30.5.03

It Just Resonates A Mile Apart

In inverno sono usciti dischi buoni per la primavera e alla fine della primavera escono dischi che reclamano già dalle parole autunni piovosi e freddi inverni. Punk… Not Diet! dei Giardini di Mirò comincia con la voce di Ronnie Jones (questo Ronnie Jones?) che ci consegna un paesaggio statico fatto di soli freddi, grilli muti e laghi congelati. L’estate viene nominata solo in una canzone. Già, le canzoni sono cantate a differenza di Rise And Fall of Academic Drifting. Il primo disco dei Giardini di Mirò era stato ben accolto, ma molti di quelli che ne avevano parlato tendevano ad associare in maniera maliziosa ad alcuni gruppi stranieri il loro rock evocativo, quasi sempre strumentale e in equilibrio instabile tra lentezze ed esplosioni. Io i nomi non li faccio, li potete leggere in giro altrove, ma è curioso che molti di quei gruppi nelle loro ultime prove abbiano avuto risultati inferiori al passato proprio per il loro rapporto con la scrittura. I Giardini di Mirò invece sembrano cresciuti.
Ho messo il disco nel lettore convinto che l’uso della voce fosse la sorpresa e il punto cruciale di un’eventuale svolta. Non è così, non appare subito. Il parlato di Jones sulla beguine introduttiva (sia perdonato loro il gioco di parole) guida, dirige verso qualcosa. Poi però nel resto del disco canta Alessandro Raina e la sua voce sembra studiatamente scelta per non avere un ruolo di importanza centrale, non solo nelle canzoni, quanto nella scrittura. Non voglio sminuire il suo ruolo, ma il centro è sempre altro, lui accompagna con fragilità (in senso buono, eh) o si lascia coinvolgere in scenari che lo sovrastano. Ma allora dov’è il cambiamento? Me ne rendo conto in The Swimming Season, seconda traccia: se i Giardini avessero scelto la via della ripetizione di se stessi, alla fine avremmo avuto un crescendo e un po’ di fragore chitarristico e invece c’è un assolo di clarinetto. Ogni canzone sceglie vie diverse e se con The Comforting Of A Trasparent Life si sfiorano i confini del pop con la collaborazione di Styrofoam, in Connect The Machine To The Lips Tower - Be Proud Of Your Cake si ritorna all’idea di raccontare una storia senza le parole.
Già, c’è pure l’elettronica. I Giardini di Mirò avevano iniziato a bazzicare casa Morr dal loro disco di remix e dalle tournée in Germania. Oltre a Styrofoam, anche Herrmann sporca coi suoi moscerini Once Again A Fond Farewell, l’inizio dello strumentale col titolo lungo citato sopra e Last Act In Baires dove intervengono le sorelle Brewster, che non so chi siano ma trasformano la fine del disco in un sobborgo di Duluth. Presenze che si sentono, ma ancora una volta al limite della discrezione. La scrittura insomma non è stata mossa da uno dei singoli elementi, ma da come questi si sarebbero legati in sede di produzione. Parole. Ascoltatevi When You Were A Postcard, d’autunno è meglio.