28.11.03

Voglio ringraziare la mamma, il papà, il mio manager, la mia guida spirituale, il mio criceto sociopatico e tutto il cucuzzaro

Le votazioni non vincolanti e il parere assoluto del padrone di casa hanno incoronato i vincitori degli indieblog awards 2004. Ringrazio allora nella persona del sottoscritto per i premi come miglior indieblogger col nasino più all'insù - pure più di quello di candy candy? pure! e indieblogger bastard-popper che in confronto justin timberlake può pure andare a sciacquare le cozze (a pari merito con Pinktronica) e nella persona di FFWD per i premi come miglior indieblog con una rubrica a lungo quotidiana sulla musica polacca, dance in primis, migliore indiestroncatura di hail to the thief, migliore descrizione di un concerto del menga visto in italia e soprattutto miglior indieblog a tema STRETTAMENTE (indie)musicale insieme a gomitolo, che tra l'altro ho votato in questa categoria. Che dire, grazie e mi dispiace per non avere proposto la categoria indieblogger che non inserisce immagini sul blog (ma le fascette dei vincitori sono così belle che per una settimana le rubo e le metto qui accanto).

Senza titoli

Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Ingresso. Scala. Bar. Antebar. Scala. Lato. Centro. Lato. Centro. Ingresso. Lato. Uscita.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Rum & Cola. Gin & Lemon. Vov & Mela. Ma i cocktail sono punk?
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Si entra gratis prima delle dieci.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
La ragazza in fila al guardaroba dietro di me mi ricorda una scena di un film di Verdone.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
I Police sullo schermo.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Nel videobox di Rock TV ho fatto gli auguri di compleanno più falsi della mia vita, un saluto a Sara e non ho richiesto il video di Yoshimi Battles The Pink Robot Pt.1 dei Flaming Lips.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Due cadute, una gomitata sul labbro, zero danni.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Il figlio di Galliani dovrebbe tagliarsi i capelli.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Combattimento di spade di carta sul 60 tra S. ed A.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Come definiresti questo genere? (chiesto a proposito dei Cayoqualcosa). Zompa Zompa.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
- Che musica è lo ska?
- Quello che fa ska ska ska ska.
- E il punk?
- Quello che fa punk punk punk punk.
- E il rock?
- Quello che fa rock rock rock rock.
- E il jazz?
- Quello che fa (tempo dispari) jazz (tempo dispari) jazz (tempo dispari) jazz.
- E il funky?
- È tutta una montatura politica.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
La ragazza dalla carnagione scura più stabile di me mentre poga. La simil tank girl. Le ragazze di Gelindo e i saluti delle ragazze di Gelindo a Gelindo.
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Chi non salta è Berlusconi. (Risposta a fianco: ma io vorrei essere Berlusconi)
Sono andato a vedere Meganoidi e Punkreas.
Palloni pieni di palloncini non esplodono perché noi non ci siamo più.

Oggi

Il grande giorno.

La canzone del giorno

The Loneliness Of A Middle Distance Runner - Belle & Sebastian

26.11.03

Esportare il gelato alla nocciola

Non per vantarmi, ma io faccio il master col proprietario (vabbé è il figlio) del Bar 900 di Alcamo, quello del miglior gelato nocciola di tutti i tempi. Per inciso il nostro collega ha preparato per noi dei cannoli grandiosi e una torta sette veli che definire capolavoro era poco.

Me love you long time no more

I discografici si sono accorti che i dischi spesso sono troppo lunghi e pieni di riempitivi. Qual è allora la pensata? Accorciarli, claro. Ma abbasseranno anche i prezzi? Nel dubbio mi chiedo se riducendo la durata a parità di prezzo varia l’utilità marginale.

Regali di Natale: Bass in your face

Ma come resistere ad una sveglia che ti sveglia al grido di yeah boyyyy?

Tutti insieme appassionatamente

Aiutate un povero ragazzo fuori dal mondo. Perché le Suicide Girls, che sono indie, fanno un video con Dave Grohl, che era grunge, insieme a Lemmy dei Motorhead, che è un metallaro in pensione ed è stato pure intervistato sul sito delle ragazze? Ma soprattutto, perché non ci sono i Neptunes di mezzo?

