19.9.03

Non scavate quella fossa IV

Sapete che non vado matto per i ragazzini rockeggianti e riscopritori the-gli ultimi tempi, fenomeno utile e talvolta esageratamente pompato. Faccio un’eccezione perversa per gli Interpol (ma don’t try this at home), per gli Yeah Yeah Yeahs che mi divertono e per alcune canzoni degli Stripes, che però per il loro bene non dovrebbero essere trattati come vengono trattati: sono bravini ma non hanno ancora infranto nessuna legge della fisica. Poi mi si montano la testa e diventano la versione triste di una student band che suona i Can. Il resto mi passa accanto, provocando un misto d’indifferenza e antipatia.
I Pretty Girls Make Graves arrivano allora nel momento sbagliato (sì vabbé giusto), anche se quel nome mi incuriosisce perché non ha troppe H allitteranti e perché non ricorda quella band mariachi romagnola chiamata Los Raviolones. Quando scegli un nome hai in mente le reazioni che questo nome avrà e allora cado nel tranello e ascolto The New Romance, che nella prima traccia paga il fio alla lobby batt’i’mman’ente (allo stesso modo dei The Raptures nella pentolina bollente House Of Jealous Lovers o dell’inizio del disco nuovo dei The Shins). Mi devo decidere. Perché questo disco o lo prendo come un divertente disco per i miei balletti in cameretta, senza che si tocchino vertici di sopravvalutazione eccessivi come in maniera giudiziosa ho fatto con la band di Karen O e soprattutto senza comprarlo, o altrimenti non resta che sottoscrivere la teoria degli zombie, la più corretta nei confronti del passato e della mia posizione etica. Passerà anche questa, ma fatemi ballare un po’ The Teeth Collector.