Hard & Soft
“I see again how Hitchcock always filmed his love scenes as murder scenes and his murder scenes as love scenes”
“Master & Everyone” è un capolavoro di intreccio registico. Perfezione formale e narrativa corrono parallele e compenetrate. La canzone che chiude il disco è la vetta di questa ricerca stilistica e poetica non sulla solitudine o sull’amore fallito, quanto su un uomo difficile.
And it's a hard life
For a man with no wife
Babe, it's a hard life
God makes you live
But without it
Don't doubt it
You don't even have
Your tears to give
La canzone è gia iniziata. Parte subito dal ritornello, con una congiunzione, come se prima ci fosse già stato qualcosa. Usa un linguaggio che viene dal passato in cui la donna è moglie e Dio (chiamato in seguito anche col biblico “Lord”) è essere supremo che concede. Gli articoli indeterminativi sembrano allontanare la condizione da chi canta e proiettarla verso l’ascoltatore attraverso la seconda persona impersonale. La solitudine viene descritta attraverso un duetto: chi è quella donna?
I wake up and I'm fine
With my dreamings still on my mind
But it don't take long, you see
For the demons to come and visit me
And I've got my problems
Sometimes love don't solve them
And I end each day
In a song
Io. La prima persona segna una svolta. Chi canta è il protagonista e con un cambio di prospettiva sembra di avere un terzo personaggio rispetto al ritornello. Si sveglia e sta bene, ma soltanto grazie ad un sogno. Le luci sono quelle tenui del mattino. Nonostante i demoni, la musica lo accompagna lieve, ancora una volta con un effetto di straniamento rispetto a ciò di cui parla. Ha dei problemi, ma i problemi non sono l’amore o la donna. È ancora qualcosa di non detto che l’amore non riesce a risolvere. E termina ogni giorno in una canzone.
And it's a hard life
For a man with no wife
Lord, it's a hard life
God makes you live
But without it
Baby, don't doubt it
You don't even have
Your tears to give
Il ritornello si ripete, anche se l’invocazione al Signore trasforma la constatazione in lamento. La strofa precedente sembra chiarire un punto: la voce femminile non è extra-diegetica. Il protagonista canticchia il ritornello e lo fa insieme ad una donna. Una cantante? Una donna che vorrebbe averlo? Il vocativo ‘baby’ non aiuta.
I know I'm a hard man
To live with sometimes
Maybe it ain't in me
To make you a happy wife of mine
Maybe you'll kill me
Honey I don't blame you
If I was in your place
Maybe that's what I would do
Io. Io so che sono un uomo duro, difficile. Con cui è difficile vivere, per il verso successivo (sfumatura che si perde in italiano). Ancora una volta in prima persona arriva la chiave del disco. Non un disco sui soli o sui lasciati, ma sull’ossessione di sé che ci allontana dagli altri. La strofa finalmente sembra chiarire chi era la donna. Si rivolge direttamente a lei. Non riuscirebbe mai a sposarla. La ragazza probabilmente lo ucciderebbe se fosse sua moglie e non può darle torto perché anche lui farebbe la stessa cosa al suo posto.
But I ain't breathing, let me breathe
Let me go, let me leave
I don't know, but I might lose
I might bum, might blow a fuse
So let me go
Lay it down
On my own
Let me drown
Il colpo di scena. Ancora la prima persona, ma cambia tutto. Con un’avversativa la musica cambia, si fa inaspettatamente cupa. Manca l’aria a chi canta. Un fascio di luce però lo colpisce. Sente il bisogno di fuggire, respirare, vivere. I pestoni sul terreno si fanno più forti, non sottolineano solo il tempo. Su ‘I don’t know’ suonano pesantissimi. Mentre implora di poter andare, risuona l’eco di ‘own’, quasi come se l’unico luogo in cui poter affogare al sicuro fosse se stesso.
Let me go
Go where you don't know
Arriva il finale, epico. Il principe sembra allontanarsi di spalle, contro la luce rossa del sole. La chitarra lo saluta come un eroe, finalmente libero.
(finto punk funk)
28.2.03
Poll Put
Sembra che pure i Palace verranno piegati alla logica del greatest hits. Potete scegliere quali canzoni inserire. Se non prendono un titolo come “You Have Cum In Your Hair And Your Dick Is Hanging Out” mi incacchio.
Autobahn
I ‘merigani scoprono i Notwist. Non sono originale rispetto al loro titolo unicamente perché ho sempre pensato che Neon Golden sia un disco eccellente da tenere in macchina per gli ingorghi. And the headz keep on movin’, come diceva Alba.
Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte
Come si vede che questa settimana sono stato in viaggio e molto distratto. Il Festivál inizia tra qualche giorno e io non mi sono ancora adeguatamente preparato. Non so se la Gialappa’s farà le dirette alla radio. Non conosco ancora i testi delle canzoni. Non ho trovato ancora qualcuno che mi sappia spiegare chi cacchio sia Lisa. Ho saputo solo ora che le tATu non parteciperanno per problemi alle corde vocali (eureka!). Non so se Pasquale sarà considerato italiano. Non ho mandato una lettera a Massimo Donelli. Non ho ancora ringraziato La7 per l’asilo offerto a Sgarbi, Cossiga, Bugatty e Salvi. Non c’erano doppi sensi nella parola asilo. Non avevo ancora letto il messaggio di Enzo Biagi, “è il momento dell’unità nazionale”. Non è un imitatore, sì sì è proprio lui.