Un 45 giri per l’ispettore Callaghan

Clint Eastwood rimpiange i tempi in cui non si farcivano le colonne sonore di canzoni. Robert Rodriguez intanto sta scrivendo la colonna sonora di Kill Bill 2.

Oggi

Il passato è.

La canzone del giorno

Guitar & Video Games - Sunny Day Real Estate

24.11.03

Looking FWD: la scuola del ruooooooooackkkkk

Nello spirito anticipatore di queste righe, minato dai recenti eventi a voi ben noti, mi sono recato nella grande mela (seeeee) e ho visionato in anteprima per voi solo voi sempre voi anche voi nient’altro che voi proprio voi il nuovo film di Richard Linklater School Of Rock. Non so se arriverà in Italia, visti i modesti risultati sui nostri schermi dei film in cui passa un po più di musica che la colonna sonora di Celine Dion, ma gli incassi americani fanno sperare. A tal proposito, ma poi 24 Hour Party People è uscito in Italia? E Party Monster, col ritorno di Macaulay Culkin e la celebrazione visiva dell’elettroclash, uscirà mai? Non che mi interessino le risposte e, statti zitto tu, non è vero che MI è venuta l’ossessione per la parola party.
School of Rock ha ritmo e fa ridere. Sui riferimenti alla Minnelli o alla fine della finta lezione di matematica o in dozzine di altre scene mi sono sbellicato. Certo Jack Black esagera come suo solito, sfiorando il Francesco Salvi dei tempi d’oro, ma dopo la prima mezz’ora ci si può anche abituare. Stupenda invece una legnosa e nerdy Joan Cusack, direttrice con la passione segreta per Stevie Nicks. I capelli appiccicati di Black, le infinite citazioni musicali anche della colonna sonora e una regia appropriata ne fanno un prodotto godibile.
Qualcuno però ha detto anche troppo godibile: Linklater novello Lina Wertmuller per Io speriamo che me la cavo? Il film ripete certi cliché tipici del film di formazione americano? Il rock è raccontato in maniera troppo mainstream? Forse, ma sulle scelte stilistiche, sulla sceneggiatura già vista e sulla pulizia del film si sorvola grazie ai pregi citati quassù. Dove sta l’inghippo allora? Il primo difetto è che la ricerca della purezza del rock oggetto delle lezioni del prof, ossessionato dall’immagine e dalla cool-ness che hanno rovinato la musica, spesso inciampa proprio nel rock come parodia di sé. Su questo però si può discutere, magari scomodando nature ambivalenti, oneste grandi truffe e l’importanza della posa.
Quello che invece non mi è piaciuto è che in School Of Rock non si ha l’impressione di vedere un maestro/padre trentenne che insegna ad un alunno/figlio, ma uno zio (nonno?) che si rivolge al nostro fratello minore. Il rock sembra essersi fermato, per ovvie ragioni di spendibilità col grande pubblico, ad un certo punto della sua storia e sebbene si noti una maglietta dei Ramones, si nomini Blondie, si veda la copertina di Odelay in una scena, il rock del film non è il mio rock e se non fosse per i Mac che usano i ragazzini sarebbe difficile pure stabilire l’anno in cui è ambientato. School Of Rock insomma è un po’ come la tavoletta da 125g al gusto dei Baci Perugina: senti il sapore che ti piace ma poi nella confezione manca il bigliettino con la frase in quattro lingue.

Il gioco dell’anno

Qualcuno me lo tolga dalle mani, vi prego. Scrivete qui una frase in inglese e i più grandi della storia la canteranno per voi. Provate per esempio con “Don't ever study if you want to be famous” e con “I am great and will blow your ass”. (Per Daniela, ride è Iggy)

2.0

È tornata l’Arte Del Nastrone.

