E nemmeno posso chiamare Shpalman
Però quando vi ho sganciato quaranta carte non l’avete annullato il concerto, brutti bashtardi. E il certificato medico per l’alluce valgo di Rocco Tanica ve lo potevate risparmiare…
(finto punk funk)
30.6.03
Never say Never
L’attesa era spasmodica, inutile negarlo. UNKLE, o per meglio dire U.N.K.L.E., aveva tutte le caratteristiche per essere il supergruppo che catturava lo spirito del tempo della mia giovinezza più che un duo con molti ospiti. Forse non tutte le promesse furono mantenute, ma da lì passava molta della musica che mi assorbiva in quei giorni. Pensavo a DJ Shadow tornato a casa dopo il video di Midnight In A Perfect World, il suo eterno fare i conti col passato, le pile di dischi sul pavimento e quella puntina che prima o poi doveva sostiuire. Lavelle era senza faccia, perfetto per quell’immaginario cinematografico e con un pizzico di pelo sullo stomaco, seppur da stomaco di nicchia sotto i riflettori. Newstead dei Metallica l’aveva chiamato sicuramente lui. Un giovane virgulto di nome Badly Drawn Boy era quasi all’esordio insieme ad Alice Temple, ragazza con la voce da vocalist. Mike D e Kool G erano i padrini e Richard Ashcroft aggiungeva alla lista una delle canzoni che ascoltavo nonostante l’antipatia per lui e per quella magrezza così simile alla mia. Thom Yorke mostrava già allora i primi segni della sua disperata fuga dal rock, fermandosi in mezzo alla strada incurante delle auto in corsa come il barbone del video di Rabbit In Your Headlights.
I’m going through changes. Shadow se n’è andato: è stato sostituito da Richard File, uomo delle manopole dietro ai Boredoms e ai South e chissà perché mi aspetto già come sarà il nuovo U.N.K.L.E.. Si chiama Never Neverland (o Never Never Land, non è ancora chiaro) come un disco degli Annihilator, ma James Lavelle ci tiene a dire che il nome è preso dallo studio di registrazione utilizzato. È stato prodotto dall’ex tastierista delle Elastica, cosa che credo sia divertente da vantare in società, ma di cui riesco a valutare poco l’impatto. Azzardo solo un pronostico: secondo me si perderà l’ossatura hip hop di Psyence Fiction, ma non mi è chiaro esattamente dove si andrà a parare.
I’m going through changes. L’intro che apre il disco sembra recitato da Ozzy Osbourne, ma non sono sicuro che sia lui. Sicuro invece è che il campionamento appartenga a Changes dei Black Sabbath. Caspita, devo tornare a giocare al Superenalotto? No, non che segua un disco con chitarroni, ma siamo dalle parti di un connubio bianco tra il rock e l’elettronica con poco spazio per l’esaltazione del giradischi. Invece di impegolarsi nell’ennesimo inno alla frattura digitale, gli U.N.K.L.E. hanno puntato su diverse soluzioni, dalla solidità techno-rock che qualche anno fa univa chi era arrivato dagli opposti lidi della console e della chitarra, fino alla sua controparte lenta e trasognata. Un po’ fuori moda? I pezzi più tirati (il singolo An Eye For An Eye e Safe In Mind con Josh Homme dei Queens Of The Stone Age) pur essendo molto energetici non sono il massimo della freschezza. R.E.I.G.N. con Ian Brown e Mani degli Stone Roses si appiccica alle sinapsi, epperò i suoi violini ormai non rimandano più al cinema ma ai vari Simenon, Hooper e Orbit. In Invasion 3D dei Massive Attack è un po’ più mezzanino che nell’ultimo disco, mentre Brian Eno e Jarvis Cocker incrociano i sintetizzatori nell’ambientale, e anche un po’ anonima suvvia, I Need Something Stronger. Introdotta da una rollata di pianoforte molto U.N.K.L.E. e dalla voce di Graham Gouldman dei 10cc, invece In A State arrischia una battuta dance con cassa in quattro ripresa anche in parte di What You Are To Me che col caldo risulta godibile, anche se a priori non mi sarebbe nemmeno venuto in mente che potesse essere presente nel disco una simile impronta. Le voci maschili al limite del femminile caratterizzano queste due canzoni e percorrono quasi tutto il disco conducendolo alla fine tra la screamadelica Glow e la bellissima ballata conclusiva Inside, dove si arriva anche al falsetto. Impressioni contraddittorie, lo so, ma sono solo i primi ascolti.
Piccole grandi verità apprese durante il corso di Fisica Tecnica e applicabili ai campi più disparati come, non so, la musica #1
I frigoriferi funzionano male quando fa caldo.
Non sono un depravato!
It's hard to get to know you, but once people do, they're in for a wild ride. You had a rough childhood, and it reflects in your speech and mannerisms- you're focused on things like whores and crack babies, which fascinates people at first but may ultimately drive them away. Despite your somewhat depraved outward persona, you're a truly decent person who craves and deserves love and friendships. |
E tu quale canzone dei Pixies sei? (Via Where Is My Mind?)
A blog about music blog, ma solo per questa volta
Il solito articolo sui blog sottolinea l’importanza dei blog musicali. Ma Andrew Smith sarebbe Andrew Sullivan, giusto?
La canzone del giorno
Kissing The Sun (Dub Of The Sun Mad Professor Mix) - The Young Gods
27.6.03
Bless this mess
Oggi torniamo indietro nel tempo per parlare di un doppio cd. In un lontano giorno di qualche anno fa un angelo del Signore apparve a tre ragazzi texani e rivelò loro che la fine del mondo era prossima e che dovevano guidare, con una pistola in una mano e una fender nell’altra, i figli di Israele verso la terra promessa, verso il centro di JerUSAlem, verso il Texas. Ora, so che non sembra il massimo come punto di partenza e che no, non sto parlando della band di Christian Rocca, anche se credo che gli piacerebbe. Abbiate fede ancora per un po’. I tre ragazzi si chiamarono Lift To Experience e i loro demo furono scoperti da Robin Guthrie e Simon Raymonde, che se non lo sapete erano i due Cocteau Twins che scrivevano le canzoni per la voce di Lisetta Fraser. Li misero sotto contratto per la loro casa discografica, la Bella Union, e mixarono il primo e finora loro unico disco, il doppio The Texas Jerusalem Crossroads.