La canzone del giorno
Showroom Dummies - Señor Coconut Y Su Conjunto
27.2.03
Banana Split
Lo scorso fine settimana i Sonic Youth hanno registrato una nuova canzone per uno split single con gli Erase Errata. Il titolo della canzone è "Mariah Carey and the Arthur Doyle hand cream".
Ola toro!
Nel suo spazio settimanale dedicato alle etichette Stylus parla della Matador con un ritratto abbastanza agiografico. La storia di una etichetta indipendente ai giorni nostri non è soltanto questo. È la storia di difficoltà economiche e distributive che possono essere risolte grazie ad accordi coi giganti. Si chiamano P&D e negli anni la Matador ne ha sottoscritti uno con la Atlantic, uno con la Capitol e l’ultimo, che è quasi una fusione, con il Beggars Group. Niente scandali, per carità. Siamo abbastanza cresciuti.
Appunti sparsi/1: il lato artistico
Durante un colloquio viene sempre il momento in cui si parla di interessi e hobbies (pronunciato alla Fantozzi). Dopo aver ricevuto la mia risposta, di solito, le specialiste delle risorse umane reagiscono in due modi: mi chiedono il mio preferito o mi chiedono come concretizzo le mie passioni.
Nel primo caso vogliono vedere quanto mi distacco dal gregge, cosa nascondo sotto la giacca e cravatta. È un terreno minato. Incroci le dita sperando che non ti chiedano nomi dei gruppi o dei dischi. Sai che per loro anche ascoltare i Nirvana farebbe di te un anarchico insurrezionalista pericoloso per le gerarchie aziendali. Se poi si parla di cinema e nomini per sbaglio tra i preferiti “La parola ai giurati”, ecco che scateni le fantasie dell’addetta alle human resources. Di cosa parla? Ti accorgi di avere nominato il titolo di un film in cui il protagonista è l’unico che la pensa diversamente dagli altri e cerca di far cambiare idea a tutti. In certi casi sembra di essere tornati al liceo, quando finivi a parlare con una ragazza che in casa aveva solo una cassetta di Mariah Carey, quella con “Hero”, e che teorizzava l’adattamento alla massa come presupposto ai rapporti interpersonali. Mi manca l’aria, spero quasi che non mi prendano.
Nel secondo caso vogliono vedere se sai bilanciare il tuo lato creativo con una sufficiente dose di pragmatismo. Sanno che sei un problem-solver ma vogliono vedere se sei anche un problem-creator. L’altro giorno la psicologa ha scelto questa strada e, sempre sorridente, ha posto la fatidica domanda. Io ho risposto: “Ho un blog”. Mio silenzio, voluto. Interminabile. Ho cercato in tutti i modi di frenare il dondolio della testa mentre pronunciavo quelle tre parole. La psicologa prima di parlare ha fatto un gesto per dimostrare di esserci ancora. Ha ritirato all’interno un estremo della bocca, in un misto di “Forse ho capito” e “Cazzo dov’è il pavimento?”. Mi ha chiesto cosa fosse l’oggetto in questione e ho cercato di spiegarglielo brevemente e con parole abbastanza altisonanti da non farglielo riconoscere se ci capitava per sbaglio. Inutile dire dove poi è andata a parare. Mi ha chiesto se avevo già trovato un modo di guadagnarci sopra qualcosa.
Appunti sparsi/2: dogma
Ieri ho potuto realizzare uno dei miei sogni. Sono andato all’aeroporto con un’ora di anticipo e mi sono sentito in cuffia “Music For Airports” di Brian Eno. Avrei anche scritto le mie impressioni di ascolto, ma non avevo il portatile e non mi andava di sbaraccare lo zaino in cerca di penna e foglietti. In più ero distratto dalla ragazza dell’ufficio informazioni. Non vi dispiacerà se non sono arrivato alla fine.
Invidioso
“A Promise” degli Xiu Xiu è già in giro e qualcuno l’ha pure recensito. Io purtroppo no. La foto di copertina è censurata solo su Pitchfork.
Riciclaggio
La settimana scorsa quest’articolo discuteva dei rimedi alla crisi della musica in Cina, dove i pirati fanno quel che vogliono. Abbastanza banale: lo segnalo perché il manager della Warner in Cina si chiama Zorro.
Musica per capre
Embeeeeeeee.
La canzone del giorno
All You Need Is Hate - The Delgados
24.2.03
Hard
Dusted recensisce la data newyorkese di Bonnie “Prince” Billy. All’Irving Plaza Will Oldham ha stravolto le armonie millimetriche di Master & Everyone. Urla e furore, solo latente su disco. Lupo tra i lupi.
Flirt
San Valentino è lontano e si può tornare a parlare di canzoni d’amore. Su questo sito trovate una raccolta di brani in tema, quasi tutti inediti e liberamente scaricabili. Le band non le conosco, ma sono state molto generose. Evitate di farvi la doppia compilation stampandovi pure l’artwork però: significherebbe che San Valentino è passato invano.
Sex
Dischi con copertine sexy? Qui ce ne sono circa ottanta, ma è una serie senza pretese di completezza. Alcune chicche, trash e copertine che non si sa perché sono lì (il disco di Barry White). Un tale ha anche postato la discografia quasi completa di Fausto Papetti. Attenzione, le immagini sono tutte in una pagina.