Ho comprato una compact flash da sessantaquattro mega e ho aumentato la definizione delle mie foto

There has never been a worse time to be a music writer. Where Britain once had three weekly titles, only the NME remains, and the monthlies are prey to narrowing markets and strict advertising targets. The daily flash of today's global sonic network remains undocumented in print. Which is why more and more music writers are joining the likes of Salam Pax and firing off broadsides via their weblogs. Freed from editorial shackles, music bloggers cavort in a paradise for anyone who retains a belief in the worth, nobility and sublime-to-ridiculousness of music criticism. A reverie on the latest ragga choons might be interrupted with an aside that begins: "For those of you interested in contemporary political philosophy... "
[cut]
What they add up to is a fertile breeding ground for a new style of music writing - just when the trade needs it most. The ludic quality of music criticism merges with a serious approach to the subject rarely found in a mainstream that treats music as entertainment rather than art. Add encyclopaedic knowledge, genre-crossing frames of reference and a disregard for celebrity, and you have the key traits of the music blog.
Above all, music blogs are free from the business plans and targeted readerships that determine the content of commercial publications. It may be, as one blogger recently admitted, a "hermetically sealed and potentially borderline-autistic pursuit", but this unregulated zone contains fantastic, stimulating and piercingly acute writing. Savour the moment before its protagonists have to find proper jobs.

Anticipazioni

Sto preparando una monumentale recensione di Let It Rut Naked dei Rutles.

Sì vabbé, free Mandela ma free anche mio cuggino

I Queen campioneranno Mandela per un inedito. Almeno per questa volta Freddy Mercury non sarà sostituito da George Micheal, Robbie Williams o Nek.

Music to sleep by /1

Evitiamo facili ironie sulla musica per addormentarsi, che molta mi piace. Anche per quello, eh.

Music to sleep by /2

La figlia dei miei cugini ha appena venti giorni e si addormenta già con Frank Sinatra ed Elvis Presley. Se continua di questo passo quando torno da Palermo sarà arrivata a Jimi Hendrix.

Oggi

Prima o poi vi parlerò dei capelli alla pulcino malato.

La canzone del giorno

Hopeless - The Wrens

20.11.03

Prima delle ventitrè

E stasera vediamo quanto cloni sono i Kashmir.

zang-tumb-zang-tuuum

Il FFWD del futuro (via Inkiostro).

Die sounds knarzen und zischen

It was familiar to me
the smoke too thick to breathe


Il bello di Milano sono i moduli per le vantaggiose carte che compili sempre col numero di cellulare sbagliato. Il bello di Milano è che ti mostra spesso le cose da un punto di vista che non avevi considerato. Ad esempio le goccioline d’acqua che ti cadono in testa mentre torni a casa non sono pioggia. Ad esempio il posto dove ti rechi per sentire un po’ di nuova musica tedesca una settimana prima aveva ospitato il compleanno del tipo di Lioudmilla Radchenko.
Io e le mie colleghe arriviamo tardi per Massimiliano Hecker, giusto il tempo per due canzoni e una è Take On Me degli A-Ha. Maximilian, magro e dinoccolato e per questo sempre seduto e vestito con la camicia bianca buona abbottonata fino all’ultimo bottone, è una specie di mio gemello senza naso all’insù. La seconda/ultima canzone è quella che inizia calma e poi si incasina.
Barbara Morgenstern invece fa la simpatica: prende un poster del Bayern Monaco, se lo mette come gonna e dichiara che questo è il suo omaggio alla città della moda. Ride sempre mentre controlla le e-mail, ma poi si scioglie i capelli e si esibisce in un head-banging costante. L’effetto e-mail viene attutito dalla presenza del batterista e del chitarrista, anche se una delle mie colleghe li ha accusati di lavorare al risparmio. Conoscendo soltanto l’ultimo disco, i momenti migliori mi sono sembrati Ohne Abstand e Nicht Muss. La pista si svuota e potrei descrivervi più o meno tutti i presenti, la carina ragazza dal capello nerocorto e dalla gonna op-art anni sessanta, la carina ragazza giapponese-così-bella-che-non-sembra-giapponese e un gruppo di carini non più ragazze e ragazzi tedeschi in vacanza in città, attirati con la scusa di una serata in onore dell’alemagna in via Alemagna in un locale modaiolo ma orientato al pubblico agée. Non so se c’era anche Nin-Com-Pop, anche se probabilmente abbiamo visto il concerto a qualche metro di distanza. Verso la metà io e le colleghe scopriamo che il Goethe Institut ha stampato un libretto coi testi di alcune canzoni e allora accompagniamo Barbarella durante Move. C’è anche il tempo per un doppio bis, ma non ho avuto il coraggio di gridarle EVAN AND CHAN. Sono il solito coniglio.
Mentre smontano gli ammenicoli alla mela, parte l’oretta di danza-pre-metro-sostitutiva. Giuro che se sento un'altra volta mixare Loser e Country House prendo a botte il dìgei. Glielo do io Hit Me Baby One More Time.