Era un disco strano, di quelli capaci di arrivarti con due anni di ritardo e non certo per il caso, ma perché un disegno superiore aveva deciso che un giorno una mano gentile te lo avrebbe sollevato da una pila di dischi usati. Qualcuno se n’era liberato per me, perché io ve ne parlassi oggi o perché il tizio aveva bisogno di cinque euro. Le coincidenze non esistono e inconsciamente ho distillato ogni singolo momento prima dell’ascolto concentrandomi sul booklet, cosa che ultimamente mi capita sempre meno spesso. I titoli dei due cd componevano due frasi, Just as was told / Down came the angels / Falling from cloud 9 / With crippled wings / Waiting to hit / The ground so soft e These are the days / When we shall touch / Down with the prophets / To guard and to guide you / Into the storm. I due cd avevano due nomi, Texas e Jerusalem, due colori, rosso e blu, due stelle, Lone Star a cinque punte e stella di David a sei punte, due simboli, le pistole e una croce dentro una corona. Ladies and gentelemen we are playing with one guitar scrivevano sul retro, appena sotto la foto di uno stivale impolverato su una pedaliera. Ma di questo ne parleremo dopo.
Erano due cd molto diversi, che iniziavano in un modo e finivano in un altro. Il primo partiva con canzoni quasi prive di strutture, con strofe che si lasciavano credere strofe e (im)possibili ritornelli che non venivano ripetuti: la musica sviava ora accelerata dalla chitarra e dalla batteria, ora addolcita improvvisamente dalla voce del cantante. La sensazione di disorientamento era tale che sembrava di procedere a tastoni nel buio illuminato da improvvisi riflessi. Poi un barlume di ritornello, from Athens to London to Paris to Rome, mi convinceva che la strada forse ancora non era stata trovata, ma c’era ed era questione di tempo percorrerla. Era nel secondo cd dove l’inizio aveva la direzione di una corsa a testa bassa, la certezza della meta, il trasporto di un’ascensione regolare, mentre la fine oscillava tra la consapevolezza della salvezza e la gloria dell’inno che la celebrava.
Ladies and gentelemen we are playing with one guitar scrivevano sul retro, appena sotto la foto di uno stivale impolverato su una pedaliera. Basso, batteria e una sola chitarra, quasi nulle le sovraincisioni ma grande uso di effetti a pedale. Erano in tre ma suonavano epici e trovavano le sfumature e l’impatto di un palco affollato. E la voce del cantante stava in primo piano, come il suo volto abnormemente ingrandito sulla foto all’interno della custodia, ad assolvere la missione per cui era stato chiamato. Tell your mother you won’t be home for Christmas this year. La voce di Josh non poteva non essere così: quando abbandonava il parlato profetico prediligeva i toni ascendenti, come il giovane Bono perso nel deserto o come il giovane Buckley mentre intonava il suo inno sacro verso il cielo e persino, verso la fine, come un Robert Smith libero dalla disperazione.
Il cd Texas veniva introdotto dal ciclone chitarristico di Just As Was Told, coi tre ragazzi sballottati senza appigli, i capelli spettinati e l’incredulità davanti alla chiamata. La sua coda distorta svaniva dentro il rapito imbarazzo di Down Came The Angels, strimpellata nell’eco della notte dal frontman sdraiato nel cortile di un ranch, con le spalle poggiate sulla parete del fienile e la chitarra usata solo quando serviva. Falling From Cloud 9 era gloriosa nel suo alternare sfuriate di feedback e intermezzi melodici, fino alla loro fusione sempre sul punto di deragliare, con la profeticità sonica dei Godspeed senza multinazionali tra le scatole. Di seguito un primo barlume di forma classica si intravedeva in With Crippled Wings che, pure nella sua lunghezza diluita, aveva un tema coerente ad attraversarla. E arrivava poi il momento del patto, Lord I’ll make you a deal: I will if You give me a smash hit so I can build a city on the hill, Son, I will if you will: Waiting To Hit. Texas si chiudeva con The Ground So Soft rumoroso sciabordio multitraccia in cui era nascosto un passo dalla lettera ai Corinti.
Jerusalem. Sono nella terra promessa. These are the days racing toward us with blood on their teeth and lips e Josh schiocca un bacio in favore di camera. Gioioso furore danzereccio giocato sull’uso intrecciato di una ritmica balzellante a due velocità. When We Shall Touch invece viene definita bene dalla parola inglese building nella sua crescita massiccia, mattone per mattone, mentre il parlato filtrato e spostato su un canale ha il pregio di far risaltare il coro finale e il suo controcanto. Il centro di Jerusalem richiama inevitabilmente il Texas nell’uso tradizionale della chitarra, ma poi è momento di celebrare: con To Guard And To Guide You si è ormai In God’s Country. E poi la tempesta, Into The Storm, la chitarra che si trasforma in mille lingue di fuoco che conducono verso il gospel accompagnate dal battito di manine sante. We Shall Be Free. Con l’eccezione di una traccia fantasma che (forse) mette tutto in discussione.
Dopo diversi ascolti non riesco a vederlo soltanto come un disco di Christian Rock, eppure la forza delle note sembra strettamente legata al messaggio scatenante, peraltro così poco vicino all’immaginario religioso dominante di casa nostra. Per un attimo ho pure avuto l’impressione che fosse una presa in giro, ma la band è molto seria a riguardo. Certo i difetti ci sono e il formato doppio non può che amplificarli, ma i pregi li sovrastano senza dubbio. Insomma, se siete agnostici e se tutte queste parole non sono bastate, provate a sentire Waiting To Hit e Falling From Cloud 9 o Into The Storm. Abbiate fede, per una volta.
In Other Words
E io che cercavo invano di spiegare l’anno scorso a mio fratello che Fight Test era una citazione e non un plagio di Father And Son, a lui che a dieci anni la canticchiava per colpa dei Boyzone. Beh, comunque alla fine Yusuf Al Islam e i Flaming Lips si sono accordati e spartiranno i diritti di Fight Test.