Oh My God
In Inghilterra vendono chitarre e amplificatori come non mai. Ho un terribile déjà vu. Noooooo, i compagni di scuola che suonavano i Pink Floyd col complessino no.
New York
Cosa sentire e dove a New York, se non siete dei modaioli. Ci sono anche i Dementia 13 di cui aveva parlato Cesare.
Comunicato
Mi sposto in quel di Torino per un colloquio. Nei prossimi due giorni potrei non postare: non so nemmeno se avrò il letto nell’albergo a mezza stella dove vado.
La canzone del giorno
Monday Monday - The Mamas & Papas
21.2.03
DJ Professor
Noam Chomsky ha firmato per l’etichetta punk Epitaph, creata dal leader dei Bad Religion. Noam Chomsky sta per rilasciare il suo album, ma ha già partecipato all’ultimo lavoro degli (International) Noise Conspiracy, sempre su Epitaph.
Come ragazzini delle medie
Dog eat dog, non il gruppo. La EMI minaccia un’azione legale contro la Bertlesmann per favoreggiamento nei confronti di Napster.
Ripetizioni
So che i Depeche Mode sono molto apprezzati da alcune delle mie lettrici. Su Remember The Eighties ho letto che a fine aprile uscirà il secondo album di cover di Martin Gore, con canzoni di Lou Reed, Iggy Pop, Brian Eno, John Lennon, Nick Cave e Kurt Weill.
Useless (K&D Sessions)
Guia Soncini definisce in due parole i blogger: utili tardoadolescenti. Io proclamo invece la completa inutilità di questo blog. Quasi nessuno qui cercava quello che ha trovato. Quanto alla tardoadolescenza, essendo più giovane del blogger medio, mi dichiaro fieramente prescolare.
Senti sciò: Eight Feet High
Perché Gigi D’Alessio è a piedi nudi sulla copertina del suo nuovo disco? Il Venerdì di Repubblica (non online) non lo ha chiesto al noto bene-facitore (assimilate la nuova sintassi) Guglielmo Rositani.
De Adolescentiae Megamix
Non sono stato sempre così, una volta ero normale. Quando avevo quattordici anni avevo nastroni come questo:
Lato A
I Like It – Dj Herbitt featuring Stefy
Sit Adrift… - PM Dawn
Everybody’s Free – Rozzalla
Revolution – Dj Molella
Peace (remix) – Sabrina Johnston
40 Miles – Congress
Thunder (remix) – Mato Grosso
Insomniac – Dj PC
Pull Over – Speedy Jay
Main Flocks – N-Joy
What I Gotta Do – Antico
Lato B
Move Your Feet (remix) – 49ers
2231 (remix) – Anticappella
Dance Your Ass – RTZ
James Brown Is Dead – L.A. Style
Who Is Elvis? – Phenomania
Get Ready For This – 2 Unlimited
Vamos – Moka
Take Me Away – Cappella
Turn Table Simphony – (manca il nome)
Nu Style (remix) – Datura
Let’s go – The Prodigy
La canzone del giorno
Teenage Lust - MC5
20.2.03
Ripescaggi: Rita Lee - Aqui, Ali, Em Qualquem Lugar
Che bisogno c’è di intervenire su qualcosa che è già perfetto?
Alla fine degli anni sessanta un manipolo di artisti cercò di rivoluzionare la musica popolare brasiliana. Con un occhio verso le radici e l’altro verso la nuova musica del vecchio mondo, forzarono gli schemi classici e definirono un’estetica che è arrivata fino a noi. Gli Os Mutantes erano i più giovani ed irriverenti. Cucivano psichedelia e rock sulle melodie perfette della bossa, sconvolgendo i puristi e rappresentando quei giovani che sognavano Carnaby Street e Camden.
Rita Lee era una di loro, la ragazza del clan. Nel 72 però li abbandonò e si dedicò alla sua carriera solista. Come in ogni situazione simile circolavano due versioni a riguardo. Rita diceva di avere abbandonato il gruppo perché non si riconosceva nella direzione progressive rock imposta dagli altri membri della band. I mutanti sostenevano di averla mandata via perché non sapeva suonare abbastanza bene. Da allora la carriera di Rita Lee ha avuto alti e bassi, più virata verso un pop facile che le regalò successi da classifica in patria. Negli ultimi tempi, grazie alla riscoperta dei Mutantes e alla partecipazione ad Acustico di MTV Brasil, i riflettori sono tornati ad accendersi su di lei anche fuori dal suo paese.
Mettiamo insieme tutti questi elementi e viene fuori un disco di cui non si è parlato molto l’anno scorso. Rita Lee canta i Beatles. Che novità, direte, l’hanno già fatto tutti. Pensate per un attimo però alla miscela esplosiva che poteva uscire dalle armonie perfette dei Beatles e della bossa nova. Rita non si voleva limitare a questo. Voleva tradurre in portoghese tutte le canzoni che aveva scelto, aggiungendo anche il tocco assassino della musicalità della sua lingua. Quei cattivoni degli editor le hanno però messo i bastoni tra le ruote e soltanto dopo estenuanti negoziazioni è riuscita a scucire il permesso per soli quattro pezzi. Il resto lo ha dovuto cantare nel suo inglese da “confederada”.
