31.12.03

Tastiere (t)amar®e / The Final Countdown

Questo post si sarebbe dovuto chiamare Intervallo / My Angel Rocks Back And Forth, perché avrebbe dovuto guardare indietro (lentamente) e avanti (velocemente) e perché in quella canzone le pecore dell’intervallo RAI non dimostrano cinquant’anni come vuol far credere Pippo Baudo. Poi però rileggendolo mi sono detto che nessuno ha bisogno di un bilancio del mio anno, nemmeno quelli che cercano qui la definizione di aggiotaggio (e soprattutto si scriverà così? A me sembra tanto una versione napuletana di ‘ho, ti ho’). Brindo però anch’io al mio anno strano, iniziato con una crisi esistenziale e finito con una specie di vincita di seconda categoria al Superenalotto pagata all’americana. Brindo al 9 Gennaio 2003 e al mio ombelico. Brindo alla deriva. Perché la questione non è tanto l’invecchiamento: le ragazze notano l’impercettibile ciocca di capelli bianchi da quando non metto più il gel, ma comunque mi danno ventitré anni – diciassette se poi mi vesto in un certo modo. Il problema è che peggioriamo, al punto di lasciarci sfuggire il plurale maiestatis, noi che non concepiamo il noi come gruppo per ovvi motivi storici. Il problema è l’arrotondamento, i miei spigoli smussati, la perdita del tocco. Ho la fredda sensazione di tenere il piede in due scarpe. E il massimo che ottengo è la definizione di camaleontico, “ma guarda, in senso positivo. È un complimento, vorrei esserlo anch’io”. Eterno infiltrato del momento sbagliato.

Oggi

Più uno.

La canzone del giorno

The End And The Beginning - Devics

30.12.03

The Gap

Nessuno riesce a sentire tutto quello che vuole durante l’anno. Per esempio, per un motivo o per un altro, io questi li ho persi (e alcuni vorrei recuperarli):

Matmosthecivilwarelguapofakefrenchlightningboltwonderfulrainbow,
sufjanstevensgreetingsfrommichigan:thegreatlakestatewiresendblackeyes,
zephyrsayeartothedayb.fleischmannwelcometouristamericananalogsetpromiseoflove,
tied&tickledtrioobservingsystemscalifonequicksand/cradlesnakescrescentbytheroadsandthefields,
earlydayminersjeffersonatrestfilippogattituttostapercambiarethehiddencamerasthesmellofourown,
ekkehardehlerspolitikbrauchtkeinenfeindmountaineersmesscenturyalasdairrobertsfarewellsorrow,
busmiddleoftheroaddamienjuradowhereshallyoutakemetujikonorikofromtokyotonaiagara,
menomenaiamthefunblamemonsterdevendrabanharttheblackbabiesenonhocuspocus,
okkervilriverdowntheriverofgoldendreamsricardovillalobosalcachofacybelle,
alejandra&aeronboushablueblazesazitaenantiodromiabrideofnonO.

I got no time for rearviews

Uffi, quest’anno non potrò confrontare i migliori dieci(nove) dischi preferiti di Camillo e Wittgenstein (sì, vabbé, posso ripercorrere il loro anno ma non è proprio lo stesso, anzi se litigano un po’ sulle loro scelte noi ci si diverte pure di più). Per la cronaca l’anno scorso ne avevo tre in comune con Rocca e due con Sofri, anche se estendendo ai primi venti si stava sul tre a tre. Piccola curiosità: in seguito la munifica mi fece dono di una copia promozionale dell’allora da me ignorato disco di James Yorkston & The Athletes.

Who’s gonna Ride your wild Horses

Troppi Fantini. (il cd ve lo chiedo quando ritorno lassù, sperando che non se lo freghino i coinquilini).

Eja

Shake it like a Polaroid pitcha.