Cinquanta parole
Secondo me si è parlato anche troppo di Hail To The Thief dei Radiohead. Dai trafiletti alle letture approfondite, sui giornali sono stati provati tutti i formati possibili. Se poi non ne avete ancora abbastanza, qualcuno ha pensato pure un esercizio di stile: Hail To The Thief in cinquanta parole.
Let’s get political
Il collettivo parallelo dei Godspeed You! Black Emperor uscirà col nuovo disco alla fine di Agosto e nello spirito di addizione continua assumerà come nome A Silver Mt. Zion Memorial Orchestra & Tra La La Band, Now With Choir, dato che quasi tutti i pezzi saranno cantati. Questo vuole anche dire che ci saranno dei testi che tradurranno in parole le istanze che i GY!BE sono soliti rappresentare in note.
La canzone del giorno
Paroles Paroles - Dalida et Alain Delon
26.6.03
Vicolo cieco?
Penso come potrà essere il nuovo disco di Björk mentre leggo le impressioni di delio sul concerto alla Treptower Arena e ho paura.
Visti da fuori
The best Italian pop record of 2003 - 9.3.
Un-phair
Liz Phair sconta l’ultima moda di Pitchfork e prende 0.0 . Altrove i decimi aumentano leggermente toccando 0.8 e 1.0: ma è davvero così brutto il disco?
Conviene?
Pro e contro del girare un video per il proprio pezzo. Se ancora non siete famosi, probabilmente risparmierete sul Botox.
Ho un avvocato nella band
I Boston fanno causa alla casa discografica perché il loro ultimo disco non è stato un successo. Siamo davanti ad un momento epocale stile sentenza Bosman o è soltanto una trovata modaiola, come quando tutti dovevano avere un deejay sul palco?
Tradimenti
Soulseek rinnega la sua filosofia e inaugura il primo server parallelo. Deve essere una ripicca nei confronti degli utenti che condividono anche musica non elettronica.
La canzone del giorno
Changes - David Bowie
25.6.03
La canzone del giorno
Lush - Orbital
24.6.03
Due giorni
È che non sono abituato a queste cose, al massimo ho incontrato per strada Totò Schillaci sul suo vespino. Ho visto un concerto dentro quest’auletta magna qualche anno fa, ma oggi si parla. Spettacolarità nel rock. Il capoccia della situazione assomiglia in maniera sinistra all’assistente di Controlli Automatici. Firmano i ragazzi e le ragazze del DAMS, alcune sono lì controvoglia. Discorso introduttivo del capoccia incensa Laboratorio per cui si svolge tutto ciò. Segue compitino diligente di Bertoncelli su Hendrix, olliusil. Strabuzzo gli occhi quando dopo quel Jimi Hendrix c’erano i Mamas & Papas, un po’ come se ci fosse Toto Cutugno dopo i Prodigy, ma ho capito cosa voleva dire. Mi fissa Pamela Des Barres, vabbè, mi basta quel nanosecondo. Poeta digiuno di musica ottuagenario traduce in maniera involontariamente comica le parole di Jenny Fabian e Johnny Byrne, quest’ultimo anche sceneggiatore di Spazio 1999. Corsa e saluti. Si parla di video il giorno dopo. Il secondo giornale di Bertoncelli è la rosa, quello di Zaccagnini è Il Manifesto. Introduzione di Bruno Di Marino che mostra Zbigniew Rybczynski (Poland rulez!) e getta l’occhio sulla mia maglietta dei Chemical Bros. Il capoccia inserisce un intervento a favore degli studenti iraniani che si danno fuoco che brama l’applauso che non arriva. Liggeri è definito dal capoccia come il regista di Dedicato a Giulia, video che gli ricorda molte cose brutte e che viene proposto nelle due versioni. Discorsi contro l’industria e poi il capoccia presenta l’anteprima del nuovo video di Liggeri starring Alex Britti. L’anteprima non è un’anteprima perché a pranzo mio fratello mi ha sgamato dicendo “ma quale quello con Alex Britti in mutande?”. Zazie parla di particolare apprezzamento del pubblico verso le idee semplici e porta con sé il video di Agosto e quello di Word Up. A questo punto il pistolotto conclusivo di Zaccagnini, prima del breve spazio monografico dedicato ai due giovani registi francesi François e Laurent, getta un po’ di pepe sul dibattito, un po’ di cacio sui maccheroni, un po’ di trippa sui gatti. Video pupù, noi c’avevamo libitolslidoorsjimjimmijanisepureerbosscolaistritbenchemihachiamatosulpalco, adesso lo schifo, dei video. Niente applauso da parte mia, emptyvigenerescio. Un po’ di discussione e si passa ai francesi che parlano dei difetti dei video che propongono, tra cui quello degli Stylophonic. Impietosamente e forse per questo in francese Di Marino evidenzia le citazioni/scopiazzature, salvo essere stato zitto durante l’incensamento del piano sequenza, questo sconosciuto, per il video italiano. Intervento moulto pitoreshco di un signore tra il pubblico e a chiudere in bellezza una mia domanda a François e Laurent sull’assenza dei musicisti nei video da loro proposti. Saluti semaforici a ebi+ellegi, poi scambio di gagliardetti. (Gelato al caffè + panna) / (Aqua + Spice Girls). Teatro e calcestruzzo per la presentazione di Groupie, cacchio sto quasi dando le spalle a Bertoncelli e alla sua camicia simpatica mentre sparlotta di Björk con Z. Frammenti sullo schermo, che marca di birra? Belle parole su Nico. Zaccagnini si assopisce e viene svegliato dagli Who. Chelsea Hotel e Sid e Nancy, in cinque atti. Barbara Tomasino, o come dicean tutti Barbarella, conia ardite metafore nel tradurre le risposte di Cynthia Plaster Caster (visitate il suo sito, sennò non mi fa il calco). Saluti finali e via di corsa prima del rinfresco.
Segnare con crocetta il risultato più improbabile
Renée Zellweger sarà Janis Joplin al cinema.
Steven Seagal sarà Jimi Hendrix pure lui al cinema, suppongo.
20.6.03
I’m sorry. So sorry
Causa impegni gravosi, non posso sbizzarrirmi nell’arte del dj-setting, nemmeno con Delio. Per riparare in qualche modo, eccovi dieci nastroni estivi. Qualcosa da prendere in prestito dovrebbe esserci.
