazione grazie a dei mezzucci, come racconta lei stessa nel suo blog. Nemmeno VP ha fiducia nelle potenzialità dei suoi artisti, tanto che il video di una cover death metal di What I Am di Edie Brickel & The New Bohemians non riporta il nome del gruppo. Perché? Perché poi gli Evanescence sono famosi, i Lacuna Coil quasi pure e non ci riesce un gruppo come i Within Temptation, olandese come The Gathering (ricordo ancora quando li misero pure a Planet Rock) ancorché adottatto dal popolo polacco tutto, nononostante abbiano una cantante figona melodica che gorgheggia sul casino provocato da un chitarrista che sembra Gigi D’Agostino vestito da prete?
La canzone del giorno
A Letter From Home - B. Fleischmann
3.1.04
You’ll soon be old enough
Antonio, lettore storico di FFWD, ha da poco aperto Il Trentesimo Anno. Andate a trovarlo.
E un cartoccio di ghiaia per il bambino
S: I'm responsible for nineteen of the twenty top-grossing films of all time.
B: Nineteen?
S: The one about the kid, by himself in his house, burglars trying to get in and he fights them off? I had nothing to do with that one. Somebody sold their soul to Satan to get the grosses up on that piece of shit.
Nell’oscuro della mia tonalità cammino nel tuo paesaggio.
Rami spezzati mi fanno incespicare mentre parlo.
Solo perché lo senti, non vuol dire che sia lì.
Solo perché lo provi, non significa che sia lì.
C’è sempre una sirena che canta per te fino a farti naufragare.
Stai lontano da questi pezzi rock, vorremmo essere un disastro che cammina.
There There - Radiohead
Di seguito cerco di spiegare perché ritengo che, pur essendo un disco sufficiente, Hail To The Thief non mi ha convinto sul piano delle istanze, delle scelte musicali, dell’innovazione. Come ho detto altre volte, la mia opinione non è del tutto negativa, ma qui sotto mi lascerò andare un po’ oltre le righe, un po’ per darmi coraggio e un po’ per bilanciare gli eccessivi inni al capolavoro.
Hail To The Thief arriva (forse? speriamo?) a chiudere un ciclo nella storia dei Radiohead. Lo scontro uomo-technè ne è stato il tema portante da OK Computer in poi. In OK Computer la reazione dell’individuo era almeno tentata attraverso il divincolarsi rock e una tristezza ancora umana . Nel duetto Kid A / Amnesiac le macchine prendevano il controllo e l’individuo subiva inerme la sua spersonalizzazione. In Hail To The Thief lo scontro invece risulta irrisolto tanto dal punto di vista estetico (o cosmetico?), quanto da quello della sostanza: c’è un po’ di tutto, anche nella stessa canzone, quasi che si rimetta in discussione il risultato della partita. A sentire Thom Yorke pare invece di no. Il suo canto salmodico e monocorde oscilla tra la sconfitta remissività e la vaga insoddisfazione e quello che paga in tensione sembra sproporzionato rispetto ai risultati che porta a casa.
Contrariamente a quanto si dice in giro Hail To The Thief non è un album politico in senso stretto. Si susseguono piuttosto immagini fratturate verso cui Yorke punta il dito. Con l’avanzare del disco però gli oggetti della sua paranoia diventano sempre più ellittici e ci si chiede se il dito non si sia anchilosato, se si sveglia nel sonno per chiamare i call center delle multinazionali e dell’azienda municipalizzata per l’acqua potabile. In una canzone lui ci mangia tutti, nell’altra viene mangiato da lei. Non sono attento, non sono abbastanza attento e a lui non ci piace e mi spara fin dall’inizio con la pistolina laser per bambini alla fine di 2+2=5. Non dico che mi manca quell’espediente ormai sorpassato della coesione, ma cacchio, abbiamo sacrificato il wit (non mi viene una traduzione adatta, sorry) sull’altare dell’assurdo per ottenere immagini sempre più grottesche. E poi, francaciampemente, non si capisce come si possa ancora citare Orwell in tema di controllo delle masse e derivati come in un qualsiasi saggio breve per l'esame di maturità, oggi che non lo fanno più nemmeno il garante della privacy e Gasparri. E alla fine di questa disquisizione sulla poetica dei Radiohead aggiungerei un altro interrogativo, citando Cher: dov’è l’amore? Ce ne fosse una di canzone utile ad alleviare le vere pene del techno-geek. A sentirlo tutto di seguito mi viene voglia di scendere per strada e palpare un culo come reazione non violenta di sdegno (okkei, forse è meglio che rimetta su il disco di Daniel Johnston, dottore).
