11.6.03

Canzone n°1: I am the son [pausa] and the heir [pausa] of a shyness that is criminally vulgar

I am the son and the heir [pausa] of nothing in particular. Iniziò molto lì, molto che già esisteva. Iniziava con Io sono e se la canti te ne appropri ma la canti proprio per quello, diabolico. Senti la presenza di un germe fin dai termini familiari, dalla caratteristica che ti genera. Il paradosso di una timidezza sbattuta in faccia ognuno l’ha inteso alla sua maniera, com’è inevitabile che ogni canzone vada oltre il momento, il luogo e le persone. L’idea del crimine aveva un’ironia amara che la voce di Morrissey lasciava intuire e il niente di particolare sfoggiava un che di attoriale, come quelle pause. La musica era apnea. Bastardo, perché hai messo quella bestemmia delle t.A.T.u. allora? Perché quando ascolto la radio e ascolto I am the son [pausa] and the heir [pausa] of a shyness that is criminally vulgar non cambio canale, anche se la strilla una voce stridula. Anche se ammaestrassero dei cani a cantarla e li registrassero. Lo sapeva il produttore delle t.A.T.u., mi repelle e la critico e forse, in fondo in fondo in fondo visto che sono un sentimentale, ci sto anche male. Ma se sono in macchina e sento I am the son, devo arrivare almeno fino a nothing in particular. Nonostante tutto.