Sono proprio le canzoni in portoghese quelle che spiccano: “Aqui, Ali, Em Qualquem Lugar”, “Minha Vida”, “Pra Você Eu Digo Sim” pur non tradendo gli originali trovano una nuova bellezza negli elementi che le costituiscono. “A Hard Day’s Night” è il pezzo che poteva ricordare il passato nei Mutantes: una samba upbeat ed elettrica, rovinata soltanto da un assolo di chitarra piuttosto convenzionale. Similmente ritmate sono “Tudo Por Amor” e “I Want To Hold Your Hand”, anche se quest’ultima deve di più al forró del nord-est brasiliano. La romantica bossa nova di “All My Loving” vendica la violenza a cui la sottoposero i Gipsy Kings. Ancora buona “She Loves You”. Piuttosto deludenti invece sono l’eterea “Lucy In The Sky With Diamonds” e “With A Little Help From My Friends”. “Michelle” è abbastanza convenzionale. Completano il cd le canzoni prima in portoghese, ricantate con le liriche originali, delle quali si poteva fare tranquillamente a meno.
Quella di Rita Lee è una sfida ai luoghi comuni quasi riuscita. Non diversa dalla sua vita artistica caratterizzata da una volontà innovativa e improvvisi passi indietro, ma con una grande lezione: niente è intoccabile.
Franco Nero
Il Washington Post ha chiesto la top ten a Frank Black. Visto che è uno col senso dell’umorismo, ama Melanie.
È arrivato il nastrone
Come anticipato, eccolo. Piccola nota per chi volesse metterselo su cd o cassetta: Moon River non dura due minuti come la mia registrazione dalla radio, ma otto. O tagliate la traccia dopo due minuti, o fate fuori Fennesz che è uno umile e non se ne avrà a male.
One Two Three Four
EmmeBi ha chiamato a raccolta tutti gli uomini-gatto in ascolto. Visto che ho le soluzioni, io potrei fare Papi. A parte gli scherzi, ho sentito i dodici minuti in questione e mi sono divertito anch’io tantissimo quando ho provato a indovinare senza sbirciare. La canzone è a tratti geniale, come quando sovrappone “Firestarter”, “Anarchy in the UK”, “Satisfaction” e “Barbie Girl”. In certi momenti viene da rispolverare l’aggettivo fumigante, come quando “My Generation” viene cantata sulla batteria di “Lust For Life” con l’accompagnamento della tastiera di “Take my Breath Away”. Chiamatelo qualunquismo, ma io non resisto. L’unico momento in cui non mi sono trovato a mio agio è quando si sente l’intro di Hound Dog: mi sono tornati alla memoria quegli orribili megamix di canzoni anni cinquanta che andavano di moda negli anni 80 (e di riflesso la cassetta falsa di Kim & The Cadillacs). A parte questo davvero un tripudio che si chiude con l’inizio di “The End”. A proposito, l’uomo gatto (katsman per gli amici e google) è stato eliminato.
Concerto in colonia
Se non sapete dove mandare in vacanza le vostre figlie per la prossima estate, ho il posto per voi. Torneranno le nuove Avril Lavigne.
La canzone del giorno
Wynona’s Big Brown Beaver - Primus
18.2.03
Anteprime: “Sisters and brothers, we have surely lost our way”
Il mio nastrone è finalmente pronto. Lo leggerete prossimamente qui. Disponibile nelle versioni CD-R 80, C-90 con lati da 40 minuti e doppio LP, non segue quasi nessuna delle regole d’oro. Si chiama Lost Cowboy ed è molto disorientato.
When I was born, I could dance
But all of this could well be construed as warming up for the song, the record, in which they made the quantum leap into greatness. How many times have you heard it? Thousands, probably – usually at drunken Xmas parties or wedding receptions. And how many times have you listened to it – not just sung along with it, but listened to it as a pop record? It arguably outdoes “Anarchy In The UK” as the most radical and influential pop record of 1976; it may well be the first pop record to shake off completely any evidence of American influence (and ironically it was the only Abba record to become a really major hit in the USA), to sound wholly and indisputably European (even Kraftwerk’s “Autobahn” acknowledged its considerable debt to the Beach Boys), to sound completely futuristic and warm at the same time (the two are not frequent partners in pop), to sound machine-made yet unutterably human in its ecstasy: “YOU can dance! YOU can dance! Having the time of your life!” A decade before Madonna updated the sentiment for “Into The Groove,” it differs from all other love songs in that it’s a love song to yourself; you are free to be your own idol. You want to talk about dancing about architecture? It sounds as though that’s exactly what the song’s progenitor is doing; against mammoth arches, in front of the Brandenburg Gate, or the Great Gate of Kiev. It flooded, reluctantly acknowledged, if acknowledged at all, into post-punk, and more fully acknowledged into ‘80s New Pop, electro and everything which came afterwards. Simple Minds’ “Glittering Prize” is an act of worship to the subject of this song, so instinctively known, so deeply inscribed in everyone’s bones, that I don’t even need to tell you its name.
Arizona Dream
Il nuovo dei Calexico si chiama “Feast Of Wire” e l’ho da pochissimo. Mi solletica molto, ma dopotutto mi sembra buono. L’ho ascoltato pochissimo però.
