6.5.03

Alcool

Però voglio parlare di un concerto pure io. Pur essendo palermitano, sono sardo al 75%. Mio padre è sardo e mia madre è palermitana, ma figlia di un sardo. Fin da piccoli quindi passavamo le vacanze in Sardegna: “in Sardegna” indica il baricentro della Sardegna. Un piccolo paese dell’entroterra non è proprio un luogo dalla grande attrattiva turistica, tanto che a volte per una settimana ci si spostava verso uno degli estremi. Nei paesi del Campidano però, come in tutti i luoghi dalla tradizione contadina, c’è la festa del santo patrono (lì come qui patrona) che coincide più o meno con la fine del raccolto. Oggi sempre più la festa del patrono è diventata la festa dell’emigrante, che ritorna a casa e scopre chi è morto, chi è nato e che anche il paese è diventato una giungla d’asfalto.
Il rigido cerimoniale della festa è scandito da sempre dal susseguirsi delle serate in piazza: concerto, spettacolo folkloristico e/o comico dialettale, ballo liscio e processione con fuochi d’artificio finali. L’anno prima avevano cantato i Tazenda. Noi non c’eravamo, ma i miei parenti raccontavano di file di macchine posteggiate fino a fuori dal paese, di gente che dal circondario si era spostata per sentirli. Chi ci sarebbe stato quell’anno? In un paese vicino suonavano i Soon. I Soon non mi erano molto simpatici, erano usciti da poco con “Spirale”. La cantante dei Soon si chiamava Odette Di Maio, che suonerà anche bene ma è come chiamarsi Veronique Crapanzano. Da noi il manifesto recitava Dorian Gray. Avevo sentito una loro canzone su Planet Rock, ma gli abitanti del paese non sapevano chi fossero. Tutti però ripetevano la stessa frase, detta probabilmente dal sindaco per giustificare l’evento dovuto alla Regione Sardegna, che patrocinava il concerto: hanno suonato anche in Cina.
Lo vedete il dolmen della copertina? Era su quel palco. Fidatevi anche di quello che è scritto su di loro. Rock maledetto alla Doors, anche se fisicamente ricordavano di più gli Who. I primi due pezzi erano bastati per allontanare molta gente dal palco, anzi, sotto al palco erano rimasti in tre. Io e mio fratello eravamo poco più indietro (And if there's one thing that I learned when I was a child, It's to take a hiding). I tizi avevano anche risuonato Waiting For The Sun e Luglio, Agosto, Settembre (Nero). La gente in fondo era più o meno imbufalita. Ad un certo punto, durante un pezzo abbastanza dilatato, il cantante prese una bottiglia di alcool, scese dal palco e cominciò a spruzzarlo per terra, disegnando qualcosa intorno al pubblico allibito. Poi prese un accendino e lo avvicinò alla striscia: si formò una stella di fuoco. La gente non la prese molto bene: alla fine della canzone mio zio gridò un Andatevene! che è diventato una sorta di tormentone per me e i miei fratelli, quando qualcosa non ci piace molto. Il concerto terminò prima della sua fine naturale e il giorno dopo alcuni del paese dicevano di aver trovato delle siringhe dietro al palco, ma secondo me si erano inventati tutto. E intanto quelli di Aritzu avevano i Ricchi E Poveri.