Effetti, strati di effetti, effetti di strati, strati
Sarà un caso ma pare che quest’anno si debba pagare il giusto tributo ai My Bloody Valentine e alla scena guardatrice di scarpe tutta. Pischelli come i Radio Dept., laureati come Manitoba, francesini come gli M83 etci portano in altre direzioni casini di dieci anni fa. Registe come Sofia Coppola richiamano al lavoro Kevin Shields e le Ladytron (lo so, i Ladytron) iniziano il loro jukebox softcooore con la fine di Loveless, ma i Soon non si chiamavano così mica per quello (vero?) e le camerette non torneranno più sostituite da una singola illuminata da una lampada gialla dell’Ikea che il vostro subaffittuario vi ha regalato pensando che a metà mese non avevate ancora pagato l’affitto perché l’illuminazione non era abbastanza morbida.
Poi però Marcus Schmikler, che è tedescodiColonia e finora ha collaborato con Fennesz, Stockhausen, il batterista dei Can e il signor Microstoria-topo-su-marte Jan St. Werner, ha visto su Raitre le repliche di Twin Peaks e ha chiamato al telefono la badalamentosa Julee Cruise. Ha risposto la segreteria: anche la segreteria di Julee Cruise ha un vestito rosso e vaporoso con un occhio di bue sopra. Nell’attesa che Julee tornasse dal localino in cui canta sotto il falso nome di June Cedar, Marcus si è circondato di chitarristi avanguardisti, anzi, ne bastano due, il nome storico e quello della scena di Chicago. June ha sentito il messaggio, ha cercato sulle Pagine Bianche, ma quando è arrivata sotto casa sul citofono c’era scritto Pluramon.
Marcus Pluramon e June Cedar hanno fatto un disco di canzoni, di chitarre e di voci. Non solo le chitarre sono a strati. Marcus fa di tutto alla voce di Julee, ma così di tutto che se fossi stato io a cantare mi sarei posto il dubbio e avrei stabilito con lui un segnale di sicurezza, un enough al momento giusto. Le piazza sotto sospiri, la sovraincide in anticipo e in ritardo come se fossero in 4AD, a volte la stropiccia manualmente. Quando non si sente una coda della sua voce, June conta in un angolo le tracce di chitarra ma non indovina mai il numero giusto.
Dreams Top Rock, che è il nome di un purosangue matto come un cavallo ma anche di questo disco, dice soltanto quello che è, come nel titolo. Come nell’inizio OO4 che dura quattro secondi o come nel rumore chiamato Noise Academy. Come nel Ps (psichedelia? post scriptum? partito socialista?) che in italiano si sarebbe chiamato FT o come nel Log alla fine. Sceglie la via dello specchio quando la seconda e schitarrata Time for a lie muta nella soffusa e penultima Time Catharsia Mix, meno effetti alla voce, una batteria Roland in sottofondo e casini, ma con la sensazione di viso struccato prima del finale. E mister Pluramon ad un certo punto cade nel tranello e gioca al piccolo Badalamenti, quando in Flageolea prende uno strofinio jazz e suona sopra con una tastierina da duemila lire e tira per le lunghe l’ingresso di June che non rimarrà comunque molto tra i profondi clarinetti. Subito dopo in Have You Seen Jill inizia con uno di quei loop strummati di chitarra acustica che si trovano in tutti i software di composizione stile Music Maker, ma vince il premio miglior canzone della domenica notte ottenuta col maggior numero di ingredienti banali.
Quelli che ci capiscono dicono che il Pluramon di oggi non è più il Pluramon di una volta e il disco, sì, è carino ma i Valentini, gli Slowdive e i Ride lo ammazzano stecchito. Io, mi sono ridotto ai giochi di parole. Tra un po’ storpierò il nome di quelli che ci capiscono.
Strati, effetti di strati, strati di effetti, effetti.