Differita
Lo ammetto. Sono stato invidiosissimo di EmmeBi e Inkiostro che hanno respirato la stessa aria di Beth Gibbons (a proposito ma fuma ancora tantissimo mentre canta?). Mi consolo soltanto sentendo la registrazione di Beth con Rustin all’Olympia di Parigi e vedendo la videocassetta del concerto dei Portishead in NY.
Nuove sensazioni
Stupite i vostri amici con queste band sconosciute. I loro mp3 sono introvabili e le riviste li ignorano. Ma…
La canzone del giorno
Something Big - Jim O’Rourke
17.2.03
Fregnacciari
I Black Box Recorder sono la creatura di John Moore (ex Jesus And The Mary Chain) e di Luke Haines, già agitatore del pop inglese attraverso The Auteurs e Baader Meinhof. Il prossimo mese uscirà il loro nuovo disco “Passionoia”. Leggendo questa intervista mi rendo conto di quanto si possa divertire Haines nell’essere preso ogni volta sul serio.
R&D
La Gibson metterà presto in vendita la prima chitarra digitale. Nel frattempo continuo a suonare la mia air-guitar.
B&S
Da Willy Wonka alla Bibbia. Da Kipling ai Pastels. I Belle And Sebastian li hanno nominati.
La canzone del giorno
I’m Lonely (And I love It) - Future Bible Heroes
15.2.03
La canzone del giorno
One Very Important Thought (Warp Website Excerpt) - Boards Of Canada
14.2.03
Twoism
“Twoism” è quello che una volta si sarebbe chiamato oggetto di culto. Era il 1995 quando veniva stampato in cento copie il primo EP dei Boards Of Canada. Questo disco è sempre stato visto come un miraggio dai fan del duo scozzese, al punto che molti ne mettevano in dubbio persino l’esistenza. Qualche tempo fa uno di quei cento vinili ha addirittura raggiunto su E-Bay una quotazione di 800 sterline. Recentemente la Warp ha deciso di ristampare su cd quell’esordio, che già allora manifestava i tratti distintivi della visione musicale dei BoC.
Arrivo a questo mini-cd dopo un’esperienza non troppo positiva: ho incontrato i BoC soltanto con l’ultimo “Geogaddi” e non sono stato subito conquistato. Pur riconoscendo i tratti positivi di un lavoro che in molti hanno considerato tra i migliori dieci dell’anno passato, c’è sempre stata una specie di freddezza tra me e quel disco. Per una serie di coincidenze lo ascoltavo in momenti sbagliati, con troppa luce e troppe distrazioni intorno. Capita. Ma in questo caso non era soltanto freddezza, non ero proprio a mio agio alla fine degli ascolti. Non ho avuto voglia di approfondire.
“Twoism” invece mi ha colpito subito. Apparentemente meno complesso e più votato al ritmo, è una sorta di scheletro del futuro della band. Non contiene ancora tutti gli elementi di “The Music Has Right To Children” e “Geogaddi”, ma è come uno di quei progetti di massima che non hanno tutti gli elementi per funzionare e però hanno la scintilla dell’idea. Poi è secco per via dei limiti di durata. Caratteristica importante per la sua comprensione visto che in tanti dicono che la grandezza dei Boards Of Canada non sia nelle singole parti, ma nella somma di esse.
Ma che musica fanno questi due? Se vi intendete di musica elettronica, il nome Warp vi può già dare un’idea di partenza. Andate oltre. Pensate a qualcuno che non vi dice mai la verità, anzi, pensate a qualcuno che riesce a dirvi nella stessa frase una cosa e il suo contrario. Niente principio del terzo escluso, niente verità. Ciò che è familiare viene percepito come inaffidabile, mentre l’incerto diventa rifugio. Abbassano le difese con le ripetizioni, ma a quel punto invece di inserire il loop melodico come farebbe un Moby qualunque, destabilizzano. Il contrario del chill-out. A metà tra i primi Orbital e l’Aphex Twin degli Ambient Works, i BoC vivono delle situazioni che creano. Non senza una vena di disturbante presa in giro, a giudicare dagli inserti subliminali che hanno seppellito soprattutto in “Geogaddi” tra le immagini d’infanzia, più per autoironia che per reale fede nel maligno.
Le singole tracce, come detto, vivono dell’insieme. Eppure hanno tutte un’identità ben precisa, rivelando anche possibilità poi abbandonate nei futuri lavori. La title-track è probabilmente uno dei migliori pezzi hip-hop degli anni 90, anche se nessuno vi rappa sopra. In “Smokes Quantity” sembra di sentire i My Bloody Valentine che non siamo riusciti ad avere alla fine dello scorso decennio. “Basefree” si scioglie similmente su un tappeto ritmico che sembra rubato al Richard D. James meno ambientale. “Sixtyniner”, il pezzo d’apertura, è attraversato da una malinconia soffusa e senza via d’uscita. Le tessiture di sintetizzatore non raggiungono ancora i vertici di complessità dell’ultimo lavoro, ma il sapore di bassa fedeltà non è assolutamente fuori posto.
Ieri notte, pentito, ho ripreso in mano “Geogaddi”. L’ultimo ascolto risaliva a diverso tempo fa, vista la posizione nella pila di cd. Ho sentito un nuovo disco.