Potrei trovarmi nella situazione in cui non condivida il tema del disco, come lo si affronti o come lo si descriva. Poco male, la musica a volte permette di superare simili ostacoli. Hail To The Thief però è discontinuo e traditore anche sotto questi aspetti. La tanto decantata voglia di ricerca e sviluppo è stata ben definita da non ricordo chi come geniale capitalizzazione di buone intuizioni. A parte l’ironia della sorte del termine capitalizzazione, non si capisce perché se Bjorka (non voglio giocare il colpo basso chiamando in causa Madonna) prende in prestito le musichine ora dal giro del Wild Bunch, ora da Deodato, ora dai Matmos è in crisi di creatività e monta la panna in studio (Myxomatosis?), mentre i Radiohead reinventano la ruota rubacchiando nel catalogo Warp, tra i gruppi prog anni ’70 e nella discografia degli ultimi Talk Talk (e di Mark Hollis) senza passare nemmeno per paraculi alla, chessò, Fatboy Slim. Per me però che ritengo sopravvalutato il concetto di originalità e che sono pure per l’abolizione del diritto d’autore, queste sono cose di poco conto. I Radiohead portano alle masse quello che il tempo o il mercato non è riuscito a regalare loro e quello che importa alla fine sono le canzoni, non necessariamente le belle canzoni.
E passiamo infine a loro. A 2+2=5, per esempio. Musicalmente uno dei migliori momenti del disco, se non fosse per il testo e perché in realtà secondo me sulla parte più danzereccia Yorke urla ‘Penetration, Penetration!’. Sit Down, Stand Up quando inizia a incasinarsi e poco prima dell’ingresso della ritmica rock mi fa venire voglia di ascoltare i Mouse On Mars sulle cui canzoni Thom Yorke non ripete “The Rain Drops” (o forse “The Raindrops”?) 47 volte. Non faccio battute stupide e piuttosto mi chiedo il perché di quella presa di fiato tra la sezione da 8-8-7 e quella da 8-8-8. Sail To The Moon sarebbe anche da brivido nel suo abitino usato da Pink Floyd (almeno evitate il riferimento alla luna però), ma col solito fare patetico, anche se melodicamente gradevole, Thom prima si professa angelo scacciato pure dal raggio di luce lunare su cui stava scappando dalla terra e poi si rivolge a suo figlio con un ‘know right from wrong’ degno di Orietta Berti in Futuro. Tra l’altro, non per labrancheggiare, ma il filo che lega Orietta Berti (e il Quartetto Cetra) ai Pink Floyd è davvero sottilissimo e inquietante. Il trittico iniziale è anche buono volendo e solo occasionalmente freddo, ma Backdrifts (sottotitolo: Frutta Marcia ci sarai tu) comincia a sollevare l’impressione del contorcimento fine a se stesso, quasi che i Radiohead provino di tutto, dalla fanfara in tempo dispari alla batteria squaccherante dell’amica di Nonna Speranza, solo per mettere in fila soluzioni diverse non uguali alle precedenti. Non a caso la paranoide androide Go To Sleep inizia proprio con le chitarre acustiche strummate che finora mancavano all’appello. In Where I End And U2 Begin, peraltro uno degli episodi più godibili soprattutto all’inizio quando Thom non piagnucola troppo, i Radiohead si avventurano sulle strade della California notturna e desertica imbracciando il basso come un fucile tedesco e tenendo in tasca un’immaginetta di San Quint-Eno. We Suck Young Blood, il pezzo più frignone, quello dell’applausometro sulle navi negriere e dei funerali (aggiungere aggettivo ad libitum), ad un certo punto si imbizzarrisce inspiegabilmente e Thom Yorke pronuncia uno Yeah con una voce che non sembra nemmeno sua. Di seguito Thom viene posseduto dal fantasma di Flat Eric e la coincidenza mette davvero i brividi se si pensa che il pupazzetto giallo era ritratto sempre in macchina e The Gloaming descrive proprio i vagabondaggi automobilistici notturni di Tommy. I Will dura poco e fortunatamente non impedisce l’eventuale ritorno all’ascolto di Fake Plastic Trees. A Punch-up At The Wedding dal punto di vista musicale è fuori dal disco col suo incedere blackxploited butterato, una sorta di file div-x di “Black Zombies And Funky Days Are Back Again”. Myxomatosis scomoda addirittura Energia di The Trip di cui qui ci ricorderemo in due o tre: no, dico, cosa dopo, il jingle del Dipartimento Scuola Educazione? Scatterbrain avrebbe potuto essere la canzone più bella della loro discografia da tre dischi a questa parte, ma l'hanno consapevolmente imbruttita con degli incomprensibili incupimenti discendenti della melodia, solo per renderla più complessa. Si chiude con A Wolf At The Door col suo incedere da lento un po’ anni sessanta un po’ inno della mala, insomma un tributo a L’altra faccia del padrino che mi lascia con un tremendo interrogativo: devo davvero prendere un pizzico di sale e chiamargli un dottore? ‘So I’m just gonna (uhhhhh)’ però è così Things that make you go hmmm.
A parte gli scherzi, musicalmente i Radiohead mi sembrano davanti a uno specchio, si cambiano continuamente i (loro) vecchi vestiti usati, indossando ora il fiore all’occhiello, ora la mascherina sterile. Non sono contenti del risultato e cambieranno ancora gli abbinamenti finché si accorgeranno che stanno slegando l’effetto dalla struttura che vuole crearlo. Questa volta sono io che mi sono costretto ad ogni ascolto completo di Hail To The Thief. La prossima volta potreste essere voi. Sit down, stand up.
La canzone del giorno
The New Year - Death Cab For Cutie