U

Da Passaparola di ieri sera.
Gerry Scotti: Gruppo con Mara Redighieri, volevo dire Redeghieri. Precisiamo.
Campione: Passaparola. Ma…è un gruppo musicale?
Gerry Scotti: Sì. Se dovessi definire il loro genere direi ‘rock etnico’.
[…]
Gerry Scotti: Gruppo con Mara Redeghieri.
Campione: Ultrasound

Mai stata bachata

Durante lo scorso pranzo della domenica al posto di dividerci tra Buona Domenica e Domenica In siamo finiti sulla replica di una premiazione di MTV. Potenza del telecomando nelle mani del fratello minore e dell’abbiocco incipiente. Sarà, ma non avevo mai visto per intero la famosa scena di Madonna, Britney Spears e Christina Aguilera. A questo punto vi chiederete come mai rivango il passato con un argomento per altro di poco interesse per un blog che ha altri gusti, sì, che insomma avrebbe preferito una scena simile con Björk, Isobelle Campbell e Karolina Komstedt dei Club 8 che per il momento trionfa anche sul desktop del mio portatile aziendale. La risposta è che a un certo punto arriva Missy Elliot e si unisce alle tre MBC. Ma non se la limona nessuno. Possibile che all’epoca nessun blog, nessun sito, nessun giornale ne abbia parlato?!

p.s.: mio padre l’ha pure scambiata per un uomo con indosso una pancia finta per far ridere, ma a quel punto eravamo vittima dei fumi dell’alcool: io ho visto Pharrell Williams dei Neptunes/N.E.R.D. e non era a torso nudo, ma indossava una camicia.

Oggi

Prefissi appesi alle pareti come gechi.

La canzone del giorno

Fahrenheit Fair Enough - Telefon Tel Aviv

27.12.03

But a one-sided love, I just don’t understand

Come anticipato nei suoi commenti, col permesso di Inkiostro prendo a prestito una delle sue top tre anche se le apporto qualche modifica. Di seguito infatti elenco i tre dischi che sono piaciuti a tutti ma di cui io non ho capito la grandezza.

1. The Shins - Chutes Too Narrow: va bene la loro grande capacità nello scrivere e ornare il pop. Riconosco i nobili riferimenti e l’intricata scrittura, mediata dalla loro accessibilità. Ma perché non riesco a ricordare come fanno le loro canzoni? Ci sto male, giuro.
2. Radiohead - Hail To The Thief: il disco che forse mi ha fatto sentire più diverso dagli altri, soprattutto da molti che ammiro. Non li trovo innovativi, non mi colpiscono (più) emotivamente e non mi riconosco nel modo in cui raccontano la sconfitta. Mi riprometto di fare il regalo natalizio con più di cinquanta parole per Loser.
3. The Strokes - Room On Fire: non ci posso fare niente, sono prevenuto. Ed è per questo che qui ci sono loro e non altri recuperatori di rock bicolori, capelloni, cinematografari di serie b, col singolo buono, col vestito buono, con la cantante bona, con the o senza the.

Regalo di natale

17.
Marzo.
2004.
Milano.
Alcatraz.
Belle And Sebastian.

(Forse solo un problema. Non so se a metà marzo sarò ancora a Milano)

A posteriori

Ricordate il disco tributo a Björk della Hush, prima offerto gratis in mp3 e poi venduto come oggetto reale in Giappone, in seguito al successo incontrato dall’operazione su internet? Grazie a questa compilation in tanti avevano ascoltato Ben Gibbard per poi scoprire i Death Cab For Cutie o i Postal Service. Molti poi pensavano di non conoscere i Decemberists di cui tutti parlano, nonostante avessero sentito, fosse anche per una sola volta, la loro versione di Human Behavior. Ci si chiede, ora, quale dei restanti otto nomi finirà per primo sotto i riflettori.

La nuova Europa: Italian for Absolute Beginners

Uno dei piaceri del ritorno a casa è sicuramente la visione di Viva Polska, dove tra l’altro ho visto per la prima volta il video zozzo di Cherry Blossom Girl, la canzone più bella di Talkie Walkie degli Air. In un certo senso il loro ritorno alle origini. Su Viva Polska ho beccato Starexpress, il programma in cui di solito gli artisti più amati scelgono i loro video preferiti, inframezzandoli con considerazioni più o meno degne di ingresso nella storia. In questa puntata però una ragazza non molto appariscente e discretamente nasuta parlava in italiano del rapporto con la madre e dei suoi momenti di solitudine, tra un video di Justin Timberlake e un’interruzione pubblicitaria. Le sue parole erano coperte dalla solita traduzione fredda e impersonale, letta da uno speaker troppo simile a quello delle altre televisioni polacche. Io, intanto, fantasticavo di una ragazza disgustata dal mondo dello spettacolo italiano che aveva trovato la sua fortuna altrove, forse cantando proprio in italiano un pop raffinato eppur accessibile. Invece ho scoperto solo alla fine, dall’ultimo video, che si trattava della vocalist del progetto In-Grid. Subito dopo ho lenito la delusione con uno speciale sugli Łzy. La loro Ania ora ha i capelli ancora più corti che nelle foto del sito ed è davvero caruccia.