Rosa
I Soft Pink Truth sono un gruppo parallelo di Drew Daniel dei Matmos. “Do You Party?” si riassume nell’ultima traccia del cd: “I Want To Thank You” sono i semplici crediti del cd in musica. Un’idea non nuova nel mondo della musica elettronica, che però viene resa con senso dell’umorismo, campionamenti dei ringraziati e voci sintetiche. Il disco è tutto così. Invece di cercare una via modaiola al revival degli anni 80, i Soft Pink Truth triturano il passato e macinano cut-up presi da chissà quali oscuri dischi insieme ad un’elettronica acida che deve tanto alla Detroit degli anni d’oro quanto alla frammentarietà esplosiva dei pezzi più dance dei Mouse On Mars. “Do you party?” si compie così pienamente nei suoi momenti più funk, quando crea un passo e lo accelera fino agli interventi melodici delle voci soul, come succede in “Gender Studies”, “Promo Funk”, “Over You (No Love)” e in “Everybody’s Soft”. Altrove si punta tutto sul ritmo, ottenendo risultati buoni ma meno piacevoli all’ascolto. Ultima avvertenza: il disco non ha il singhiozzo, quindi non dategli niente da bere.
Dammi il tuo cuore
Se volete acquistare il pacemaker del batterista dei Mogwai, andate qui.
Il disco del giorno
Loveless - My Bloody Valentine
13.2.03
Avanti un altro
Continua la saga delle stroncature del nuovo Lou Reed. Pitchfork gli assegna impietoso un 2/10 e lo definisce un crimine musicale. Delusions of Adequacy va giù altrettanto duro considerandolo il suo peggiore disco dai tempi di Metal Music Machine. Se volete una recensione positiva affidatevi a Riccardo Bertoncelli con una sola avvertenza: forse non ha sentito il disco. Lou Reed non recita nessuno dei reading.
Flaming Beats
I Chemical Brothers sono al lavoro sul nuovo cd e stanno collaborando con i Flaming Lips. Spero che sia più suggestivo e insieme più asciutto del mediocre “Come With Us”.
A grande richiesta
Visto che parlano soprattutto di musica, eccovi le lettere di Morrissey.
Servizio clienti
Molti fan si sono lamentati del suono del disco degli Zwan. Billy Corgan ha comunicato sul sito ufficiale che il diritto di recesso non è applicabile in quanto gli articoli non sono difettosi.
Se vi piace, chiamatemi Oscar
Come al solito ultimo, ecco le nomination per i prossimi Oscar. Limitandomi alla musica, noto che rispetto ai Golden Globes hanno fatto fuori Peter Gabriel, Madonna e Bryan Adams (in Italia Max Pezzali). Tra le attrici non protagoniste c’è Queen Latifah che era una rapper quand’ero bambino.
Babbo Natale ci fa una [non si può dire]
A proposito di premi. Se siete stati invitati per suonare la vostra canzone ai Grammy Awards, riceverete questo. Ma Bruce Springsteen avrà già un iPod?
Rebel Yell
Siete troppo disimpegnati politicamente? Mettete fine alla vostra apatia e risvegliate la vostra coscienza politica. Il Guardian vuole il vostro inno di protesta, cantato sulla base di una canzone di successo.
La canzone del giorno
Killing Floor - Electric Flag
11.2.03
Rollin' and Scratchin'
E tu cosa vuoi fare da grande? L'ordinario di scratch alla Sapienza?
Delirio in fuffa presenta
Just Like Blood - Tom McRae
Ticchetta la kalimba e tutto il resto. ‘Bentornato’ dice la ragazza del bancone, ma io non ero mai andato via. Oggi c’è un caldo da morire, quello di ogni estate. Gli anziani sono sempre lì che giocano a carte, anche se sembra di essere alle Hawaii. Non sono abbronzato, ancora.
Faccio la doccia, prima di tornare a casa. Chiudere gli occhi non basta. “A holy fool is still a fool”.
Vado sott'acqua, lontano dalla riva, senza maschera. Scompaiono gli asciugamani, le sdraio e le granite. I pesci scivolano argentati e io non voglio salire più.
Sdraiato quasi mi addormento, ma qualcuno mi sporca di sabbia, passandomi vicino. È quasi sera. Troppa gente oggi, devo evitare i festivi.
Ci siamo tuffati insieme dal pedalò. Era l’ultimo giorno d’estate. Cercavi di tenermi sott’acqua, mentre io facevo lo stesso con te. Alla fine hai vinto tu. Non riesco a respirare, ma tu ridi e io sono contento.
Gli altri giocavano con la chitarra, noi no. Nessuno di noi due sapeva nuotare. Seduti sul bordo del molo, in silenzio.
Fine agosto. È sempre difficile trovare le parole, ma oggi di più. È impossibile iniziare dalla fine. Soprattutto quando non ci si conosce.
Doveva capitare prima o poi. Parli di rock, ma mi annoi. Saranno le tue infradito. Penso ad altro. Fiorello mi presenta al Karaoke e canto “What is love” di Haddaway.
Guardo solo nel vuoto, ma tu capisci altro. Non era un gioco di sguardi. Non ti avevo nemmeno vista, accecato dal sole.
Ci è rimasta solo quella foto, insieme alla pelle scottata. Gli sguardi persi nel vuoto. ‘Dimmi cosa viene dopo’.
Goddess on a hi-way
Björk è al lavoro sul nuovo disco, Lake Experience, e io ho l’acquolina in bocca. Visto che ci sono, segnalo l’idea grandiosa di delio: ogni settimana è segnata da una foto di bjork.
