17.7.03

Appunti di viaggio/1 : VolevaNo andare a vedere Donna Sotto Le Stelle

Arrivo con un’oraeunquarto di ritardo (e la gente lenta a sedersi e la pista di atterraggio più lontana dal terminal e il treno verso la stazione perso per un minuto e l’uscita principale invece di quella laterale e corretta e il Piazzale Aldo Moro che è una presa in giro per chi non si guarda dietro le spalle e l’entrata che non è quella principale ma quella sul retro), però la professoressa che sembra la sorella maggiore con chiome bionde e senza raso di Cristina Donà è sorridente come l’altra volta e non pone problemi. Salto descrizione dei colloqui e fastidio per l’ennesima prova di gruppo in cui ordinare quindici oggetti secondo la loro importanza dopo un naufragio sulla Luna, che mi ha fatto pure perdere il pranzo a casa di Chicca e Danj, ma prima o poi vedrete che il nomignolo Ciccio non mi si addice proprio, a meno che Charlie Brown non abbia incontrato Cesare Ragazzi. Nota positiva nella mattinata e nel primo pomeriggio le risate continue suscitate alla collega meccanica “culturista” cefaludese - no, non si parlava delle mie scapole ossute e alate e anche “culturista” era una simpatica iperbole visto che era molto femminile anzichenò, non aveva la tartaruga e il bicipite si sarebbe notato soltanto in tensione o se avesse voluto prendermi a pugni. Vabbè, le ho proposto di abbordare insieme a me le giapponesiaroma che ci circondavano a Termini pur sapendo che aveva già il ragazzo - non gliel’avevo chiesto io, giuro - ma non c’è niente di meglio che il mio senso dell’assurdo capito per chiudere una giornata. D’altronde come non capirlo e non accorgersi che quello in realtà era sotto mentite spoglie il complimento massimo che puoi fare ad una donna - piaceresti persino ad un’altra donna, ancorché giapponese - visto che le sono stato attaccato tutto il giorno? Mentre salutavo il resto della combriccola che rimaneva lì per il pomeriggio e/o anche per la serata, provavo anche a convincerli che quelli di Mediaset avrebbero chiuso la piazza e forse avrebbero potuto sbirciare soltanto lateralmente. Me ne andavo a salutare la vicina di casa (signora-vuole-abbassare-il-volume-che-qui-cè-gente-che-cha-lo-studio-legale-e-le-sue-magliette-oscene-scandalizzano-tutto-il-condominio) e la aspettavo nell’androne con una maglietta nera che nel frattempo aveva sostituito la camicia azzurra, suscitando l’attenzione dell’unico vigilantes - sarà poi corretta la esse? - dell’unico vigilantes, dicevo, che mangia il cornettoalgida per sembrare minaccioso. Roba che nemmeno David Mamet si sarebbe potuto inventare. La vicina mi regalava una copia promozionale e un cd non distribuito da noi e io, al solito cafone, non avevo portato niente che non fosse quel grazie imbarazzato del bambino che si comportava così pure quando andava a trovare i nonni - non le sto dando della nonna, sia chiaro, ma la prossima volta le porto in dono un carretto siciliano e i problemi di posteggio saranno tutti suoi. Sull’autobus mi mostrava la copia 31 di 100 e, non credetele, non è vero che sia una materialista di merda, lo capivo dallo sparkle mentre me ne parlava. Poi spettegolìi, vocimitate e gli effetti nefasti della Coca Cola sulla memoria a medio termine e tornai a Fiumicino in tempo per lo show. L’aereo fu anticipato di un quarto d’ora con partenza posticipata di un’oraeunquarto. Sembra assurdo, ma pensate che poi anticiparono l’imbarco di un quarto d’ora, posticiparono il decollo di un quarto d’ora e il viaggio durò un quarto d’ora in meno del previsto.