Player blog

Constato triste l’amara sconfitta della versione automatica di FFWD. Non solo si è rivelata come una versione P.I.M.P. di questo blog, ma non ha nemmeno aggiornato il blog per Natale e Santo Stefano. Pertanto ho deciso di terminare il mio alter ego robotico, anche se ancora non ho capito come fare.

Oggi

Il mio cuore messo a nudo. VII. 12.

La canzone del giorno

Da Sparkling Caravan (Sparkle In A Void vs The Housemartins vs Trio) - Fainting And Hell-o!

24.12.03

Il costume di Saint Claus Simon

(Non penserete mica che sia qui per farvi gli auguri di) Buon Natale! Mentre cerco una cartolina abbastanza indie da inviare agli amici del master mi imbatto nel nuovo video di Tonino Carotone e capisco tre cose:

1. Tonino Carotone è in realtà Fredo Corleone.
2. Ragazzo di Strada dei Corvi ha un triste destino nei miei confronti. Ora però non sarà solo la canzone che Massimo Ghini (o Cederna o Brilli o nonricordochi) cantava in Italia – Germania 4-3.
3. Vi ho mai detto che vado matto per le ragazze che indossano scarpe chiare e/o sgargianti sui collant scuri?

Ad ogni modo pare che quest’anno per Natale siano due le cose irrinunciabili: trovare qualcuno ipolipodotato con cui baciarsi sotto il vischio sul finale di Kissing The Lipless di The Shins o, se avete già un partner, esibirvi davanti ai parenti nel rifacimento del video di Salami Fever di Pepe Deluxe.

Oggi

L’incubo prima di Natale.

La canzone del giorno

Blue Christmas - Bright Eyes

23.12.03

Palermo, I’m Yours

Ecco perché aspetto fino all’ultimo. Ecco perché non dico i miei migliori dischi dell’anno finché non passa la mezzanotte del 31 Dicembre. Non perché per Santo Stefano escano dischi imperdibili o l’album natalizio del tuo gruppo finlandese preferito. Forse nemmeno perché non ho sentito tutti i dischi che mi mancano per spargere come molliche di saggezza quelli che sono poi soltanto i miei ascolti più compulsivi. Capita spesso però il disco che nell’ultima settimana ti assale alle spalle, proprio quando sei convinto che ormai quello che ti è capitato tra le mani potrà essere buono al massimo per Gennaio, il mese in cui poi non devi uscire se vuoi arrivare uno in queste classifiche.
The Decemberists così arrivano a Dicembre con la loro bottiglietta di Orangina. Sdraiato su un letto familiare, il primo ascolto di Her Majesty The Decemberists dice solo una cosa: monopolizzerò la fine del tuo anno. Colin Meloy scandisce le sillabe conscio di pronunciare parole difficili. L’inizio del disco ti marcia contro in un’atmosfera spettrale, con una benda sull’occhio, ma la nebbia viene subito dissipata dal summer wasting di Billy Liar, che cita uno Schlesinger in cui recitava Tom Courtenay, lo stesso di The Loneliness Of The Long Distance Runner, lo stesso a cui gli Yo La Tengo dedicarono l’omonima canzone. Suona qualcosa di familiare nel suo swing, così come nell’odio-amore per le città in cui passo anche solo cinque minuti, descritto bene dalle sviolinate disco metropolitane per L.A. (Ellei, Ellei. El Ellei. Ellei). Poi sette minuti di ginnastica: per due minuti Colin passa il gesso sulle mani e poi è tutta una capriola, un doppio salto e una caduta e la ripetizione in cerca della perfezione.
Lo scapolo non aspetta la sposa mentre tutt’intorno chitarre, vibrafoni e organetti luccicano, illuminando un quadro di Duchamp. La canzone per Myla Goldberg poi a un certo punto si inerpica in un assurdo funiculì funiculà che mi confonde su cosa farò giorno 7 Gennaio alle 9 quando probabilmente mi risuonerà in testa davanti ad una certa persona che non vi sto a dire. Poi non so se ridere di più della parola bombazine, che potrebbe andare bene come nome per una webzine contro le altre webzine, o dell’uso ironico della tromba. Subito dopo Colin, voce e chitarra nell’episodio più nudo e sofferto del disco, non perde l’occasione per nominare ventricoli e assonare zii e caviglie. Quindi in un miscuglio di fisarmoniche, chitarre pulp e spazzacamini mette una minigonna piena di frangette a Dickens con tutto quello che può conseguirne.
Se non si fosse capito già abbastanza quest’amore per il palcoscenico, incurante del risultato e tutto sospeso tra comica del linguaggio, teatralità della pronuncia e dramma del gesto, Meloy lo mette per iscritto in I Was Meant For The Stage. As I Rise però chiude male il disco, proprio sotto questo punto di vista. Alcuni dicono che Her Majesty non è un granché rispetto al precedente: devo allora correre a recuperare un capolavoro?

