31.12.03

Tastiere (t)amar®e / The Final Countdown

Questo post si sarebbe dovuto chiamare Intervallo / My Angel Rocks Back And Forth, perché avrebbe dovuto guardare indietro (lentamente) e avanti (velocemente) e perché in quella canzone le pecore dell’intervallo RAI non dimostrano cinquant’anni come vuol far credere Pippo Baudo. Poi però rileggendolo mi sono detto che nessuno ha bisogno di un bilancio del mio anno, nemmeno quelli che cercano qui la definizione di aggiotaggio (e soprattutto si scriverà così? A me sembra tanto una versione napuletana di ‘ho, ti ho’). Brindo però anch’io al mio anno strano, iniziato con una crisi esistenziale e finito con una specie di vincita di seconda categoria al Superenalotto pagata all’americana. Brindo al 9 Gennaio 2003 e al mio ombelico. Brindo alla deriva. Perché la questione non è tanto l’invecchiamento: le ragazze notano l’impercettibile ciocca di capelli bianchi da quando non metto più il gel, ma comunque mi danno ventitré anni – diciassette se poi mi vesto in un certo modo. Il problema è che peggioriamo, al punto di lasciarci sfuggire il plurale maiestatis, noi che non concepiamo il noi come gruppo per ovvi motivi storici. Il problema è l’arrotondamento, i miei spigoli smussati, la perdita del tocco. Ho la fredda sensazione di tenere il piede in due scarpe. E il massimo che ottengo è la definizione di camaleontico, “ma guarda, in senso positivo. È un complimento, vorrei esserlo anch’io”. Eterno infiltrato del momento sbagliato.