9.1.04

Wait! They don’t love you like I love you

10. The Earth Is Not A Cold Place - Explosions In The Sky
Un altro disco di tracce rock strumentali da dieci minuti che gioca sul chiasso-silenzio, sul lento-veloce, sul piano-forte? Certo, ma che mette da parte l’apocalisse, le multinazionali, Israele e l’incomunicabilità di un coro di pastori uzbeki in favore di tenerezze, respiri e mani nelle mani. Prendono la storia dei marinai russi del Kursk e la usano come simbolo in Six Days At The Bottom Of The Ocean. First Breath After Coma cita Non C’è di Laura Pausini prima che le due chitarre e la batteria si trasformino in martelli pneumatici trigemini. La via pop e in pace con se stessa a quelli che ormai sono diventati i luoghi comuni della Constellation Records.
Ad uso riviste specializzate: Due chitarre, basso e batteria e il loro esordio è legato in maniera profetica e sinistra all’11 Settembre.
Momento dell’anno associato: Ore 3.41 del 25 Dicembre davanti all’albero di Natale e alle sue luci intermittenti, più veloci del solito

9. You Forgot It In People - Broken Social Scene
Più che un disco, il manuale delle giovani marmotte dell’indie rock, anno 2003 (ok 2002, ma solo in Canada). Nello splendore del montaggio analogico una conventicola numerosa inietta germi impazziti in ballate da mattonella, martelli radiofonici, canzoni da spiaggia, sigle di telefilm e inni adolescenziali. Un po’ come il microonde che fa anche il caffè della pubblicità Unieuro, ma ottimista solo il giusto.
Ad uso riviste specializzate: Sono canadesi.
Momento dell’anno associato: In auto a Palermo con Zazie / In auto da-verso Catania per le selezioni del master

8. Dear Catastrophe Waitress - Belle And Sebastian
Stuart Murdoch riprende le redini nella scrittura dei pezzi e traghetta negli Stati Uniti e negli anni Settanta i miei scozzesi preferiti. Alle armi di precisione Trevor Horn schiera archi svolazzanti e fiati ubriachi. Il disco più derivativo dell’anno si fa amare per come vuole bene alla sua collezione di dischi e persino a quella copia dei Thin Lizzy comprata alle medie. Resta il rammarico per il coraggio tirato fuori soltanto per i Devo sulla tavola da surf di Stay Loose.
Ad uso riviste specializzate: Stuart Murdoch ora sorride.
Momento dell’anno associato: Il suo ascolto all’inizio della scorsa primavera.
(- Ma sei sicuro? Non era ancora uscito.
- Certe cose sono attorno a noi da sempre. Come la primavera a Milano all’inizio di Settembre)

7. Master & Everyone - Bonnie “Prince” Billy / La Moda del Lento - Baustelle
Siate soli, smile! Sembra una bestemmia ma i due dischi che dividono la settima piazza hanno molto in comune. Sono due dischi sulla solitudine e scusate se torno a citare la Pausini. Nei due titoli la moltitudine è vittima di un potere superiore che non lascia scampo. Il buon Will Oldham fugge dal mondo con la chitarra sepolta tra i suoi silenzi ascetici, i Baustelle si rintanano nei luoghi dell’aggregazione coatta ma solo perché sono in un periodo strano. Sentiteli di seguito, anche se ci vorranno sei mesi per uno e sei mesi per l’altro. And like a bird freed from its cage all night and all day I'll play and sing.
Ad uso riviste specializzate: Due dischi al prezzo di uno!!!
Momento dell’anno associato: A Torino nella camera d’albergo spoglia da mezza stella della pensione X (BPB) / Sabato sera per una festa privata al Le Banque di Milano. Usciamo all’una e mezzo perché non abbiamo la macchina e dobbiamo prendere la metro sostitutiva, ma perdiamo l’ultima corsa e facciamo due ore di strada a piedi sotto la pioggia e senza ombrelli (Baù)

6. Give Up - The Postal Service
Give Up sembra un bambino nato senza sforzo dai due generi che più mi piacciono. Facile per finta, scava nei miei ascolti più inconsci e viene ripreso pure da quei primi della classe degli Shins. Gibbard e Tamborello sono una coppia complementare e io non ho avuto il coraggio di chiedere a Barbara Morgenstern di ricantare il loro primo incontro.
Ad uso riviste specializzate: Battute sulle poste in Italia.
Momento dell’anno associato: la settimana di San Remo e la cuffia in open space, senza tute sterili

5. Welcome Interstate Managers - Fountains Of Wayne
Per me questo è stato l’anno delle canzoni pop. Quelle con l’eleganza della scelta melodica meno scontata e quelle sbatticulo. Quelle che vivono nel passato e quelle con tic di oggi che esplodono. E quelle paraculo. I Fountains of Wayne sono i più paraculi di tutti e le loro canzoni vivono appiccicate a stadi, macchine, isole, vacanze e soprattutto radio.
Ad uso riviste specializzate: fenomenologia della MILF
Momento dell’anno associato: come ebbe a dire Achille, l’estate del 2003

4. One Word Extinguisher + Extinguished Outtakes - Prefuse ‘73
Nell’anno in cui l’hanno chiamato la nuova ‘commerciale’ (nel senso di dance facilona), nell’anno in cui, per citare Flava Flav, troppo spesso si è passati dal ‘brotherz & sistaz’ al ‘niggaz & bitches’, chi salverà l’hip-hop? Chi affiancherà gli Amari nella missione? Scott Herren, ovvero il signor prima del jazz fuso del 1973, firma un futuristico ritorno alle radici sparando flussi di frammenti + beats + voci + acidità + strumenti. Astratto e caldo.
Ad uso riviste specializzate: fatelo litigare con Eminem.
Momento dell’anno associato: in metropolitana a Milano, fermata Duomo la domenica pomeriggio. Sono più figo io di tutti quanti voi messi insieme.

3. Lesser Matters - The Radio Dept.
Il 1995.
Ad uso riviste specializzate: Il 1995
Momento dell’anno associato: Il 1995

2. Her Majesty The Decemberists - The Decemberists
I will box your ears and leave you here, stripped bare
Ad uso riviste specializzate: Disco del mese di dicembre, troppo tardi.
Momento dell’anno associato: Il suo primo ascolto nel letto dove dormivo fino a tre mesi prima

1. Rounds - Four Tet
Ad uso riviste specializzate: Un titolo: E non abbiam bisogno di parole
Momento dell’anno associato: Tutti quelli che non vi ho raccontato.