Oggi

Niente confronti.

La canzone del giorno

(This Is) The Dream Of Evan And Chan [Barbara Morgenstern Remix] - Dntel

18.11.03

Lou Reed e la carta scoppiettina

Non è la solita raccolta di copertine. Artisti per tutti i gusti disegnano le copertine che non ci sono dei loro musicisti preferiti.

Tu gust is megl che uan

Pare che Is A Woman dei Lambchop avrà due seguiti a Febbraio. Tarantino, rosica!

L’oste nella traduzione

Pur riconoscendo l’inestimabile utilità di Vivacity, grazie al quale due mie colleghe e un mio collega venerdì scorso hanno vissuto l’irripetibile esperienza di uno showcase gratuito di Michele Zarrillo davanti a quindici persone, non riesco a trattenere le risate davanti ai pulcini veloci: sono tutte ragazze, quindi sono le pulcine veloci, cribbio.

Oggi

Il messaggio non inviato.

La canzone del giorno

Send Me A Postcard - Shocking Blue

17.11.03

Effetti, strati di effetti, effetti di strati, strati

Sarà un caso ma pare che quest’anno si debba pagare il giusto tributo ai My Bloody Valentine e alla scena guardatrice di scarpe tutta. Pischelli come i Radio Dept., laureati come Manitoba, francesini come gli M83 etci portano in altre direzioni casini di dieci anni fa. Registe come Sofia Coppola richiamano al lavoro Kevin Shields e le Ladytron (lo so, i Ladytron) iniziano il loro jukebox softcooore con la fine di Loveless, ma i Soon non si chiamavano così mica per quello (vero?) e le camerette non torneranno più sostituite da una singola illuminata da una lampada gialla dell’Ikea che il vostro subaffittuario vi ha regalato pensando che a metà mese non avevate ancora pagato l’affitto perché l’illuminazione non era abbastanza morbida.
Poi però Marcus Schmikler, che è tedescodiColonia e finora ha collaborato con Fennesz, Stockhausen, il batterista dei Can e il signor Microstoria-topo-su-marte Jan St. Werner, ha visto su Raitre le repliche di Twin Peaks e ha chiamato al telefono la badalamentosa Julee Cruise. Ha risposto la segreteria: anche la segreteria di Julee Cruise ha un vestito rosso e vaporoso con un occhio di bue sopra. Nell’attesa che Julee tornasse dal localino in cui canta sotto il falso nome di June Cedar, Marcus si è circondato di chitarristi avanguardisti, anzi, ne bastano due, il nome storico e quello della scena di Chicago. June ha sentito il messaggio, ha cercato sulle Pagine Bianche, ma quando è arrivata sotto casa sul citofono c’era scritto Pluramon.
Marcus Pluramon e June Cedar hanno fatto un disco di canzoni, di chitarre e di voci. Non solo le chitarre sono a strati. Marcus fa di tutto alla voce di Julee, ma così di tutto che se fossi stato io a cantare mi sarei posto il dubbio e avrei stabilito con lui un segnale di sicurezza, un enough al momento giusto. Le piazza sotto sospiri, la sovraincide in anticipo e in ritardo come se fossero in 4AD, a volte la stropiccia manualmente. Quando non si sente una coda della sua voce, June conta in un angolo le tracce di chitarra ma non indovina mai il numero giusto.
Dreams Top Rock, che è il nome di un purosangue matto come un cavallo ma anche di questo disco, dice soltanto quello che è, come nel titolo. Come nell’inizio OO4 che dura quattro secondi o come nel rumore chiamato Noise Academy. Come nel Ps (psichedelia? post scriptum? partito socialista?) che in italiano si sarebbe chiamato FT o come nel Log alla fine. Sceglie la via dello specchio quando la seconda e schitarrata Time for a lie muta nella soffusa e penultima Time Catharsia Mix, meno effetti alla voce, una batteria Roland in sottofondo e casini, ma con la sensazione di viso struccato prima del finale. E mister Pluramon ad un certo punto cade nel tranello e gioca al piccolo Badalamenti, quando in Flageolea prende uno strofinio jazz e suona sopra con una tastierina da duemila lire e tira per le lunghe l’ingresso di June che non rimarrà comunque molto tra i profondi clarinetti. Subito dopo in Have You Seen Jill inizia con uno di quei loop strummati di chitarra acustica che si trovano in tutti i software di composizione stile Music Maker, ma vince il premio miglior canzone della domenica notte ottenuta col maggior numero di ingredienti banali.