Oggi

Spericolato.

La canzone del giorno

Chattanooga Cho Cho - Andy Votel

22.12.03

Il commento perduto

Non avendo FFWD una particolare tradizione dal punto di vista dei commenti, almeno relativamente alla loro quantità, non mi ero mai posto il seguente problema. La gente arriva su queste pagine dai motori di ricerca, spesso con mesi di ritardo rispetto al momento di scrittura, e a volte lascia un commento. Lascia un commento anche se non ha ben capito che questo non è un forum (o forse lo è, boh) e a volte più passa il tempo più i commenti sono particolari o addirittura strani. Ho così ripercorso questi quasi dodici mesi di vita e le sorprese non sono mancate.
Un tale ha scritto, in risposta ad un post su Björk, tre commenti in dieci minuti firmandosi con tre nomi diversi e propagandando un certo useless*idea, musicista italiano simil Aphex Twin. Peccato che l’IP dei tre personaggi in cerca d’autore fosse lo stesso. In calce ad un post su Prefuse 73 invece mi ha scritto un conoscente personale di Scott Herren a cui credo. Poi, a qualche mese di distanza dalla calata panormita di Zazie, si è fatta sentire la Barbarella del post.
Ma le migliori soddisfazioni arrivano sempre dalla rubrica sulla musica polacca. Dopo il commento di Marta (la stessa Marta polacca che aveva commentato un altro mio post o Marta di Viva Polska in persona?), si sono aggiunti i webmaster del sito di Ewelina Flinta e Valentina, una ragazza italiana matta per l’hip-hop polacco che ha cercato di corrispondere col veejay CNE e che mi ha segnalato il sito delle Sistarz.

Aggiornamento dell'ultim'ora: quando ho scritto poco fa il post non mi sono accorto che dopo una delle risposte di Valentina c'era anche quella di Marta Berens in persona: era proprio lei! (imparate timide veejay italiane che arrivate qui cercando il vostro nome e non lasciate nemmeno un piccolo saluto). Ah, se solo non fossi stato così impegnato in Settembre e se avessi avuto la faccia tosta di inkiostro.

Per delio

What happened to your rock’n’roll.

We Have The Robots

Vi sarete accorti che negli ultimi tempi gli aggiornamenti del blog non sono stati frequenti. Per quelli che come me hanno problemi nel star dietro alla lora creatura, ecco il servizio di Drunk Men Work Here che crea e gestisce per voi un blog automatico in inglese. Il problema è che per ora la versione robotica di FFWD parla poco di musica e molto di sesso, con un frasario testosteronico da rapper ciancicato.

The test is open…now!

Credo che il vero funzionamento del test che determina quanto tu sia un music nerd (Mega - 64,25%) sia basato non tanto sulle risposte, quanto sul tempo passato a dare risposte simili alle precedenti per il solo gusto di sapere quanto si è nerd. Dedicato invece ai fratelli maggiori e agli zii è invece il quiz sui testi delle canzoni degli anni ’80, più difficile di quanto possa sembrare.

Oggi

All’ovile.