Redazionalmente Corrotto (Recensire Musica di Rep. e scoprire che)
Cat Power fatale per Musica di Repubblica (non online). Enrico Sisti, recensendo il disco, attribuisce la voce che duetta con Chan in ‘Evolution’ ad Eddie Vedder. Potrebbe ricordare Eddie Vedder in preda ad un attacco di raucedine, ma è la voce di Bill Callahan degli Smog, che è anche un ex di Chan.
Amici di penna
In una settimana ho incrociato per ben due volte il privato di Morrissey. La prima volta a proposito dei pettegolezzi sulla sua nuova ragazza. La seconda volta su un sito che ho trovato oggi. Un amico di penna degli anni d’oro diffuse, alla fine degli anni 80, i propri scambi epistolari col ragazzo col ciuffo. Chi li voleva leggere, doveva semplicemente fotocopiare la sua raccolta. Oggi queste lettere si possono consultare anche in rete. Io rispetto la privacy di Morrisey e non vi dico dove le ho lette. Però posso dirvi che Morrissey usava le faccine.
La canzone del giorno
Happy Birthday To You - Hill Sisters
9.2.03
Nothing’s gonna change my world (x2)
Era la mia veejay preferita nelle serate di studio universitario. Adesso purtroppo ha cambiato lavoro, scrive di tivì e quindi non la posso quasi mai linkare. Qui ci sono le sue canzoni.
Reminder: devo scrivere anch’io perché ho scelto alcune delle mie.
Un mese
FFWD cominciò così un mese fa. Niente autocelebrazioni, soltanto un grazie a tutti.
Music of the future, music of the past
Non ricordo se qualcun altro ha già parlato di questa storia. Nel 1979 L.A. Weekly dedicò un suo numero al futuro 2002. Alla fine del 2002 il giornale ha riproposto alcuni di quegli articoli, un po’ per vedere quante profezie si sono avverate, un po’ perché era una settimana di festa e non avevano voglia di lavorare. Uno degli articoli era intitolato “Future Sounds” e conteneva le scommesse degli addetti ai lavori. Rispetto ad altri, che ci immaginavano intenti al revival degli anni 80 nella nostra bella colonia spaziale, questi si sono mantenuti sul vago e hanno quasi indovinato. Per esempio, Phil Everly degli Everly Brothers ha previsto il bastard pop, Steve Diamond ha sbagliato soltanto di qualche anno, John Kurnick ha fatto il fighetto citando un film che non riesco ad individuare (Franco e Ciccio?), Lee Quarnstrom ha previsto il mio interesse per i gruppi coi nomi strani, Sol Cooperson ha posto le basi per il “partito della felicità” e soprattutto Minnie Ripperton ha detto che non sarebbe cambiato niente.
Il Dipartimento Scuola Educazione presenta
No, nessun programma di Rai Edu e nemmeno una riproposizione di Mixer. Questo è un esperimento sociologico. Il visitatore di FFWD è l’oggetto del test. Avete a disposizione un solo click e dovete scegliere tra un’intervista a Jane Birkin del Guardian, infestata dal fantasma di Serge Gainsbourg, ed una foto di Kylie Minogue in reggicalze. I risultati nel post qui sotto.
Il Dipartimento Scuola Educazione commenta
Ce ne fosse stato uno che sia rimasto al gioco. Avete tutti visto la foto, dopo aver letto l’intervista. Nota per le lettrici: prossimamente un test equivalente vi riguarderà. Devo solo trovare una foto di Nick Cave in reggicalze.
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E poi dicono che i lenti sono fuori moda.
La canzone del giorno
John Cage Bubblegum - Stereolab
7.2.03
Cat Power - You Are Free
Chan Marshall non vorrebbe essere una gatta. Ha preso il suo nome dal cappellino di un camionista e, dovendo scegliere un animale, vorrebbe essere un gorilla. Chan Marshall non pubblicava nuove canzoni da quattro anni e nel nuovo disco questo si sente. Sulla copertina si legge “You Are Cat Power Free”, quasi a voler fuggire dalla possibilità di diventare cliché. Chan Marshall è una bella ragazza, ma questo non ha senso scriverlo perché tanto non mi legge.
Dico subito che “You Are Free”, pur essendo più che sufficiente, non funziona come disco. Cat Power ha cercato di essere più ricca dal punto compositivo, ma i suoi sforzi sembrano concentrati solo sulla prima metà dell’album. Da quel punto il disco scivola su una serie di episodi poco coinvolgenti che rendono a tratti faticoso l’ascolto. Non è tanto la monotonia del folk, quanto la sensazione che Chan si ripeta con minore convinzione e minore ricchezza espositiva. Ma poi, perché si deve arrivare ad una durata di 53 minuti, quando 35 erano già buoni?
La produzione di “You Are Free” è stata affidata ad Adam Kasper (Pearl Jam, Foo Fighters, Queens Of The Stone Age) e tra gli ospiti figurano Dave Grohl alla batteria ed Eddie Vedder alla voce in due episodi. La frattura tra le due metà del disco si riflette anche dal punto di vista sonoro. Dalla varietà di sfumature, non priva di una certa eleganza, della prima parte si passa ad un andamento piatto e meno misurato. Nei momenti migliori, però, Kasper illumina sapientemente la voce e la chitarra di Chan attraverso echi, controcanti e violoncelli che riescono a essere anche funzionali ai testi.