I was a ye ye girl
Non proprio io, ma loro , sì.
La canzone del giorno
Tracy - Mogwai
19.6.03
Download interrotti
Avevo letto cose interessanti sui The Jealous Sound, ma li ho lasciati perdere dopo aver sentito la prima canzone del disco: non mi piace la voce del cantante.
Rivoluzione copernicana
Mio fratello poco fa leggeva Musica e si è imbattuto nel trafiletto sugli Elio e Le Storie Tese in cui si sostiene che nel video di Shpalman il gruppo prende in giro una giovane band in classifica. Il fatto che la mia mente malata non abbia trovato un valido motivo per tenere in piedi questa tesi e la presenza dei presi in giro nel video non sono condizioni sufficienti alla dismissione della suddetta tesi. Il colpo di genio però come al solito è venuto da mio fratello, che ora qui vado a citare: Quelli lì non hanno capito niente! Sono state Le Vibrazioni a prendere in giro Elio, accettando il cameo. Mi gira la testa…
Il mio nome è Brent
Questo non ha senso.
La canzone del giorno
Hobo Humpin’ Slobo Babe - Whale
17.6.03
Dedicato a te
Evvai, finalmente ce l’ho fatta. Poco fa sono riuscito ad ammirare, nello splendore di una MTV malricevuta con antenna per trasmissioni UHF/VHF, il nuovo video di Shpalman di Elio E Le Storie Tese. Coolissimo e giovane, riprende il video de Le Vibrazioni e il suo piano-sequenza che segue il protagonista, architetto Mangoni. Purtroppo ho perso l’inizio, ma mi è bastato il resto: il cameo de Le Vibrazioni, la scena in cui la telecamera passa da loro al complessino e il finale in cui Mangoni se ne scappa con Angelica Cacciapaglia e non con la bruna dell’altra versione del video - ma poi perché quelle due versioni, non l’ho mai capito. Miglior particolare del video: Rocco Tanica che tiene in mano un doppio microfono unito con lo scottages alla maniera del cantante dei Subsonica. Non sono invece riuscito a rintracciare Max Pezzali. Ma la legge prevede una pena aggiuntiva per questo reato l’ascolto forzato di “Pa-ppara-pa-ppa-rà Pitbull!”.
Mixed Bizness
Prima si era sparsa la voce che Beck avesse scritto una canzone per/con Pink, adesso si sa che Feel Good Time è un pezzo rimasto nel cassetto a Beck e capitato in mano in seguito all’odoratrice-di-sé-in-video. Sul suo blog Beck ne ha parlato e si è lamentato che Pink abbia quasi cantato sulla sua versione, limandola soltanto un po’ per renderla più abbordabile, al punto che se decidesse di pubblicarla ora, sembrerebbe una sorta di karaoke su quella base. Ho sentito la canzone stamattina con mio fratello e nonostante lo abbia sfottuto perché Pink ha scelto Beck, nessuno dei due è rimasto particolarmente impressionato. Ah, intanto Beck mette i dischi delle T.A.T.U. nei suoi bus-dj-set durante gli spostamenti del tour.
La canzone del giorno
The Golden Age - Flaming Lips
16.6.03
Abbano Carrisi
Certo il resto del mix non raggiunge quella vetta, ma Dancing Queen che entra sul ritornello di Nel Sole è geniale. Da Fabula Rasa, via l’impagabile Blog Della Domenica.
Ammæli
I ragazzi di Tom hanno trovato un uso divertente all’archivio delle classifiche dei singoli italiani. Scoprite i primi dieci nella vostra settimana di nascita. Io mi becco la seguente:
1) Margherita - Riccardo Cocciante
2) Non si puo' morire dentro - Gianni Bella
3) Europa - Santana
4) Tu e così sia - Franco Simone
5) Svalutation - Adriano Celentano
6) Amore nei ricordi - La Bottega dell'arte
7) Fernando - Abba
8) Amore mio perdonami - Julie & Julie
9) Ramaya - Afric Simone
10) Dolce amore mio - Santo California
There was something in the air that night, the stars were bright, Fernando!
Disco!
Quarky ha lanciato DJ For One Day: ideate entro mercoledì notte un DJ set da due ore che risponda ad alcuni piccoli requisiti. Al migliore andranno 500.000 euro!
By popular demand
Visto che lo chiedevate in molti, vi ho trovato il documentario su Morrissey. Per il momento hanno postato la prima di quattro parti, in due formati.
NLLN
I nuovi ABBA.
Oggi
[Qui doveva andare un gioco di parole sugli ABBA censurato pochi secondi dopo la pubblicazione. I fortunati che lo possiedono in cache abbiano pietà di me.]
La canzone del giorno
Dancing Queen - Sugarcubes
13.6.03
19:48. Tic Tac Time
La cosa funziona così: Styrofoam (il belga Arne Van Pentegem for Morrmiusic) non si sente apprezzato come vorrebbe soprattutto dal vivo, è in tour con Notwist, Opiate e Lali Puna e questi lo spingono verso un maggiore contatto col pubblico. Invece di manipolare i campioni vocali dalla sua postazione, gli consigliano di cantare. Come prima, chitarra acustica e [inserire onomatopee elettroniche ad libitum], ma la voce va in primo piano. Sembra poco, ma questo consente a Styrofoam di progredire rispetto ai precedenti lavori. Nel nuovo disco, I'm What's There To Show That Something's Missing, la sua musica acquista in calore e colore, anche se il risultato finale a tratti suona troppo simile ad altre cose, a quelle dei consigliori. Un riassunto fatto bene, per carità, con canzoni generalmente malinconiche alcune riuscite e altre meno. Dopo i campanelli di bicicletta e le tubature squoscianti di The Long Wait, A Heart Without A Mind tocca i territori dei Notwist. Altrove gli arrangiamenti tentano maggiori complessità e rinunciano alla chitarra in primo piano o si avvicinano all’Oye solista discotecaro (It Wouldn’t Change A Thing). Unico pezzo dalla battuta veloce su cui è possibile accennare passi di danza è il finale If I Believed You/Back Into Focus. Menzione negativa alla pallina da ping pong che saltella tra i due canali in Forever, You Said Forever, espediente già sentito persino nei Salako di Sun And Moon Conspire.