La canzone del giorno

Remember - Air (French Band)

18.12.03

More Than This

Avvertenza 1: qui sotto si parla di Lost In Translation. Se ancora dovete vederlo e non volete la minima anticipazione non leggete il seguito. Lo so che ne parlano tutti già da qualche mese, soprattutto sui blog, ma io che ne so di chi capita a casetta mia.
Avvertenza 2: se ancora non avete visto Lost In Translation e siete indecisi non leggete qui sotto perché potreste convincervi ad andare.
Avvertenza 3: se cercate un giudizio sul film, sulla regia, sulle battute non proseguite. Troverete tutto altrove. Qui, come dice il nostro, si balla l’architettura. Perché di architettura si tratta.
Avvertenza 4: non continuate a leggere se avreste voluto come titolo italiano Soli a Tokio.
Avvertenza 5: questo è l’ultimo avvertimento per evitare le lamentele di chi non legge i post dall’inizio ma va saltastambeccando.
Avvertenza 6: è inutile chiedermi il pagamento del biglietto per i danni morali, e comunque lo so che vai al cinema di mercoledì per risparmiare.

1s. Il sedere di Scarlett/Charlotte/Sofia/ochisaitu. Un frammento di City Girl. Il titolo: Lost In Translation.
Girls - Death In Vegas. L’arrivo a Tokio. BoB/Bill fa le facce. I colori sono bellissimi e il pubblico non si aspetta il rumore nella canzone sull’ultima insegna. Ho scelto Girls come canzone fantasma della compilation natalizia per le ragazze del master. Poi però al cinema me ne sono andato da solo.
L’orchestrina dell’albergo è un elemento come tanti che arredano certi posti. Se ne riparla dopo.
Metro. On The Subway suona il batterista degli Air che è anche il responsabile della colonna sonora.
Fantino di Sebastian Tellier è il rossetto, i capelli tirati su e accarezzati, lo scazzamento da pubblicità di profumo e il simil-lampadario più apprezzato al cinema degli ultimi sei mesi.
Shibuya: Charlotte ha un ombrello trasparente e fa Ikebana su Kevin Shields. Quando invece Bob nuota, Sofia videogioca col suo fonico, come i tizi della sala giochi. Scarborough Fair fa comunque il suo sporco lavoro. Ma il beat-boxer chi è di preciso visto che tutti sono qualcun altro?
Tommib è lo smalto rosso tranquillo dei piedi in posizione raggomitolata.
La maglietta al contrario va a ballare con The State We’re In. Rico è troppo carina e non ricordavo che la canzone dei Phoenix fosse così “fresca”.
Karaoke. God Save The Queen è quasi filologica nella pronuncia. Poi Costello, sì sembra uscito dal Saturday Night Live, ma dopo Brass In Pocket e la sua parrucca rosa hanno un retrogusto lolitesco. More Than This è quei tre secondi che di notte ti capitano nei posti più strani. E infatti hanno messo lì anche l’Happy End che ritorna anche alla fine.
Chitarre mai così belle sul ponte. Bob ha gli occhi chiusi e I don't know how you could not love me now. Charlotte guarda fuori dal finestrino, poi ride e poi non ride più. You can hide, oh now, the way I do.
Bob che dice grazie alla table dancer è la recensione sintetica al pezzo di Peaches. E Nobody Does It Better stonata rimanderà mica a You’re So Vain?
Prima della canzone dei gatti, ancora uno Shields insonne.
Alone In Kyoto. All’attenzione della mia attenzione: ascolti il disco nuovo degli Air da un mese, hai già cambiato idea cinque volte e ancora non ne hai parlato. Avrei bisogno di quelle cuffione visto che il canale destro delle mie va a intermittenza. Quelle foglie sembrano quelle viste nel Giardino delle Vergini Suicide o, meglio, all’inizio del video di Playground Love. Mi aspettavo che questa canzone suonasse al chiuso e invece accompagna i due sposi incrociati da Charlotte, il suo passaggio ritmico sulle pietre rotonde e le sue riflessioni.
La rossa cantante che canta al risveglio è inquietante. Forse lo sono tutte le cantanti in questa situazione. Forse potremmo formare un gruppo jazz.
Poi niente più fino alla scena finale, fino alle parole che non si sentono e ai sorrisi di Bob. La chitarra è consegnata su un volantino. Listen to the girl. Tornare indietro da te è la cosa più difficile che posso fare, che posso fare per te. Just Like Honey. I tizi accanto dicono che scaricheranno la colonna sonora ma se ne vanno appena partono i titoli di coda. Just Like Honey. Accendono le luci. Just Like Honey. Dopo altre due canzoni. Just Like Honey. Vado a dormire.

