31.8.04

Il mestierante che salva l’artista

Who is it that never lets you down?

Non vorrei sembrare monomaniaco, ma come ha detto Jeremy Greenspan dei Junior Boys “verrà il giorno in cui inizierò a fare schifo e quel giorno vorrò con me gli strumentisti celtici e un coro di voci bianche”. Se sostituite i cori inuit e i rumoristi vocali giapponesi forse avrete capito di chi non parlerò oggi. Non so se Björk* sia già nel suo vicolo cieco, non so se stia prendendo a testate il muro al suo fondo. Abbiamo già visto tante prove di coraggio da parte dei nostri artisti preferiti e un po’ tutti ormai ci hanno messo alla prova. E allora metto in fila due concetti, lasciando da parte la retorica.

Medulla è un disco a tratti bello, se salti alcune canzoni. Medulla è un disco complesso, tanto che non sarei capace di analizzarlo ed è ancora presto per raccontarlo. Medulla non è necessario come il ritorno del rock del 1963 o del punkfunk, non è un passo in avanti, è inutile come una bella piroetta ben riuscita. Medulla è un disco in cui il pezzo più solenne è in islandese e Björk quando canta in islandese fa le pernacchiette e arrota la erre. Medulla è frutto di una sbandata e chissà quanto sarà rimasto del Lake Experience che aveva iniziato nel 2003 e che adesso viene venduto come fase iniziale di questo disco. Medulla non dimentica il pop, la melodia o il ritmo, ma non li usa in ogni canzone. Medulla si salva dal destino di esercizio di stile quando la Björka mestierante decide di salvarlo (non sempre lo fa) e quando entra in scena Dokaka.

* Elektra