Quelli che ci capiscono dicono che il Pluramon di oggi non è più il Pluramon di una volta e il disco, sì, è carino ma i Valentini, gli Slowdive e i Ride lo ammazzano stecchito. Io, mi sono ridotto ai giochi di parole. Tra un po’ storpierò il nome di quelli che ci capiscono.

Strati, effetti di strati, strati di effetti, effetti.

Deflorazione

Penso che si sia capito che la settimana scorsa è per me stata molto dura. Non contento delle tredici ore di lavoro giornaliere in vista di una scadenza – alle quattro ore di sonno c’ero abituato – ho chiuso degnamente la settimana nella serata di venerdì. All’Hollywood. Dev’essere un momento di crisi, visto che grazie ad un decreto del ministro per l’industria i buttafuori di Corso Como sono stati riconvertiti in spingidentro in modo da non danneggiare la già barcollante industria della creatina e dello steroide. Non si accorgono che, nel luogo che una volta fu di calciatori e modelle, ora strattonano all’interno giovani indie-blogger infiltrati che non hanno più nemmeno bisogno di travestirsi e di togliersi i loro pantaloni fuori moda per un posto in paradiso. All’interno un tizio, al quale da piccolo deve essere caduta una bottiglia in testa, spruzza coca cola con una doccia che sembra da poco staccata dal bagno di casa. Il bicchiere andrà ad una frangetta asimmetrica in libera uscita da un ufficio o da un’officina. Il giovane indie-blogger, che nel gruppo degli infiltrati è considerato quello che capisce di musica ma non riconosce dall’intro Hotel California, risponde ai colleghi sciorinando una frase forbita come “questa sera ha un nonsochedibalearico” che non sarà mai sentita per colpa delle sirene che gridano ogni 3x2.
L’infiltrato balla. Certo, riconosce citazioni da Long Train Running e brandelli di Blue Monday, ma sulle note di una tamarra versione in cassa dritta di Obsesion degli Aventura solleva il braccio della superiore aggregata al gruppo e le fa fare una piroetta. Poi fortunatamente i savi colleghi decidono che nell’Hollywood non ci metteranno mai più piede e spingono per andare via, proprio mentre il giovane indie-blogger notava che a differenza del passato l’hip hop ora arriva quando l’ambiente si scalda. Si esce alle due, si va a piedi, si parla di quante volte lei ha visto Bridget Jones con la superiore e si arriva a casa alle quattroemezza.
Mi sento sporco e ho bisogno di rigore teutonico. Forse andrò a vedere mercoledì l’omonimo Maximilian Hecker e Barbara Morgenstern, che si chiama col nome che mia madre avrebbe dato alla sua prima figlia. Forse ci andrò, nonostante Hecker mi sia sempre sembrato un po’ troppo mieloso e nonostante vogliano venire con me mie colleghe che si romperebbero le palle. L’importante è che non farò confronti.

There’s so much you have to know

Scusate se non uso il gergo appropriato all’argomento, ma Siouxsie Sioux in Kish Kash coi Basement Jaxx gliela mette in quel posto all’elettroclash tutto.

Oggi

Il sabato mattina porto jeans strappati ma ve lo dico solo ora.

La canzone del giorno

Only The Poor Have To Travel (Fennesz Remix) - Ulver

13.11.03

Nonsolonokia

Otto dischi per raccontare la scena psichedelica finlandese.

Malaccompagnati

I peggiori ricordi di chi ha suonato con gli Yo La Tengo (se fa pe’ scherza’).

Colpadiquellicattivi

Vecchie storie di artisti contro case discografiche.

Forsenoncisarò

Ho ricevuto l’invito alla BlogFest 2003 di Gnueconomy. Prima che delio tiri fuori una BlogFest berlinese a cui non potrò partecipare, prima di chiedere chi di voi farà un salto lì, prima della prima, vi dico che potrei non esserci ma dietro non c’è quello che voi non pensate.

Oggi

Tuttattaccato.