Il mondo non poteva aspettare più a lungo

Si ritorna, con voglia di scrivere. Dopo l’ultima scadenza arrivano due giorni di decompressione. Prima di. Abbiamo studiato anche strategia, da Sun Tzu a Von Clausevitz, da Malcolm Mc Laren all’uomo della strada. Strategia non è tattica. I voti li danno solo al gruppo e non perché trovano traumatizzante per il singolo la valutazione. Usano lo stesso sistema di votazioni delle recensioni di Tiny Mix Tapes, da 1 a 5. Tutto molto fico, però poi arriva il tale della lezione sulla realtà virtuale e manda in onda un filmato che fu utilizzato anche per la presentazione di una tesi di laurea legata al progetto. Aveva in sottofondo Robert Miles. Giuro.

Oggi

Le batterie del mio spazzolino da denti si stanno scaricando. Vorranno restare a Milano?

La canzone del giorno

Yeah (Stupid Version) - LCD Soundsystem

10.12.03

Comunicato di servizio (plin plon)

La canzone del giorno di oggi testimonia che esisto ancora.

p.s.
Non vorrei ricordare una battuta dei Simpsons sul valore dei Grammy, ma dopo tre dischi e sette anni i Fountains Of Wayne sono stati candidati ai Grammy come miglior rivelazione insieme alla carneade Heather Headley e ai temibili 50 Cent, Evanescence e Sean Paul. I FoW, candidati anche come miglior performance (!) pop per un gruppo, si sono subito detti contenti di essere entrati nel pantheon in cui nei secoli si sono avvicendati nomi come Milli Vanilli o Jon Secada. Spulciando la pagina mi sono accorto che ci sono un centinaio di categorie per lo più da me ignorate come il Best Polka Album (si noti bene, Vocal or Instrumental), che nella categoria Alternative (risata scomposta) si scontrano Sigur Rós, Radiohead, The White Stripes, Yeah Yeah Yeahs e The Flaming Lips e che Hillary Rodham Clinton è candidata per il Best Spoken Word Album.

Oggi

Nevica retorica.

La canzone del giorno

Neve Calda - Balletto Di Bronzo

3.12.03

Ma vedrai. Ci sarà. Cambierà. Rideremo anche noi. Io e te.

Avvertenza: il seguente post non è stato ispirato in nessun modo dalle modalità di sciopero del personale ATM