18:11. Servirebbe troppo tempo per leggerlo
Un mastodontico saggio sulla difficoltà di portare in scena la musica elettronica. Ve lo riassumo in una frase: se avete uno specchio a portata di mano, guardatevi in questo momento.
But Time Will Tell To Shrink And Dwindle
Camera: 38°. Soggiorno: 17°. Io, in mezzo. El Salvador degli Athlete è Complicated di Avril Lavigne in ospedale. Ribellati schiavo, sciogli i cani! Guardi che porta fortuna!
La nuova Europa:16:22
Mentre mangiavo la pasta al forno di ieri riscaldata in padella, su Viva Polska hanno mandato una canzone nuova cantata da Nena e Kim Wilde. Insieme.
16:20. Inflation Time
In regalo col Foglio di oggi la bambola gonfiabile di Paolo Conte.
16:19. Indie Time
Il sottoscritto riporta uno scarsissimo quarantotto. Scoprite anche voi il vostro grado di indiesaggine. (tnx Z.)
15:23. Decay Time?
Sbirciando le stats ho notato che alla Homesleep hanno linkato le mie parole sui Giardini di Mirò. Sarò stato troppo buono o è la prima costante di tempo?
13:25. That’s Just The Beat Of Time
La foto della copertina di London Calling, raccontata da Cesare.
12:41. All I Need Is A Little Time
Slate sul campionato americano di air guitar. Sì, hanno corretto il pezzo, l’abbiamo visto. A differenza di Luzzato Fegiz che l’ha fatto di nascosto. E via col Fegizgate!
12:30. A Question Of Time
Prima o poi succede in tutti i gruppi. Dave Gahan minaccia di lasciare i Depeche Mode se non avrà più spazio nella composizione delle canzoni. Sì, qui sotto l’orario è da intendersi nel 2003.
12:23. These Things Take Time
Se non siete riusciti a vedere su Channel 4 il documentario The Importance of Being Morrissey, contenente la prima intervista televisiva a Moz da sedici anni a questa parte, accontentatevi delle mollichine. Pare che non sia stato un grande spettacolo. Pensate che all’interno del programma Bono ha detto “People say Morrissey is miserable, but he's not. He's very funny”.
La canzone del giorno
Timeless - Goldie
11.6.03
Canzone n°1: I am the son [pausa] and the heir [pausa] of a shyness that is criminally vulgar
I am the son and the heir [pausa] of nothing in particular. Iniziò molto lì, molto che già esisteva. Iniziava con Io sono e se la canti te ne appropri ma la canti proprio per quello, diabolico. Senti la presenza di un germe fin dai termini familiari, dalla caratteristica che ti genera. Il paradosso di una timidezza sbattuta in faccia ognuno l’ha inteso alla sua maniera, com’è inevitabile che ogni canzone vada oltre il momento, il luogo e le persone. L’idea del crimine aveva un’ironia amara che la voce di Morrissey lasciava intuire e il niente di particolare sfoggiava un che di attoriale, come quelle pause. La musica era apnea. Bastardo, perché hai messo quella bestemmia delle t.A.T.u. allora? Perché quando ascolto la radio e ascolto I am the son [pausa] and the heir [pausa] of a shyness that is criminally vulgar non cambio canale, anche se la strilla una voce stridula. Anche se ammaestrassero dei cani a cantarla e li registrassero. Lo sapeva il produttore delle t.A.T.u., mi repelle e la critico e forse, in fondo in fondo in fondo visto che sono un sentimentale, ci sto anche male. Ma se sono in macchina e sento I am the son, devo arrivare almeno fino a nothing in particular. Nonostante tutto.
Canzone n°2: Forse hai dormito sei mesi, ma sei così stanco. Tanto stanco.
E la chiamerebbero estate, questa estate, senza una canzoncella italiana malinconica? Forse sì, dopotutto boskovviamente giorno è quando sole alto, almeno qui. Io però la voglio, la canzoncella, e me l’hanno data. Passa poche volte al giorno nei posti più impensati perché è canzoncella. Non me la dovete prendere in giro perché vi ricorda troppe cose brutte o perché non trovate più gatti da inseguire. Il senso critico e i microscopi vadano a mare, pago io ombrellone, sdraio e ghiaccioli. Io avrò la mia canzoncella, Agosto dei Perturbazione. E con lei ho un video a cartoni animati, è un tutt’uno con la canzoncella e non si dovrebbero separare mai. L’ha disegnato un francese e ci sono gli aerei di carta…non avete ancora visto il video??? Fiondatevi o vi tolgo il saluto! Non vi siete accorti che Giugno è più caldo di Agosto?
Canzone n°3: Not a year where he belongs
Ma che, sono matto? Cosa c’entra David Sylvian con questa giornata? Poi sono riuscito a scaricare solo questa canzone, A Fire In The Forest, quella con Fennesz: la tizia da cui scaricavo se n’è andata e non ritorna più e l’altro unico modo per sentire il suo cd è comprarlo dal sito ufficiale alla modica cifra di ventitré dollari. Però però. Però si sente l’odore degli incendi qui vicino. Però c’è sempre il sole che splende oltre il cielo grigio. E poi usa childhood e overwhelming. Quasi non mi accorgo più delle fiammelle che Fennesz tira fuori dalle corde, scricchiolii di brace e poi bassi blu e poi piccole zolfate di giallo e rosso che circondano una sequoia che celebra la sua caduta salendo di tono. Sylvian canta dall’incendio, non te lo vuole dire ma poi si frega, I let them be. E Fennesz non è il piromane, credo sia autocombustione. Fennesz è il pittore col cavalletto e col pennello in fiamme.