La canzone del giorno

Radiation Ruling The Nation - Massive Attack

10.11.03

Baby on Board

Ritornano.

Mi sono distratto

Untitled #1 dei Sigurrosi video dell’anno per MTV Europe.

Ingresso donna omaggio

Non so se siete mai stati su quei siti sullo stile di Milanotonight, ma da oggi anche FFWD ha le sue riduzioni e i suoi free-pass da stampare. Naaa, in realtà questa settimana cercherò di vedere School Of Rock.

Old skool

Vecchi video hip hop.

Max a 10 pezzi

Anche io avevo deciso che solo lei mi avrebbe fatto il conto. Poi ho visto nel cestino e ne ho contati 11.

Oggi

Rivoluzioni.

La canzone del giorno

Forward And Reverse - Bang Gang

7.11.03

O(h)

Inizio numero uno. Se dovessi cominciare il post con una storiella vi parlerei di una mattina senza caffè. Una mattina in cui mi sono svegliato un po’ più tardi di quanto dovessi e in cui ho saltato il caffè/cappucino a casa, tanto c’è il distributore dove mi reco di solito. Poi però al distributore vengo tentato dalla cioccolata calda e non prendete mai cioccolata calda la mattina presto: il risultato è un cerchio alla testa e una sensazione di sonnolenza che non mi abbandonano per tutta la giornata fino a quando disintossicanti spinacine consumate in fretta scacciano il cerchio e insinuano l’idea che devo fare in fretta e che sono dall’altra parte della città.
Inizio numero due. Zazie, placcata per motivi inspiegabili da un’intervista di Andrea Pezzi che le propone di seguito un ape, avverte che ritarderà circa una mezz’ora. Dopo poco, perviene Inkiostro accompagnato da Lucio. Inkiostro si descrive in un sms prima dell’arrivo come “vestito con una felpa grigio-verde, una maglietta verde e pantaloni chiari”. Quando arriva davanti a me, riconoscendo l’accento meneghino gli invio il seguente sms: “Qui c’è uno vestito come te, sei tu?”. Risate a profusione e presentazioni. A onor del vero io sono veramente sottotono per la giornata pesante, ma così tanto che non gli faccio nemmeno i complimenti per Airbag. Si unisce anche Analize che ci svela dei retroscena di cui non potremo parlare in questa sede. Ink ad alta voce proclama l’annunciata presenza di una delle Kris & Kris (ma non c’erano tutte e due?), non rendendosi conto di averla alle spalle. Poi arriva Luca Wittgenstein Sofri deliziosamente accompagnato. Al centro scommesse Inkiostro-FFWD la partecipazione dell’intenditore era data così per certa che un’eventuale puntata di un euro avrebbe garantito soltanto la vincita di un centesimo. Mentre Inkiostro mi celiava minacciando di nominare ad alta voce FFWD se fosse ripassato, io pensavo di aver fatto bene a non mettere il piumino smanicato, evitando così un imbarazzante effetto specchio. (Per la cronaca, chi fosse passato davanti all’entrata del Rainbow mi avrebbe riconosciuto dal piumone che indossavo quando mi hanno respinto ai provini del video di P.I.M.P. di 50 Cent & G Unit, mentre all’interno mi avrebbe riconosciuto dalla tenuta Damon Albarn Girls & Boys con cui è ufficialemente partito il revival degli anni ’90). In zona vip oltre alla presenza di Nanà di MTV, di cui ignoravo l’esistenza vista la mia attuale lontananza dalla televisione, si è segnalata anche Irene Grandi (che però io non sono riuscito a vedere, ma mi fido), così i miei fratelli imparano a sfottere la musica che ascolto.
Buon ultima arriva Zazie che saltarellando tra la zona vip dell’anfiteatro e il nostro angolo di attesa alla destra dell’emiciclo, ci presenta diverse ragazze di cui non ricordo il nome ma che saluto, mi regala una spilletta di Peaches e assiste con noi al set iniziale di Josh Shearer dei Pedestrian senza Pedestrian. A parte la surreale sensazione provata durante un pezzo in cui suonava alla maniera di Alex Britti co’ tutti li suoi pedalini come se fosse un gruppo constellato di quelli col nome lungo e col palco pieno, il miniset scorre veloce con Damiano Riso che lo osserva a un metro da noi. Ma noi siamo timidi e non lo importuniamo.
Quando inizia Damien Rice ci spostiamo in prossimità del palco. È l’ultima data del tour europeo e si sente, si sente anche se te lo dicono solo alla fine e si sente pure quella sicurezza di chi ha messo a posto i pezzi di un mosaico e nonostante questo ti emoziona col suo trasporto e soprattutto con quello che ha scritto. Il concerto non vuole finire mai, con le sue storie di bus persi a introdurre le canzoni che mi ricordano l’ultima metro persa alle 00.10, con Amie che canto a squarciagola, con le bottiglie di vino rosso e bianco stappate sul palco, con i pezzi chitarrosi come Woman Like A Man che non stanno sull’album, con Lisa che appare sempre all’improvviso dal buio e che alla fine gioca coi nastri tirandosi quasi sulla testa un riflettore per spegnere ancora la luce su di lei che ogni tanto l’abbaglia, con Damien Scorn Scorn che quando suona The Blower’s Daughter le piazza in mezzo Creep (ma avrebbe potuto anche scegliere No Surprises) e rimani lì con la sensazione che Thom Yorke abbia fatto scelte sbagliate. E altri brividi e risate si susseguono tra una (non)-conclusiva e dolce Cheers Darlin’, citazioni di Glorybox dei Portishead, la violoncellista dagli occhi troppo chiari per la mia macchina gigitale che sul battimani del pubblico si esibisce in una comica e trascinante Seven Nation Army, il francese e il “dick made of wood”, il buio delle luci spente di una Cold Water che fa tremare le gambe, tutto in un rigoroso ordine non cronologico.
Zazie è gia andata via per colpa delle sue accompagnatrici e non le ho potuto dare la frutta di martorana, saluto Inkiostro, Lucio, Analize e mi dirigo verso casa, grazie al passaggio della gentilissima Lara. Cammino da Piazzale Loreto per le strade vuote e riguardo le fotografie col rischio di sbattere su qualche lampione, fin quando arrivo a casa. Mentre mi metto a letto sento in cuffia Amie prima di addormentarmi. Sono le 3.14.