Parlando delle canzoni, una svetta tra tutte per la sua bellezza. “Good Woman” è un blues sudista che suona come uno standard, con i suoi amanti sconfitti cantati da una chitarra leggermente elettrificata e da un’armonica appena accennata e sorretti in maniera dolce dai cori e dagli archi. Il momento più strano invece è “Free”, dove Chan canta su una spiazzante drum machine, in una sorta di parodia di Miss Kittin. Altri buoni episodi sono “Speak for me”, che ricorda certe cose di Beth Orton, l’elettrica “He War” e la scarna “Maybe Not”, penalizzata dalla collocazione.
Poteva andare meglio insomma. Chan conosce il suo talento e ora prova a controllarlo. Il titolo, forse, non può che essere un obiettivo.
Perché, perché, ma soprattutto perché / 1
Marshall Bowden è un critico, anzi, uno scrittore di musica jazz. Ha ancora senso scrivere di musica oggi? Per lui sì.
Perché, perché, ma soprattutto perché / 2
Burt Bacharach metterà le mani su Dr Dre.
Oggi
Sistemato il problema dell’indirizzo mail. C’era un underscore di troppo. Ecco cosa capita quando si hanno troppi account.
La canzone del giorno
Mermaid Blues - Tom McRae
5.2.03
Vinyl
Sono un feticista. E qualcun altro è un genio. Questa è l’idea dell’anno.
I’m (not) an addict
Una volta era impossibile resistere davanti ad un negozio di dischi. Poi qualcosa è cambiato. Non so se sia peggio o meglio, ma questa è la storia di tanti.
Q&A: Lou Reed - Songs to learn and sing
Gli intenti pedagogici del nuovo Lou Reed.
Pianti e canzoni
Su TV Sorrisi e Canzoni, via TgCom, Lorenzo Cherubini confessa a Red Ronnie che "È un periodo difficile. È il peggior momento da quando canto". "Mi sento come un bambino che va a scuola e non sa cosa farà da grande". "Una volta c'erano i comunisti, i fascisti, la Russia, l'America [Orietta Berti]".
Tra le altre notizie di TgCom, Baudo vuole la Kidman (pure io, ma non faccio più notizia).
Per non dimenticare
Ma si pronuncerà Glian o Gian?
Oggi
Tempo da lupi. Inghiottita la spiaggia di S. Giuliano. Pantelleria isolata da più di una settimana. Qui, nevischio.
La canzone del giorno
Ocean Size - Jane’s Addiction
4.2.03
Breaking The Wall
Narra la legenda che la produzione orchestrale di “Let it be” dei Beatles fu affidata a Phil Spector da John Lennon, che intendeva commissionare una sorta di presa in giro del modo di scrivere autocelebrativo di Paul. I fan dei Beatles furono stupiti da quelle scelte. Non quanto Paul, che non digerì mai quell’affronto. E siccome alla fine vince sempre Paul, quest’anno uscirà il McCartney’s Cut di quel disco.
Phil Spector, invece, si trova nei guai.
Un disco anti-Motown
The Church of Me è un eccellente blog musicale, che qui propone un’interessante lettura di “What’s Going On” di Marvin Gaye. In un post mi ricorda anche che devo dare una chance al disco dei Soft Pink Truth, gruppo parallelo di uno dei Matmos.
I love this girl
Da ieri non riesco a staccare gli occhi dal blog di questa ragazza. Rido come un pazzo per le stroncature dei dischi che mi piacciono di più. Questa è quella di “ ( ) ”:
Track One is slow, proggy and has a block singing the word "Ysiyrr" over and over again for about nine minutes.
Track Two : see Track One.
Track Three : see Track One.
Track Four : see Track One.
Track Five : see Track One.
Track Six : see Track One.
Track Seven: see Track One.
Track Eight : see Track One.
La canzone del giorno
The Ballad Of The Broken Birdie Records (Ilo mix) - Múm
3.2.03
Roberto Del Naja è uscito dal gruppo
Sull’Observer Sean O’Hagan, che è solo un omonimo del leader degli High Llamas, dice che i Massive Attack non si possono considerare un gruppo pop nel senso classico del termine e quindi le attuali condizioni non indicano la prossima fine del marchio di fabbrica. Nell’intervista seguente 3D descrive le vicissitudini del collettivo, un’entità ambigua e senza faccia per resistere al tempo e alle persone.
Videografie
Via Fimocuolus. In occasione di un articolo sul suo nuovo film in uscita, RES Magazine propone una videografia quasi completa di Spike Jonze, il tizio che faceva skateboard in maniera spericolata in quel video dei Sonic Youth, ci siamo capiti. Il suo video che preferisco è Electrobank, un po’ perché aveva reinventato completamente le immagini che associavo a questa canzone, un po’ perché…ve lo spiega lui.
Winnip-egg
Il Boss ha cancellato la sua data a Winnipeg. Un suo fan, molto arrabbiato, sta organizzando un lancio di massa di uova e verdura contro la carovana del concerto, che passerà di lì in direzione Ottawa. Come on up for the egging.
Il caso T.A.T.U. in U.K.
Quando ho visto la copertina del Daily Star di domenica, ho temuto che gli inglesi non avessero preso bene la loro cover di “How soon is now”.
La canzone del giorno
I See A Darkness – Bonnie Prince Billy