Emo-tional land-escape
Tranquilli, niente discussioni su quanto sia emo avere un blog o, peggio, quanto emo sia stato a volte il mio. Non sarebbe emo, non del tutto. Non si parla di emo come genere musicale perché non ho sufficiente conoscenza delle emo-band e perché pare che, dopo la SARS, l’orticaria da sotto-genere-iniziatico sia una delle infezioni più temute secondo le ultime stime di Nexus. Ho già usato qui sopra emo come prefisso, ma non mi addentrerò nella descrizione di come tutto possa essere emo-oriented, soprattutto i testi delle canzoni che più mi piacciono, tirandole magari per i capelli come facevo con Marinella in terza elementare: quando la vedevo passare dalla finestra, le otto meno dieci, scendevo dalle scale di corsa in modo da raggiungerla a metà della strada verso scuola all’inizio della zona non visibile da casa mia, tirarle i capelli, correre un altro po’, girarmi e sorriderle e rivedersi in classe. Poi abbiamo traslocato e non ho più rivisto Marinella. Potrei tentare l’unico approccio possibile per spiegarvi l’emo, ostentando una tragedia emo-tiva in modo sufficientemente trasandato. Be-bop-a-lula, she was my baby. Potrei lamentarmi di come il disco sulla bocca di tutti questa settimana sia la negazione dell’emo. Sarebbe inutile perché se l’emo arrivasse qui non sarebbe più l’emo di una volta ed è solo questione di tempo perché il supplemento o il settimanale del caso se ne accorga cestinando, solo qualora il target lo consenta, l’articolo sull’ageism against thirty-something e quel meraviglioso titolo (The Beaten Generation) che l’insonnia e i quaranta gradi avevano imposto a voi e al titolista. E si spera che il settimanale non sia Oggi, che ha abbandonato noi lettori del Giornale di Sicilia. Facciamo così, lascio sul tavolo l’emo-kit, mi giro un attimo e chi si è visto si è emo-visto.
La canzone del giorno
How Soon Is Now? - t.A.T.u.
10.6.03
Battimanine lallerolallà
MTV permette la visione in anteprima del video di Stars And Sons dei Broken Social Scene. Direte, ma come bazzichi il sito di MTV??? Certo che no (aria di sdegno sbuffante), l’ho letto su The Rub che attualmente sfoggia uno stilosissimo template (altro che il mio) con un’ipnotizzante Sophie Dahl. Non ho mai sentito un suo disco, ma la vista quotidiana del suo sguardo è una strategia di promozione che prima o poi avrà i suoi risultati.
P.S.: La vera trovata musicale dell’anno non è mischiare pop e laptop, è il battimani. Broken Social Scene qui sopra, Evan Dando, Radiohead e anche altri che l’orario non mi consente di richiamare alla memoria. Chissà come mai va così di moda, esisterà una potente lobby occulta dei battitori di mani?
Una islandese a Verona
'Bravissimi anche i Malmost'. A volerla scrivere, non sarebbe venuta così geniale.
Effetti del caldo
Fa caldo. Fa così caldo che gli Electric Six si sono sciolti. Non proprio sciolti, hanno lasciato il gruppo in tre su cinque prima che il disco uscisse. Non oso pensare cosa possa essere successo al trucco di Jarvis Cocker, pardon, di Darren Spooner suo nuovo alter ego grand guignol di cui vi risparmio la foto. This is hardcore o Help the aged, fate voi.
La canzone del giorno
Acid Trompsø Edit - Giardini Di Mirò
9.6.03
Quando la lista dei crediti non basta
La copertina di London Calling aveva l’impostazione grafica di un disco di Elvis. DJ Shadow dal vivo riprendeva Afrika Bambaataa con tanto di strillone LIVE!!! LIVE!!! LIVE!!!. Kruder e Dorfmeister si mettevano in posa come Simon e Garfunkel e Joe Jackson sceglieva l’arancione al posto dell’azzurro di Sonny Rollins. Ma ci sono anche le parodie di Weird Al Yankovic e i ripescaggi di Pavement e Man Or Astroman? e quelle somiglianze che forse sono dovute solo al caso. Sono i tributi via copertina della storia del rock.
Ma no ma sì ma su ma dai
Ho sentito poche volte Cicciput, il nuovo disco degli Elio E Le Storie Tese, ma come al solito il complessino assomma citazioni una dopo l’altra stimolando la caccia alla spigolatura come qui. Io invece sono colpito da un particolare che non può essere un riferimento volontario degli EELST: La Chanson ha la struttura simile a quella di Friday At Rex di Jay Jay Johanson, con la prima metà lenta ripresa dalla seconda in discoteca. Ma forse anche quella era una citazione e i due hanno attinto ad una fonte comune.
La nuova Europa: Hanno detto SI
Nonostante tutto. Nonostante l’hip hop sia più popolare, nonostante Eros Ramazzotti sia in rotazione anche lì, nonostante l’indifferenza delle reti radiofoniche, la scena che in Italia chiameremmo alternativa si è coalizzata ed è riuscita ad arrivare anche su Viva Polska. Projekt SI 031 è il supergruppo polacco composto da artisti provenienti da band come Ścianka o Homosapiens che tenterà di ripetere l’esperienza dei This Mortal Coil in una realtà musicale forse più difficile. Il primo video di Projekt SI 031 è ambientato in una scena del crimine in cui una cantante e un cantante (non specificati nelle didascalie) duettano su un pezzo pop anni Sessanta mentre tutt’intorno vengono rilevate impronte digitali e possibili indizi.
La canzone del giorno
Heart of the Sunrise - Yes
6.6.03
JMP M83
In un anno finora non esaltante per la musica proveniente dalla Francia, un passaparola sotterraneo definisce gli M83 come il meno peggio in arrivo dai cugini della porta accanto. Vabbé il passaparola non usa ‘meno peggio’ e lo caratterizza con toni quasi modaioli da disco a cui non si può rinunciare, ma siamo ventenni ancora per pochi mesi e ne dobbiamo pur approfittare. Alcuni si sono esaltati a tal punto da scrivere una recensione narrativa su quaranta secondi di una canzone. Per rendervi conto della situazione, pensate che molti in giro non dicono più di sentire gli Air ma gli M83 pronunciati rigorosamente in francese emcatrventruà. Riponete la vostra mazza ferrata nella fondina e aspettate un altro po’ che dobbiamo parlare di astronomia e ventenni. Ehi, dove siete andati???
