Raggio invisibile per raggio invisibile per treequattordici
La canzone del giorno di oggi sguscia fino a questo post. Il cd stava da due settimane sul tavolo ed era arrivato anche il suo turno alla fine. Chissà perché in tante volte che lo avevo osservato mi focalizzavo sul nome del disco e credevo che quello fosse il nome del gruppo. Poi l’ho preso per ascoltarlo e mi sono accorto dello scambio perché la settimana precedente mi ero detto che li avrei voluti ascoltare. Capisco che è un brutto momento quando non ti accorgi di avere un disco in casa. Capisco anche che non è il modo migliore di cominciare ed infatti non è cominciata così. Ho girato la bustina di plastica e ho letto i titoli delle canzoni. Voi che fareste se leggeste Hee, Hoo, Banana Joe? Sono saltato direttamente all’ultima traccia e…niente cover degli Oliver Onions. In compenso ho trovato un piccolo tormentone surreale. Ho imparato col tempo ad apprezzare la fuga dalla logica. Tanto per raccontare un aneddoto, nei primi anni di liceo la professoressa ci chiese di cimentarci in un gioco per capire meglio dadaismo e surrealismo: dovevamo scrivere delle frasi assurde su dei pezzetti di carta e farci qualcosa che ora non ricordo. Io dissi alla professoressa che non riuscivo, colto da blocco da regno della logica imperante. Poi sono cambiato. Al punto da non pormi domande sui vichinghi. E soprattutto al punto da convincermi che un tenores sardo canta su una barca piena di banane e da andare avanti per una settimana canticchiando in testa quella parte di canzone fino a riprendere la copia autografata dei Tenores di Bitti e ad essere sfiorato dall’idea di giocare con l’editor wave. Ma questa volta non sentirete il risultato.