Oggi

E quelli che andarono alla prima di Matrix Revolutions mi invidiarono (e vollero che canticchiassi loro una canzone di Damien Rice).

La canzone del giorno

Amie - Damien Rice

3.11.03

What Am I, Darlin?

Il culmine è stato toccato. Quando mercoledì, in una chiesa sconsacrata, pardon, “in un ambiente chic arricchito da fanciulle bene e giovani yuppie benvestiti” (epigrafe by Tutto MilanO / Repubblica), un gruppo di loschi figuri e figure ha sbigottito la folla suddetta con un’improvvisata sessione di battimani sulla trita cover jetsata del complessino sfigato col cantante che ha scelto solo standard femminili. Avrei voluto fare di peggio, sono arrivato a un pelo da. Per esempio venerdì ho proposto l’Halloween al famigerato Rocket, ma per fortuna i colleghi si sono opposti reputandolo fuori mano. Poi, ho visto la luce. Deve essere stato sabato all’ora che una volta avrei definito di pranzo ma che ora definisco dell’Esselunga: la fila per le casse in cui mi sono intruppato arrivava fino ad una buona metà del reparto surgelati. Allora ho sentito un bisogno di redenzione, nel pomeriggio sono uscito di casa e ho preso un biglietto per il concerto di Damien Rice di mercoledì prossimo. Poi ho scoperto che l’amica stagista della mia collega, con cui scambio email con la scusa delle foto che le invio, ha un’altra amica stagista alla Mondadori che corregge le lettere della rubrica della posta di Confidenze.

Le tavole della saggezza

Questo blog rispetta tutti i dieci comandamenti del pop dei Pet Shop Boys.

We’re only in it for the cash

Sì, ma che c’entra Kid Rock?

Il mio piede è una bella persona

Da quelle parti si è ricominciato a votare. Da queste proporrei una categoria sulla miglior categoria.

Il mondo è mio

JT e Missy Elliot aggiornano We Are The World. Ma è vero che la chiameranno The World Is Ours?

Mai più senza

Un fondamentale articolo sulla storia del black metal norvegese.

Oggi

Ho il sospetto che qualcuno mi abbia scoperto.

La canzone del giorno

Charade - Fantomas