M83 è il nome di una galassia a spirale e qui invece me ne vorrei andare io, perché tutto ciò che è oltre la ionosfera mi ricorda due cose: una ragazza che cercava di mettersi con me - figlioli, non in senso biblico almeno all’inizio, almeno credo - al ritorno da un viaggio d’istruzione in Toscana e che aveva attaccato un interminabile bottone sulla sua passione per l’astronomia; la professoressa di Geografia Astronomica che mi maltrattava perché avevo preferito Italiano e Filosofia come materie d’esame per la maturità, anche se quell’anno uscì Fisica e non Geografia Astronomica e pure la componente della commissione mi chiese come mai non avessi scelto Fisica. Facciamo finta che l’83 si riferisca ad un anno, ma i due pur essendo ventenni non sono nati nel 1983. Vengono da Antibes e qui abbiamo materiale per eventuali interpretazioni geografiche e non astronomiche. Sono al secondo disco (Dead Cities, Red Seas & Lost Ghosts) dopo essere stati dal vivo la rivelazione de La Route Du Rock nel 2001 e dopo la partecipazione al Sonar di Barcellona, ma non ho ascoltato l’esordio visto che per la prima volta li ho sentiti nominare questa settimana. Completano la formazione la voce ospite di Cyann e il canadese Montag che si è occupato di arrangiare gli archi, che non so chi siano.
L’impressione ricavata dai primi ascolti è ambivalente e cioè alcuni pezzi reclamano il salto, altri sono quasi interessanti. Iniziano con un pezzo introduttivo Birds con gli uccellini che cantano e che perdóno solo perché dura meno di un minuto. Poi segue Unrecorded che sembra una copia carbone degli Air di Moon Safari, fino a quando il sintetizzatore non suona così simile ad una canzone italiana degli anni Sessanta/Settanta che forse era la cover di una straniera (Nada?) di cui non ricordo il titolo. Run Into Flowers introduce il lato più soddisfacente del disco, quello in cui i due M83 applicano a sintetizzatori e sterpaglie varie le tessiture dei My Bloody Valentine. Il titolo di In Church connota in maniera imbarazzante la prima parte e l’uso dell’organo, anche se la traccia si salva(?) un po’ coi denti di sega. America è il pezzo più riuscito e mischia in un solo colpo rumori di fondo, coin-op, una battuta più veloce del resto del disco e una chitarra tutta ciancicata. Piccolo avviso di passaggio: se vi imbattete in un pezzo chiamato On A White Lake Near A Green Mountain sapete già cosa aspettarvi e qui non è diverso, salvo il ripescaggio delle zanzare tanto care alla prima techno. Noise inizia come la canzone che c’era nella pubblicità del pesce azzurro, quella con la nave peschereccio che affronta i mari del Nord in tempesta, suonata dai My Bloody Valentine; poi però recupera quando le schitarrate hanno la meglio. Be Wild per me è una cover dei Duran Duran molto camuffata. La chitarra all’inizio di Cyborg suona posticcia, poi saturazioni meno convincenti che altrove. Chi conosce l’assembler non resiste a canzoni intitolate con numeri esadecimali e così io a 0078h, sui livelli di America e un Game Boy in omaggio. In Gone vogliono fare il cinema. Chiude Beauties Can Die con inizio etereo alla Múm, somme di drone, silenzio e finale fantasma.
Foto di me
Ieri sono andato a farmi delle foto-tessera, vedere alla voce Oggi. Avevo due opzioni a disposizione, visto che evito la macchina automatica dell’ipermercato vicino perché mi fa apparire più scantato di quanto non sia: piccolo studio fotografico esperto in foto di matrimonio e della fidanzata del fotografo e a giudicare dalla vetrina non sempre si possono condividere due passioni; grande Center appartenente a nota multinazionale - è un franchising ma non mi piace la parola, mi ricorda quando giocavo con la pistola leasing. Vada per il piccolo studio, salviamo l’imprenditoria quasi-familiare.
La fidanzata del fotografo stava combattendo con due tignose clienti che volevano non so che formato per le loro foto del primo giorno della stagione al mare. Avevano il fastidioso accento di chi forza la dizione di ogni parola imbroccando una chiusa giusta ogni settantasei e continuavano a parlare e parlare anche dopo che la fidanzata del fotografo aveva assegnato loro l’orario in cui ripresentarsi. Il fotografo era in giro a monetizzare la benevolenza dell’alta stagione e della posizione geografica. La fidanzata del fotografo mi implorava di interromperle inventando qualche scusa, credo che dicesse a bassa voce qualcosa come “Millanta che hai fretta perché hai lasciato il gatto sul fuoco”. Non sono mai stato bravo coi labiali.
La fidanzata del fotografo aveva la radio accesa su nonsoquale stazione locale in cui un tizio combatteva con la sua voce impostata negli anni Ottanta e ora non più di moda. Almeno non mi dava del tu. Per un certo periodo qualcuno in radio si rivolgeva direttamente all’ascoltatore con un tu non impersonale, credo fosse Radio Italia Network, e questo prima mi imbarazzava e poi mi urtava. Mentre mi sedevo sulla poltrona nel retrobottega e notavo che erano passati alla macchina digitale, la radio mandava Two dei Motel Connection e, vuoi la mia camicia azzurra, vuoi la fidanzata del fotografo, vuoi un po’ meno il retrobottega che sembrava il ripostiglio di un single disordinato e appassionato di cavalletti ed esposimetri, mi sentivo in uno studio fotografico modaiolo in un qualche decennio che non fosse il mio. Lei “Fermo così” e io “E scatta, che poi mi viene il ghigno!”. Nelle foto-tessera mi è venuta una ciocca di capelli fuori posto e la fidanzata del fotografo si sarà divertita tantissimo a non dirmi niente. Odio lo scirocco.
Comprami
L’avete sognato per vent’anni e ora potete averlo nella vostra band, nel vostro salotto, nella vostra cameretta. Su E-Bay stanno vendendo Robert Smith.
