11.7.03

La nascita della scienza

A volte mi stupisco degli oggetti di studio dei ricercatori universitari. In questo senso i più fantasiosi e sottili sono i colleghi di mio fratello mediano, mediano non di ruolo. Nessuno infatti mi toglie dalla testa che quegli studi delle facoltà di Psicologia e/o Sociologia e/o Teorie-e-tecniche-della-comunicazione-di-massa che affollano soprattutto i giornali estivi nascondano tecniche sofisticatissime e siano sapientemente architettati non solo per essere accettati, ma anche per provocare effetti che faranno divertire lo psicologo-sociologo-tecnologo di passaggio sull’arenile. Prima di tutto devono essere abbastanza banali per catturare l’attenzione. Rifletteteci, non è un ossimoro e nemmeno una sottovalutazione dell’essere umano medio, ma l’inoffensivamente inutile non richiede una decisione. Guai a suscitare curiosità. Il sondaggio o lo studio poi devono riguardare qualcosa di quotidiano, ma che rappresenta un dominio vergine per il sapere scientifico. Qui entra in gioco la tecnica ruffiana e la capacità di dire quello che si vuole sentire, destreggiandosi abilmente tra le categorie del sovvertimento e della consolazione. Quindi segue la fase dell’appostamento in spiaggia. Prendete per esempio la ricerca su bambini e telefonini dell’Università di Trieste, raccolta da Repubblica e dal dubbio valore statistico come giustamente sottolineato su Wittgenstein: in quel caso i ricercatori si sono spostati sui litorali per assistere divertiti alle inevitabili litigate genitori-figli. Un po’ più problematico invece è il caso in cui lo studio riguardi la coppia, anche se ultimamente sono stati fatti passi da gigante.
A proposito, ho uno studio dell’Università del Texas da proporvi: i dischi che avete in casa rispecchiano il vostro carattere. E chi lo avrebbe mai detto!