Io ho con alcuni dischi rapporti problematici. Non scomodate Mario Brega per farmi il verso e non attendetevi di seguito una stroncatura. Io evito certe cose e a volte non so nemmeno perché. Per esempio, i Baustelle. Nonostante molti di cui mi fido me ne avessero parlato bene non mi sono mai convinto e non ho mai fatto il grande passo. Baustelle mi suonava antipatico e prescindibile. Il ritardo d’ascolto insomma non era lo stesso per cui non avevo ascoltato i The Wrens. Poi ultimamente, quando si è ridotto il tempo per la lettura oltre che quello per la scrittura, mi sono trovato in una crisi da assenza di nuovi titoli e allora li ho scaricati con l'inconscio intento di stroncarli.
Invece, se dovessi scegliere, i Baustelle sono il disco che meglio rappresenta i miei primi tre mesi qui a Milano. No, niente pistolotto a seguire sulla città tentacolare e bifronte nei cui pub senti ancora Amore Disperato rifatta dai Super B e la canti di nascosto da quelli che sono usciti con te perché ti ricorda i tuoi sette anni e Azzurro dal Teatro Petruzzelli su Italia 1. La moda del lento infatti non somiglia per niente a Milano. Il disco però riassume la mia costante sensazione di essere fuori posto davanti a tutto e poi per un attimo ritrovarmi assorbito e galleggiante nell'acqua e sapone di macchine utensili che non rivedrò mai più e poi non so. L'ho ascoltato la prima volta e bah. L'ho ascoltato la seconda volta e boh.
Dal punto di vista musicale La moda del lento è un po' come quelle ragazze che non mi piacciono e che però hanno il taglio di capelli che preferisco, anzi nemmeno quello, hanno lo spazio sulle tempie tra le sopracciglia e i capelli che mi piace. La futilità del loro modernariato, dei Baustelle non delle ragazze, è tale che non mi sono chiesto nemmeno se siano più annisessanta o anniottanta. Quando conducono un'indagine su un seno al di sopra di ogni sospetto scappa anche quasi la risata e le loro goffaggini sono così volute che dico che non ci cascherò mai e così abbasso le mie difese e le canto in mente sulla metropolitana per non pensare dove guardare.
Facile poi sbertucciare testi che rimano stelle con Baustelle, menzionano esistenzialisti tristi e fumano troppe marche di sigarette diverse, anzi troppe sigarette tout court (e le lingue straniere, eh eh). Facile pure esaltarmi per le minigonne pallide, per il perdi l'autobus stavolta che diventa imperativo e per il ritorno della moda del lento, visto che io sono quello che durante i concerti finto-ska-punk invita a ballare proprio un lento. Però non trovo appigli per giustificare quando sul posto di lavoro carico il loro bauplayer e li ascolto dagli altoparlanti del portatile anche se possiamo ascoltare musica solo con la cuffia. Non basta sentire “io già nel 96 avevo fame di storie”. E ha ragione Rossano dei Perturbazione quando dice che sono la colonna sonora ideale per le pulizie domestiche (io purtroppo non fingo, però). E Arriva lo Ye-Ye è la mia canzone più stupida e più cantata ultimamente.

Questo film ridicolo
Quando finirà?

FFWD fears ATM

Dato che ho appena rifiutato una proposta di lavoro che mi avrebbe riportato nella terra natia, vi annuncio con piacere che con tutta probabilità alla fine di Gennaio andrò a vedermi quelle adorabili teste di cazzo che poi sono i Mogwai. Ora ho un unico problema da risolvere e a tal proposito ho studiato tre possibili alternative:
- comprate tutti una marea di biglietti e facciamo spostare il concerto in un posto più grande vicino casa mia, chessòtiporollingstone.
- cerco di fare diventare i Mogwai un gruppo più fighetto del gruppo più fighetto che vi viene in mente e faccio spostare il concerto in un posto fighetto da fare schifo ma più vicino a casa mia o almeno servito da autobus o corse sostitutive della metropolitana. Ormai sputtanato l’Old Fashion, non dico di farlo arrivare al My Bali, ma punterei almeno al comodo caveau del La Banque.
- ragazzi, i Mogwai dal vivo fanno schifo. Fanno così schifo che non si riempirebbe nemmeno la cantina sotto casa mia (vabbè, facciamo il Birrificio Lambrate).

Attenzione: i locali notturni nominati su queste righe non hanno in nessun modo pagato il titolare del blog. Nemmeno quando sono stati presi in giro.

FFWD Feste: Surfin’ Casci-na

Qui a Milano nelle vetrine si scorgono le prime tavole da surf: sta per arrivare l’estate!

P.S.: questa potrebbe diventare una nuova rubrica, nel qual caso sarà introdotta da una sigla che recita è festafesta fino al Mattino.

Corruzione

Su avanti, chi di voi ha pagato la nonna di Justin Timberlake per dire questo?

Angel-icona

Non ero al MEI, ma la mia infiltrata preferita mi ha comunicato in diretta che qualcosa lì era presentato (male?) da Angelica Cacciapaglia. Ora, lungi da me fare la scontata battuta sul naviglio, ma dobbiamo cominciare a considerarla la Cheit Moss italiana?

Emigriamo tutti in Canada

Kevin Drew dei Broken Social Scene parla dei fattori alla base del successo dei gruppi canadesi. Io invece vorrei tanto parlare di The Unicorns, che dedicano una canzone al battimani senza battere le mani (anche se poi lo fanno in I Was Born (A Unicorn)).

Oggi

Aggiornamenti dal posto di lavoro scritti altrove e aggiornamenti da altrove scritti sul posto di lavoro.

La canzone del giorno

The Clap - The Unicorns