9.2.04

Tre scatti per un euro

Ho ascoltato una marea di dischi anch’io, ma non ho avuto il tempo ultimamente per esplicitare dubbi, delusioni e amori. Visto che non sono bravo coi numeri, che non mi andava una serie di 32 piccoli post tranchanti stile titolo-nome-fraseaeffetto e che comunque oggi voglio che queste righe si riempiano, colgo l’occasione per unire qui frattaglie sconnesse a vario titolo. (Cercavo solo di fare un collegamento tra tre ragazze e un ragazzo che all’apparenza non sono legati da niente).
Ho scoperto che il vero nome di Lonia differisce solo per due lettere. Da quel giorno ho riscontrato un pericoloso incremento dell’uso di canarini in musica (cfr. What It Was Will Never Again dei Telefon Tel Aviv).
Ho proseguito il modulo di formazione comportamentale, con una lezione su come parlare in pubblico. La ragazza ha esordito scegliendo come ice-breaker, così ha detto che si chiamano, una scena del diario di Bridget Jones. Quella della pertica. Mentre lei avanzava velocemente la cassetta per arrivare al momento giusto, uno dei miei colleghi scettici ha chiesto, entrando in aula, “Ma ci vediamo Sex & The City?”. Io ho risposto che, no, ormai è finito, trattasi di Bridget Jones. Dopo aver terminato la frase, girandomi verso di lei, mi sono accorto che avevo di fronte una grafica via di mezzo tra Guia Soncini e una ragazza nominata in queste righe altrove (i più attenti ricorderanno. Chi non ricorda non si faccia problemi come tutte le volte che faccio un riferimento criptico e nei commenti nessuno chiede lumi, che sembra che venite qui solo per sapere se mi è piaciuto il nuovo Múm. Per inciso, il nuovo Múm è inconcludente e le piccole morti a volte sono le più tristi). Che la mia situazione abbia influito sulle mie abitudini non è un mistero. Non leggo la Soncini da molto tempo, ma la vedo anche meno citata in giro che in passato. La ragazza ha ripreso con una videocamera le presentazioni di alcuni di noi e quindi le ha commentate, ha commentato i gesti, le parole e le non parole, diciamo. Pranzo con lei e si parla di (fil)Adelfia, Bologna, Milano e Palermo. Poi nel pomeriggio ha perso il controllo dell’uditorio. Gli scettici l’hanno presa di petto mentre spiegava come reagire a provocazioni e a domande ostili e a differenza della sardo-siculo-bolognese non aveva dalla sua la psicologia, ma solo un set di prescrizioni coi nomi spesso in un inglese irritante che le dicevano dove e quando agire. Di seguito, divisi in due gruppi, abbiamo simulato una riunione, sempre registrati. Il nostro gruppo ha scelto di prendere in giro certa retorica, menzionando nel programma chairman, roadmap, hotel hilton and so on. Mentre gli altri avevano il segretario, nel nostro io facevo l’eminenza grigia. Domenica cercava di trattenere le risate, mentre guardava in camera gli altri e sentiva noi con la coda dell’orecchio. Domenica ha trentanni ma sembra una venticinquenne che dimostra trentanni. Ci siamo separati a Piola, andavamo verso due stazioni diverse. Mentre lei comprava il biglietto dell’ATM, io ho superato le file e l’ho aspettata davanti le scale. Allontanandosi dall’edicola, non mi trovava e vagava con uno sguardo sperso. Le ho fatto un cenno col braccio e le ho sorriso come in un ennesimo pessimo film. Ci rivedremo tra quindici giorni e ci parlerà di problem solving.
Ho sentito un dialogo di due trentenni all’uscita della mia solita razzia fnaccosa. Lei gli diceva: “Ma stai scherzando?! Come fa a sostenere il nazismo?! Lei è quella che ha scritto Scióccoleit”.