La canzone del giorno
Ceremony - New Order
5.6.03
There’s a calm. There’s a storm. There’s a radio that plays
E venne il momento di consigliare il mio disco dell’estate. I fratelli Pernice non flirtano con l’elettronica, non suonano gli strumenti nell’osservanza di teorie post-moderne, non sperimentano sulla pelle della forma canzone. Il basso è un basso, la batteria è una batteria e il massimo di pirotecnia manopolare che si concedono è un coretto che si sente un po’ a destra e un po’ a sinistra (in realtà c’è anche altro, ma assuefatto ai topi di studio tutto sembra così privo di tocchi che non siano essenziali). Canzoni alla ricerca del pop perfetto. Joe Pernice scrive melodie felici e non intendo solo ben riuscite. I suoi testi parlano di amori disastrosi e fallimenti. Non ho scritto invece. Non ci si accorge subito di come l’abbinamento congiuri e ci si ritrovi a cantare parole che sembrano non avere relazione con quello che esce dagli altoparlanti. Io ero già abituato dagli altri due dischi dei Pernice Brothers, con le loro Working Girls “contemplating suicide or a graduate degree” o le storie di aerei in fiamme che si inabissano nell’oceano. Quelli che si intendono di anni Sessanta vi diranno come abbiano tra i loro padri The Hollies e The Zombies. Nel precedente The World Won’t End subivano il fascino californiano di Byrds e Beach Boys. Nel nuovo Yours, Mine & Ours nascondono subdolamente tra le melodie senza tempo le chitarre angolari della new wave. Ah, dopo aver completato il disco, Joe Pernice ha scritto un racconto-lettera d’amore a Meat Is Murder.
Segni di imminente pazzia nel giorno più boccheggiante dell’anno #25
Capisco che non va tutto in maniera lineare nella mia scatola grigia quando tiro fuori il disco di Natale dei Low. Tutto fila liscio fino a Blue Christmas. Qualche tentennamento sulle chitarre finali di Just Like Christmas e sui ninnoli di If You Were Born Today. Quando arriva Blue Christmas però il disco entra in loop, potrebbe continuare così fino al 25 Dicembre. Fantastico sul Natale dei mormoni mentre bevo succo d’ananas freddo.
Life From Mars
La sonda spaziale europea Mars Express, che approderà sulla superficie marziana a Natale, comunicherà il riuscito atterraggio attraverso l’invio di un inedito dei Blur. David Bowie rosica.
La canzone del giorno
Pump Up The Volume - M.A.R.R.S.
4.6.03
Hai visto chi c’è sui nuovi tarocchi???
Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci, ma noi siamo scienza, non fantascienza. E se avessimo avuto una propaggine cartacea come Dagospia ha Spy, oggi la propaggine avrebbe avuto un allegato. L’estate arriva e la lettura dei tarocchi è sempre il passatempo più in voga sotto l’ombrellone e quindi quale gadget è più alla moda di un mazzo di tarocchi degli anni Ottanta? Il significato di ogni carta è rappresentato dal musicista corrispondente. Del resto il PAL Color lo abbiamo inventato noi!
La nuova Europa: La sensualità degli oggetti
Potrete scervellarvi, pagare costosissime guest star che vi sono pure antipatiche o usare uno schermo nero perché inspiegabilmente sapete che il mio punto debole è l’assenza, non riuscirete. Io ho già scelto il mio video dell’anno. Su Viva Polska l’ho visto soltanto una volta e questo può significare due cose: o è un video nuovo, o è un video vecchio. O io non vedo più Viva Polska così spesso come in passato. Le Sistars non hanno un sito internet, ma hanno una canzone, Spadaj, e il suo video finora li batte tutti. Come in ogni buon video la canzone è quasi anonima, un R&B senza troppi fastidiosi dolci(astri) saliescendi e senza le onnipresenti e inutili svisate, ops scusate il termine tecnico, volevo dire guaiti. Forse però ero troppo distratto per ricordarmene. Sono due le Sistars, lo scopro alla fine perché si somigliano così tanto e se sei distratto tendi a non cogliere le differenze. Nel video ci sono anche altri ragazzi che appaiono come fantasmi, cioè le protagoniste non si accorgono della loro presenza nell’inquadratura, niente lenzuola bianche. Se solo conoscessi meglio la scena hip hop polacca, vi direi chi sono e se le hanno prodotte e se invece stanno lì senza motivo. Il motivo. Quello che quando avevo meno di dieci anni mi spingeva a smontare tutto quello che mi capitava davanti. La strada era segnata già da allora, fino al punto di arrivo, sapere come si fanno le cose. Il perché non è importante, quello spetta al marketing, a quelli che capiscono gli altri. Nel video gli oggetti si scambiano i perché. I panni sporchi vanno in frigo, il microonde raccoglie rifiuti e la protagonista si lava le mani col dentifricio. A sette anni la schiuma da barba spray Pino Silvestre del cofanetto regalo era così morbida sulle mani, al posto del sapone.
La canzone del giorno
The Modern Things - Björk
2.6.03
E uno e due e, signore e signori, l’intervista doppia!
Schermo diviso in due, si comincia. In esclusiva per Il Sentiero Giusto, e non sapete quanti soldi abbiamo dato a Spiritum, leggerete un’intervista doppia bollente e sopratttuto musicale: Personalità Confusa ha tempestato di domande EmmeBi e me. Sesso, droga, stroncature illustri e pure qualche sparata. Pronti, partenza, via! (Che figo, sono seduto sulla stessa sedia dove la settimana scorsa si era seduta Selvaggia!)
Si perderà il senso nel titolo?
Sofia Coppola, la bambina antipatica nell’episodio meno interessante di New York Stories (ma non solo), ha scelto Kevin Shields (My Bloody Valentine) per la colonna sonora del suo nuovo film.
Celebrity Blog Match*
Commentatissimo è il blog di David Pajo (e Paz Lenchantin, checcevoletefà), ma secondo me è scritto da un brufoloso redattore fantasma. Sono in pensiero invece per il tutt’altro che eccitante diario di Miss Kittin, che non è aggiornato da Aprile. Mi mancano perle di vita mondana da star quali: “I spend my poor evenings watching the Sex And The City DVD collection on my laptop boyfriend in bed. This is not a Kittin life, I tell you…”
*Come resistere alla tentazione di intitolare un post Un Pajo di finti blog.
Nota
Causa passaggio all'archiviazione mensile, i permalink dei precedenti post non sono funzionanti.
La canzone del giorno
Papa’s Got A Brand New Bag - James Brown